Sgomento, paura, dolore e poi la reazione: due anni col Covid

È venerdì 21 febbraio 2020, tarda mattinata. Nella piazza di Orzinuovi gli ultimi ambulanti stanno smontando i banconi. Nella notte il fantasma si è palesato a una trentina di chilometri da qui, nel Lodigiano, ma tutto scorre normale. Non è ancora uno spettro. «Speriamo che il virus resti dall’altra parte dell’Oglio», dice una donna al cronista, tra il serio e il faceto. Un paio d’ore dopo, in piazza a Pontevico, lungo quel confine che si spera invalicabile, un anziano allarga le braccia: «Siamo preoccupati, ma mica possiamo restare chiusi in casa».
Invece il Covid ha già invaso la nostra Bassa e fra pochi giorni il lockdown ci costringerà fra quattro pareti. Un incubo, altro che fantasma.Sono passati due anni, che pesano come un secolo. Per i bresciani l’inizio della pandemia porta la data di lunedì 24 febbraio. L’esordio e l’acme in quelle terre vicine a Lodi e Cremona, sull’asse di una secolare direttrice di commerci, scambi, relazioni. Il primo contagiato, quel lunedì, è un cinquantenne di Pontevico, il giorno dopo a risultare positiva è una ginecologa in servizio all’ospedale di Manerbio.
La prima vittima arriva sabato 29 febbraio. Cigole piange un 86enne: il virus infierisce sull’età e sulle patologie pregresse. Il primo marzo muore un 91enne di Orzinuovi. Subito capiamo che gli anziani con problemi di salute sono i bersagli preferiti del Covid, che in poche settimane fa strage, dentro e fuori le Rsa. Orzinuovi, insieme a Montirone, diventa il paese martire: a marzo si contano centoventi morti. Ogni mattina sul tabellone davanti al municipio orceano si sovrappongono gli annunci mortuari che i passanti si fermano a leggere, agghiacciati.
Lutti
È una delle migliaia di immagini, collettive e personali, che rappresentano in modo simbolico gli ultimi ventiquattro mesi. Le portiamo dentro, ci hanno scavato l’umore e l’anima. Le nostre vie e piazze deserte durante il lockdown dal 10 marzo al 18 maggio 2020. Le paure celate dietro le mascherine. Il disagio dei bambini e dei ragazzi costretti davanti al computer, separati dai professori e dagli amici.
I lutti mai elaborati per l’assenza delle salme e il divieto dell’addio. L’ansia per la sorte dei nonni o dei genitori anziani chiusi nelle case di riposo. La sofferenza colta nei parenti e negli amici contagiati, in ospedale oppure a casa. Le preoccupazioni per il posto di lavoro, il bilancio familiare, il fatturato del negozio o dell’impresa. L’incertezza sul futuro. L’angoscia per il bollettino quotidiano dei morti e la curva dei positivi. Lo smarrimento di fronte al rosso cupo che imprigiona la Lombardia nell’inverno fra il 2020 e il 2021.
La speranza
Tutto ciò mescolato alla speranza suscitata dalle labili tregue estive concesse dalla pandemia. Non tutto è stato negativo. Bisogna aggiungere altre immagini all’album di questi due anni. Innanzitutto il sacrificio dei medici e degli infermieri. Quindi la solidarietà dei volontari che hanno offerto tempo, competenza e passione in mille modi, dalla consegna dei medicinali e degli alimenti a chi era in quarantena all’assistenza negli hub vaccinali.
La generosità dei bresciani che hanno alimentato le raccolte fondi, soprattutto quella di aiutiAMObrescia. L’impegno instancabile delle associazioni di soccorso, che hanno moltiplicato chilometri, fatiche e rischi nel trasporto dei malati sulle ambulanze. I bresciani hanno risposto con orgoglio, dignità e compostezza ai momenti più duri della pandemia, secondo carattere, etica e cultura.
Corale
Con il vaccino è arrivato, finalmente, il soffio della speranza. Il V Day è scattato domenica 27 dicembre 2020 in tutta Italia. A Brescia la prima ad avere la dose è stata un’infermiera del Civile. Dal 4 gennaio 2021 si è cominciato con gli operatori sanitari degli ospedali. L’11 gennaio l’ennesima immagine: la commozione, vera e giustificata, del personale delle Rsa nel ricevere il vaccino. L’inizio della fine dell’incubo dopo dieci mesi di battaglie e sofferenze. Il Covid ha trasformato troppe Case di riposo in luoghi di morte. Nel Bresciano la campagna vaccinale, dopo gli intoppi iniziali provocati da alcune inefficienze della Regione, è proseguita veloce e massiccia.
L’hub di Brixia Forum, che dal 24 aprile al 17 settembre 2021 ha somministrato mezzo milione di dosi, è stato un esempio di sforzo sinergico fra le istituzioni e la società civile. Brescia è stata un modello anche per altri aspetti, come il protocollo stilato fra le parti sociali per il rientro in sicurezza nelle fabbriche. Oppure la partecipazione corale della comunità alla raccolta di aiutiAMObrescia. Un lungo cammino verso la luce in fondo al tunnel, favorito dalla larga adesione al Green pass. Quanto è lontano quel 24 febbraio 2020. Due anni che speriamo di non dover più rivivere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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