Siccità, sos piante e arbusti: «Non si può lasciarli morire in nome del risparmio d’acqua»

Florovivaisti contro le ordinanze dei sindaci: «Danni irreparabili al verde: situazione inaccettabile»
Il sole è estivo, il paesaggio autunnale - © www.giornaledibrescia.it
Il sole è estivo, il paesaggio autunnale - © www.giornaledibrescia.it
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A Manerba è vietato, a qualsiasi ora del giorno e della notte, innaffiare giardini, orti e prati. Idem a Iseo, Idro, Capriolo e in decine di paesi bresciani. Discorso diverso, invece, ad esempio, a Coccaglio, dove l’irrigazione è consentita dalle 22 alle 5 «riducendo al minimo il programma» o a Brescia, dove si può usare l’innaffiatoio dalle 21 alle 8.

Giorno dopo giorno sempre più Municipi, in risposta al problema siccità, impongono limitazioni all’uso dell’acqua potabile per bagnare orti e giardini, riempire piscine, lavare macchine e cortili. Ciò che era verde diventa quindi giallo, secco, morto. E i florovivaisti protestano.

«Davvero è accettabile decretare la morte di alberi e arbusti nel nome del risparmio idrico? Possiamo permettercelo? - è l’interrogativo che pone Fausto Dester, presidente dell’associazione dei florovivaisti bresciani -. La domanda è retorica; la risposta è: ovviamente no, nel modo più assoluto. Possiamo accettare la perdita dei tappeti erbosi, che potranno essere rigenerati in autunno, ma non quella degli alberi e degli arbusti.

Nelle varie norme, decreti e disposizioni che le ordinanze sindacali premettono alle loro regole, leggiamo che tali limitazioni debbono impedire utilizzi non essenziali ed evitare sprechi, perché l’acqua è una risorsa essenziale per la vita. Se quindi accettiamo questo principio, dobbiamo dedurre che irrigare piante e fiori sia uno spreco e che i vegetali non sono "vivi", altrimenti l’acqua per loro sarebbe essenziale. Invece, a sentire i sindaci, non dobbiamo fornirgliela decretandone così la morte».

Per Dester «è singolare che alcuni Comuni affacciati sul Garda che prelevano l’acqua direttamente da questo grande bacino abbiano totalmente vietato l’irrigazione dei giardini e degli orti, mentre altri, costretti ad attingere alle falde sotterranee, limitino questo utilizzo alle ore notturne. Pratica che, peraltro, anche noi florovivaisti suggeriamo da sempre».

Rischi

Quello che parte dell’associazione bresciana che conta 145 iscritti tra vivaisti, floricoltori (che coltivano piante da interno, in vaso), giardinieri e garden center è un Sos per piante e arbusti: «La presenza di alberi riduce le isole di calore, in quanto l’ombra abbassa la temperatura da 2 a 4 gradi; le piante assorbono anidride carbonica (per alberi di 15-20 anni anche 3 tonnellate all’anno) e inquinanti (fino a 250 g/anno di pm10) e rilasciano ossigeno; traspirano sino a 450 litri di acqua al giorno; sono protagonisti indiscussi dell’ambiente e del paesaggio. Semplicemente: senza gli alberi la vita sul nostro pianeta non esisterebbe».

Per questo, a loro avviso, le ordinanze dei sindaci - innescate da «una sorta di spirito di emulazione» - sono eccessive: «Il divieto di irrigare le piante è equiparato al lavaggio delle automobili o dei cortili o al riempimento delle fontane, come se due o tre mesi senza acqua per gli alberi non facessero alcuna differenza». Non è certo così: «Piante e arbusti sono in sofferenza. Se la siccità continua moriranno». Ovviamente hanno bisogno di acqua anche non potabile «ma in pochi dispongono di pozzi».

La lettera

Dester ha un’attività a Manerba: «Sto ricevendo telefonate di clienti preoccupati - racconta -. Nessuno, però, è disposto a chiudere gli impianti di irrigazione: preferiscono rischiare la multa. Alcuni lasciano ingiallire l’erba, ma continuano a dare da bere a siepi e piante di notte, tenendo acceso il gocciolante. Del resto, perché noi possiamo fare il bagno in piscina e le piante, invece, devono morire?». Per sensibilizzare i sindaci l’associazione diffonderà una lettera all’Associazione comuni bresciani con la speranza che venga diffusa nei municipi.

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