Schianto a Rezzato: «Chi ha prestato l’auto non ha colpe»

Chi era al volante dell’auto senza aver mai preso la patente è morto sul colpo così come i quattro amici che viaggiavano con lui. «E ogni reato contestato risulta estinto per morte del reo».
Chi ha prestato la vettura non poteva sapere che l’amico non avesse alcun titolo per guidare. «Altri in passato oltre allo stesso ragazzo avevano prestato la loro vettura a Natiq nell'erronea convinzione che egli possedesse la patente, convinzione suscitata proprio dal medesimo, attraverso le sue parole e i fatti concludenti, avendo egli dimostrato di fatto di saper guidare» ha scritto il sostituto procuratore Antonio Bassolino, archiviando l’inchiesta sul tremendo incidente stradale avvenuto lungo la 45bis a Rezzato in cui la sera del 22 gennaio scorso sono morti, oltre al 22enne Salah Natiq, anche Dennis Guerra, 19 anni che era sul sedile passeggero e poi i tre ragazzi che erano seduti dietro: i 20enni Imad El Harram e Imad Natiq, quest'ultimo cugino del guidatore, e la giovanissima Irene Sala di 17 anni.
«Avendo male alla testa ho affidato il veicolo a Salah Natiq. Con lui alla guida sono saliti altri quattro amici mentre io ero a bordo della macchina del mio vicino di casa» aveva fatto mettere a verbale dagli agenti della Polizia stradale nella notte dell’incidente, il 18enne di Barghe che aveva prestato all'amico la Volkswagen Polo formalmente intestata a suo padre. «È chiaro - scrive il pm - che nessuna responsabilità penale può essere ravvisata in capo a lui, neppure nella forma di un concorso colposo giacché, posta la superficialità dello stesso nel concedere in prestito la sua vettura a Salah Natiq, le manovre poste in essere da quest’ultimo sono così eccentriche ed imprevedibili da interrompere qualsiasi rapporto eziologico tra la condotta superficiale di chi ha dato l’auto e la possibilità per lui di prevedere quella gravemente colposa di chi guidava».Le indagini di Polizia stradale e Procura hanno dimostrato che Salah Natiq «ha fatto una pericolosissima e azzardata manovra di sorpasso della auto che lo precedevano, superando certamente i limiti di velocità fissati a 90 km/h, invadendo l’opposta corsia di marcia in corrispondenza di una curva e impattando così frontalmente contro un pullman». Per il sostituto procuratore Antonio Bassolino «è assolutamente evidente che la responsabilità dell'incidente e delle conseguenze sia da ascrivere unicamente a Salah Natiq, rimasto anche egli - si legge dagli atti - vittima delle sue stesse condotte gravemente colpose».
Gli accertamenti hanno dimostrato che l’auto con a bordo i cinque giovanissimi, tutti morti sul colpo, «non ha neppure accennato ad una frenata, posto che sull’asfalto la Polizia non ha rilevato tracce che potessero essere ricondotte ad un tentativo di evitare l'impatto da parte del conducente della Volkswagen Polo».
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