Farmaci letali, l'infermiere: «Dissi che si uccidevano pazienti»

Al banco dei testimoni nel processo contro il dott. Mosca, accusato di omicidio, ha raccontato la sua versione Michele Rigo
Carlo Mosca all'uscita dal tribunale - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Carlo Mosca all'uscita dal tribunale - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Non c’era urgenza di utilizzare quei farmaci, perché non c’era esigenza di intubare i pazienti. Il paziente se non viene intubato dopo aver somministrato farmaci come la uccinilcolina, va in arresto cardiaco e muore. Io sono rimasto stupito della richiesta del primario e avevo detto: "Così si ammazzano le persone"».

Lo ha detto dal banco dei testimoni Michele Rigo, l’infermiere che con la sua denuncia aveva fatto scattare l’inchiesta per omicidio volontario a carico dell’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, Carlo Mosca, che avrebbe somministrato ad almeno due pazienti Covid nel marzo 2020, farmaci che si utilizzano prima dell’intubazione che deve avvenire in tempi rapidi. Intubazione che peró nei casi al centro dell’inchiesta non è stata eseguita e i pazienti sono morti per soffocamento.

L’infermiere, che ha testimoniato nella prima udienza del processo, la mattina successiva alla morte di uno dei due pazienti deceduti «rinviene sul fondo del contenitore dei rifiuti taglienti posto nella sala emergenze, due fiale vuote di Midarine (Succinilcolina) e che per quanto a sua conoscenza la notte tra il 22 e il 23 marzo non erano state effettuate intubazioni» è la ricostruzione agli atti. «Io non ero in reparto quella notte - ha spiegato l’infermiere - e ho visto il cestino alla fine del mio turno al mattino alle sette in altro reparto. Non ho fotografato, ma mentre stavo tornando a casa ho detto ad un collega di fare una foto che poi mi manda. L’idea era quella di fare un gruppo di persone per denunciare quello che stava accadendo» ha raccontato in aula l’infermiere.

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