«Gli ho dato l’auto, pensavo Salah avesse la patente»

Risponde al telefono con un filo di voce. Le pause sono più lunghe delle risposte. «Sono distrutto, quello che successo non è bello» racconta il ragazzo che ha prestato l’auto al gruppo di cinque giovani che sabato sera a Rezzato sono morti sul colpo finendo contro un pullman lungo la 45bis. «Se solo potessi tornare indietro...» aggiunge singhiozzando, con il pensiero che va agli amici che non ci sono più, al gruppo su quella vettura distrutta nel tremendo scontro frontale, in cui nessuno aveva la patente. Non ovviamente Irene Sala, 17 anni, nemmeno i 19enni Dennis Guerra (dei quali oggi saranno celebrati i funerali), né Imad El Harram o il 20enne Imad Natiq.
Soprattutto non aveva mai preso la patente Salah Natiq, 22 anni. Al volante c’era lui, il marocchino con passaporto italiano e il più grande delle cinque vittime. Lo aveva detto agli inquirenti fin da subito l’amico che poco prima gli aveva lasciato la vettura.
La ricostruzione
«Avendo male alla testa ho affidato il veicolo a Salah Natiq. Con lui alla guida sono saliti altri quattro amici mentre io ero a bordo della macchina del mio vicino di casa» ha fatto mettere a verbale dagli agenti della Polizia stradale nella notte tra sabato e domenica. Il giovane ha 18 anni, vive a Barghe e la vettura è intestata a suo padre. Ieri mattina è stato nuovamente ascoltato dagli inquirenti su delega del pubblico ministero Antonio Bassolino che ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale e lesioni. Attualmente senza indagati.
«È vero che avevo mal di testa, non stavamo facendo nessuna gara» racconta al telefono. E poi giura: «Non sapevo che Salah non avesse la patente. L’avevo già visto guidare e pensavo fosse tutto in regola». Ieri sera il 18enne ha incontrato le famiglie degli amici rimasti uccisi sull’asfalto della 45bis. «Ci conoscevamo da tanto tempo e se avessi saputo che Salah non era patentato non gli avrei mai lasciato guidare la mia auto» aggiunge. Lui sul tratto della statale che dal Garda porta a Brescia è arrivato poco dopo.«Volevamo andare in un locale della città a Sanpolino. Ad un certo punto a Rezzato il traffico davanti a me si è fermato, sono sceso e ho visto che l’auto prestata era stata coinvolta in un incidente e dei passanti avevano già chiamato i soccorsi» le parole del 18enne quando è stato sentito la prima volta dalle forze dell’ordine.
Le indagini
Tra chi ha chiamato i soccorsi c’era ovviamente anche l’autista 58enne di origini albanesi che guidava il pullman e che sotto choc è stato poi trasportato in ospedale dove è stato sottoposto agli esami del sangue che hanno escluso la presenza in corpo di alcol e droga. Impossibile invece sapere con certezza se le cinque giovani vittime, e soprattutto il 22enne al volante dell’auto, avessero bevuto, dato che non è stata disposta l’autopsia.
Agli atti dell’inchiesta c’è un’altra testimonianza importante, oltre al racconto del 18enne che ha prestato l’auto agli amici, è raccolta sempre sabato notte da chi indaga, è quella di un automobilista 50enne che a quell’ora percorreva la 45 bis con la famiglia. «In quel momento c’era poco traffico. Arrivato sul tratto di strada con curva a destra, il pullman ha improvvisamente strisciato la fiancata sinistra contro il guardrail. L’ho evitato d’istinto e mi sono immediatamente fermato perché ho capito che era avvenuto un incidente anche perché in mezzo alla strada c’era un’auto che fumava». Dentro la vettura, i corpi ormai senza vita di Salah Natiq al posto di guida, Dennis Guerra al suo fianco, mentre sui sedili posteriori c’erano Irene Sala a sinistra, al centro Imad Natiq e a destra Imad El Harram. Strappati alla vita troppo presto.
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