Lombardia 2023, i grandi temi per il Bresciano: le richieste della montagna

Sanità, scuola, servizi lavoro e banda larga: le azioni necessarie per contrastare l’abbandono
Un paesaggio di montagna - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un paesaggio di montagna - Foto © www.giornaledibrescia.it
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I bresciani, come tutti i lombardi, il 12 e il 13 febbraio 2023 saranno chiamati ad eleggere il presidente della Regione e a rinnovare il Consiglio regionale. In vista dell’appuntamento, abbiamo iniziato un viaggio intorno ai grandi temi e ai problemi considerati nell’ambito locale, che coinvolgono la Regione, in modo diretto o di rimbalzo.

Nella scorsa puntata abbiamo parlato del sistema produttivo nostrano e della transizione sostenibile che è chiamato a percorrere.

Gli abitanti calano in modo costante, mentre la foresta occupa lentamente più territorio. Due segnali che indicano lo stesso fenomeno strisciante: il progressivo abbandono della nostra montagna. Negli ultimi tre anni la popolazione delle tre valli e dell’Alto Garda è diminuita dell’1 per cento. Al contrario, la città capoluogo è cresciuta, mentre collina e pianura hanno tenuto le posizioni.

Il problema, naturalmente, non è solo bresciano. Secondo un’elaborazione dei dati Istat, fra un decennio solo il 16 per cento degli italiani abiterà nei piccoli borghi. Si scappa dalla campagna, figurarsi dalle zone montane. Il contrasto allo spopolamento delle zone fragili è una necessità sociale, economica e culturale. È anche un’urgenza ambientale: vivere il territorio significa curarlo, contribuendo a prevenire il dissesto idrogeologico.

La Regione, grazie a fondi propri ma soprattutto a risorse girate dallo Stato e dall’Unione Europea, ricopre un ruolo importante nel sostenere le cosiddette «aree interne». Può decidere su quali campi intervenire e quali progetti finanziare. La montagna bresciana da tempo ha alzato la voce per chiedere attenzione ai vari livelli istituzionali. Non è un caso che il Governo abbia scelto di celebrare a Edolo, il 12 dicembre scorso, la Giornata internazionale della montagna. La cittadina camuna, da oltre 25 anni, ospita Unimont, realtà unica in Italia. Un anno fa, invece, del difficile futuro dei Comuni montani si era parlato a Lodrino nel convegno promosso dall’Anci Lombardia. Al centro, allora, le attese suscitate dal Pnrr.

Abitanti in calo a Collio, come negli altri paesi della montagna bresciana - Foto © www.giornaledibrescia.it
Abitanti in calo a Collio, come negli altri paesi della montagna bresciana - Foto © www.giornaledibrescia.it

Le risorse

Gli amministratori bresciani si sono espressi in più occasioni ad una voce, oltre i confini geografici e politici. La montagna, ribadiscono, non vuole elemosine. Chiede innanzitutto di poter usare le risorse prodotte sul suo territorio (il ritorno dei canoni idroelettrici è un primo passo), domanda una fiscalità favorevole per incentivare il rientro e la permanenza della popolazione, sollecita politiche di sostegno. Serve una visione di lungo respiro, non la distribuzione a pioggia di denaro.

Sono temi che toccano il livello regionale, ma soprattutto quello nazionale. La legge sulla montagna è del 1994; la fine anzitempo della scorsa legislatura ha fatto decadere il progetto di legge presentato dal precedente Governo. All’incontro di un mese fa a Edolo il nuovo ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, ha promesso una nuova legge in tempi rapidi, promettendo più autonomia.

Scuole, servizi sanitari, mobilità, banda larga, lavoro: sono i presupposti per la ripresa socio-economica e lo sviluppo sostenibile della montagna. Da una decina d’anni un ente governativo, l’Agenzia per la coesione territoriale, definisce la Strategia nazionale per le aree interne, indirizzando scelte e fondi.

Gli interventi

La Regione ha portato da 4 a 14 le aree interne lombarde, inserendo anche Valcamonica, Valtrompia, Garda e Valsabbia. La Strategia regionale è stata chiamata «Agenda del controesodo»; è alimentata da fondi dell’Unione Europea, dello Stato e della stessa Regione. Gli interventi per le valli bresciane finanziati dalla Regione a fondo perduto toccano un po’ tutti gli ambiti. Dallo sviluppo dei comprensori sciistici alla mobilità green (piste ciclabili e sentieri), dalla telemedicina alla formazione professionale, dalle infrastrutture per il turismo alla viabilità. Anche l’agricoltura e la zootecnia contribuiscono a tenere vive le aree rurali interne. La Regione utilizza, fra gli altri, i fondi europei del Psr (Programma di sviluppo rurale). Un importante braccio operativo sul territorio sono i Gal (Gruppo di azione locale), che collaborano con la Regione.

L'Università della montagna

Abbiamo citato Unimont, l’Università della montagna con sede a Edolo, filiazione della Statale di Milano. Una realtà straordinaria per la formazione di professionisti della montagna, giovani preparati che possono aiutare lo sviluppo sostenibile del territorio. Negli anni Unimont ha collaborato varie volte con la Regione, promuovendo la conoscenza di esperienze e di buone pratiche. Con una visione non certo localistica, ma internazionale. È auspicabile che Unimont possa contare sempre più sull’appoggio delle istituzioni e degli enti territoriali, Regione in prima fila.

Ricordiamo che in Lombardia le 23 Comunità montane rappresentano un milione e 200mila abitanti divisi in 510 Comuni con il 40% del territorio. Per dire l’importanza - anche numerica - delle aree interne. Che spesso soffrono la desertificazione commerciale. La Regione ha un ruolo anche in questo ambito, finanziando i Duc (Distretti urbani del commercio). Risorse a beneficio di imprese ed enti locali per aiutare i negozi di vicinato. Un soccorso tanto più richiesto nelle aree fragili di montagna.

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