Premio «Civiltà dell’amore» all’Admo, il vescovo Tremolada: «Immensa gratitudine»

Il riconoscimento nel nome di san Paolo VI assegnato all’associazione dei donatori di midollo
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La risposta a chi gli chiede come sta è sempre la stessa: «Sto bene, grazie a Dio, il mio cammino continua». Il vescovo Pierantonio Tremolada conosce bene l’ansia e la sofferenza per la malattia, a luglio dello scorso anno ha ricevuto un trapianto di midollo, poi la lunga degenza e, a gennaio, il ritorno in Diocesi.

«L’intervento è riuscito, la terapia è stata efficace e ora le mie condizioni di salute sono stabili» disse durante la sua prima celebrazione in duomo. «La provvidenza ha voluto che tornassimo a vederci, sono felice - ha proseguito -. Felice di riprendere un cammino interrotto quando diedi la notizia della mia malattia. Ho messo tutte le mie preoccupazioni nelle mani del Signore e ora riconosco i segni della sua bontà e della sua grazia».

A distanza di poco più di un anno da quei faticosi mesi post intervento, il vescovo Tremolada ha consegnato il premio «Paolo VI - Civiltà dell’amore» all’Admo, l’Associazione donatori midollo osseo; l’appuntamento si è svolto ieri sera nella parrocchiale di Concesio, nell’ambito della Settimana Montiniana, giunta quest’anno alla ventiquattresima edizione. Stamattina alle 11 quella stessa pieve ospiterà la messa celebrata dal cardinale Angelo Bagnasco, già presidente della Conferenza episcopale italiana.

Impegno

«Giovanni Battista Montini - ha spiegato il parroco don Fabio Peli - fin da piccolo è stato abituato in famiglia a compiere gesti di carità verso i bisognosi, lo ha poi fatto per tutta la vita. È sempre stato vicino ai poveri, basti citare il suo impegno per far nascere la Caritas». Proprio per questo, ha proseguito il parroco, «abbiamo pensato a un premio che fosse riconoscimento per chi compie gesti concreti di aiuto ai bisognosi. L’attività dell’Admo è sicuramente esemplare».

Il vescovo, nel consegnare il premio ai rappresentanti dell’Admo era visibilmente commosso. «Il vostro impegno mi tocca personalmente - ha detto mons. Tremolada -, con la mente torno a quanto vissuto. A quando i medici mi dissero: abbiamo trovato il donatore compatibile. Sono momenti che segnano profondamente, in quell’istante si ritrova la prospettiva»; «i donatori che voi rappresentate - ha proseguito - danno un contributo fondamentale alla vita delle persone, le aiutano a vincere la paura di non farcela. A nome di tutti vi arrivi la mia immensa gratitudine».

Emozioni

«Grazie alla generosità di una persona, che rimarrà sconosciuta, mi è stata data un’ulteriore speranza di vita. Potete immaginare quanto sia grande la mia riconoscenza. Il gesto di questa persona è un vero e proprio atto d’amore, compiuto in totale gratuità. In questo caso a trarne beneficio sono io». Con queste parole, cariche di sincera e profonda gratitudine, il vescovo si era rivolto alla persona che gli ha donato il suo midollo. Mons. Tremolada ha sempre mantenuto una straordinaria serenità, offrendo anche in questo caso una testimonianza di fede profonda.

«Come stai?», tra i momenti indimenticabili per il nostro vescovo c’è sicuramente anche la telefonata di papa Francesco. Dopo il «pronto» di Tremolada ecco la voce inconfondibile di Bergoglio; per il pastore della Chiesa bresciana, allora convalescente a casa dei parenti dopo il trapianto di midollo, un’emozione immensa, come tutti possiamo ben immaginare. Il pontefice ha voluto così dimostrare personalmente la sua vicinanza. «Come stai? Stai migliorando?» ha chiesto Francesco, che ha proseguito: «Ti ricordo costantemente nella preghiera personale, ti invito all’ottimismo ed a guardare al futuro con speranza». Tutto questo, ha aggiunto il pontefice, anche perché «la medicina, oggi, fa grandi cose». E le fa anche grazie alle migliaia di donatori di midollo osseo.

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