Mosca: «Ho rifiutato il Civile, aspetto Montichiari. Non vedo l’ora»

Un mese di ferie, dopo i 18 passati agli arresti domiciliari, se l’è goduto fino in fondo. «L’ho trascorso in vacanza con mia figlia, con la mia famiglia. È stato bellissimo. Ma ora basta, non vedo l’ora di tornare in reparto». Pronto a tornare. Ma dove? Carlo Mosca è un leone in gabbia e aspetta solo di poter riprendere da dove aveva lasciato. Non al pronto soccorso, ma in un pronto soccorso. «Quello dell’ospedale di Montichiari. E lì che voglio tornare e l’ho detto anche alla direzione generale dell’azienda sanitaria che mi aveva proposto il Civile e l’impegno nel pronto soccorso dell’ospedale della città. Ho rifiutato come ho fatto anche con altre proposte arrivate da fuori provincia» spiega il medico che lo scorso primo luglio, al termine del processo di primo grado e dopo una richiesta di condanna a 24 anni avanzata dal pubblico ministero, è stato assolto con formula piena dall’accusa di omicidio volontario per la morte di due pazienti Covid nella prima ondata della pandemia a marzo 2020.
«Aspettiamo le motivazioni, ma non sono determinanti per il mio reintegro dopo la sospensione scattata al momento dell’arresto. Conta l’assoluzione» dice Mosca.
Dopo un anno e mezzo
Quando venne arrestato a fine gennaio 2021 ricopriva l’incarico di primario facente funzione del Pronto soccorso di Montichiari. «Ora quel ruolo è stato assegnato ad una collega dopo un bando interno, ma a breve potrebbe essere aperto un bando e intendo partecipare. Nel frattempo sono disposto anche a tornare in reparto senza il ruolo precedente» è il pensiero del medico che era finito sotto inchiesta per le dichiarazioni di due infermieri che ora rischiano un processo per calunnia. «Ho avuto qualche settimana fa un colloquio con il direttore generale che si è complimentato per l’assoluzione, per il fatto che ne sono uscito pulito e di conseguenza anche l’Azienda sanitaria che rappresento».
Nella serata della sentenza un mese fa auspicava di poter tornare al lavoro già ad agosto. «Ora tecnicamente risulto ancora in ferie visto che devo smaltire quelle del 2020, ma penso che da settembre potrò ricominciare. Scalpito dato che il lavoro è sempre stata la mia vita e il pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari la mia seconda casa. Non voglio - precisa Mosca - tornarci per un senso di vendetta nei confronti di chi mi ha accusato, ma per riprendere il lavoro che sono stato costretto ad interrompere. A partire dalla ristrutturazione e dalla riorganizzazione del reparto dopo che sono arrivati i fondi per un progetto che avevo contribuito a sviluppare. Mi piace pensare di poter riprendere il discorso con il mio staff».
E poi Montichiari, per il medico, vuol dire anche rimanere vicino alla famiglia. «Gli affetti più cari li ho a Cremona, dove vive mio padre con il quale ho trascorso tutti i domicliari, e poi Mantova dove invece abita mia figlia. Quindi conclude il dottor Carlo Mosca - anche per una questione logistica il mio posto è all’ospedale di Montichiari dove lavoro dal 2005. Il dialogo con l’Azienda sanitaria è stato positivo. Sono fiducioso che si possa arrivare presto ad una soluzione».
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