Frane e alluvioni, oltre 53mila bresciani vivono in aree a «rischio elevato»

La grande frana di Sonico del 2012, l’alluvione di Niardo della scorsa estate. Ma anche Sant’Eufemia sott’acqua dopo un violento acquazzone nel 2010. Il territorio bresciano si rivela sempre più fragile. Colpa di diversi fattori: la conformazione del territorio, il consumo di suolo sfrenato degli ultimi decenni, la scarsa manutenzione di torrenti e fronti franosi, asfalto e cemento che hanno «impermeabilizzato» il suolo, gli eventi atmosferici sempre più estremi, quelle bombe d’acqua figlie del cambiamento climatico.
Fatto sta che oltre 53mila bresciani vivono in aree classificate dall’Ispra a pericolosità idrogeologica «elevata» o «molto elevata»: 13.144 risultano a rischio frana, 40.738 a rischio idraulico.
Il report
La tragedia di Ischia ha riacceso i riflettori sulla vulnerabilità del territorio italiano. Secondo i dati dell’ultima indagine sul dissesto idrogeologico dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) complessivamente il 93,9% dei Comuni italiani (7.423) è a rischio (anche moderato) per frane, alluvioni o erosione costiera. Le regioni con i valori più elevati sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Le famiglie valutate come a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni.
La fotografia
Anche Brescia deve fare i conti con le ferite di un territorio reso fragile dall’azione spesso sciagurata dell’uomo. Secondo i dati Ispra 5.624 famiglie bresciane vivono in aree a rischio frana (elevato o molto elevato) e altre 16.897 abitano in contesti dove vi è un forte pericolo di alluvioni. Gli edifici censiti in aree a rischio frana sono 5.702, quelli dove vi è il pericolo di allagamenti sono 8.768. Insomma, oltre 14mila immobili (il 5,4% del totale degli edifici nel Bresciano) sono stati realizzati in aree dove era meglio non costruire.Frane
Oltre l’8% del territorio bresciano risulta a rischio frana, ben 396 chilometri quadrati, per lo più concentrati in Valcamonica. La mappa mostra anche il numero di imprese in aree a rischio frana (elevato e molto elevato), 1.249, e a rischio alluvione, 4.139. Ci sono anche i beni culturali, 344 quelli che potrebbero essere danneggiati da smottamenti, eventi franosi o allagamenti.
I dati Comune per Comune dicono che è Paisco Loveno il paese bresciano dove vi è la quota maggiore di popolazione che vive in aree a rischio frana: ben il 55%, di fatto più di un residente su due. Seguono Pezzaze (34,7%) e Bagolino (27,5%). Guardando invece all’estensione territoriale, è Gianico il Comune bresciano con la maggior fetta di territorio a rischio elevato di frana, 8,8 chilometri quadrati su 13,4, vale a dire il 66%. Seguono Lodrino, Angolo Terme e Darfo Boario, tutti sopra il 50%. L’area maggiore da bollino rosso per i fenomeni franosi è a Bagolino (31,5 chilometri quadrati) mentre poco meno della metà dei Comuni bresciani (98), di fatto tutta la Bassa, non risulta avere aree a rischio.
Alluvioni
Basta qualche pioggia intensa perché un pezzo di montagna frani. Ma basta anche un acquazzone perché molti paesi finiscano sott’acqua. Secondo l’Ispra, un terzo dei bresciani è infatti a rischio alluvioni. Più di 360mila persone in un territorio di oltre 1.400 kmq, un terzo della superficie provinciale. Abbiamo tre grandi laghi, tre fiumi rilevanti, migliaia di fossi, rogge e canali nella Bassa, centinaia di torrenti nelle Valli: tutti potenziali elementi di rischio idraulico.
Parliamo di ipotetico rischio, non di certezza, per altro con una gradazione di gravità. L’area da codice rosso è di 375 kmq con oltre 40mila cittadini. Fra i Comuni più a rischio ci sono le località lacustri, a partire da Moniga del Garda, dove risulta a elevata pericolosità idraulica il 72% del territorio, seguita da Sirmione, Manerba, San Felice, Monte Isola, Padenghe, Iseo.
Per prevenire
Fin qui la fotografia. Per prevenire frane e alluvioni bisogna mitigare i possibili effetti e adattare il territorio ai nuovi eventi meteorologici. In sostanza manutenzione, difesa del suolo, più verde e meno cemento. Nel corso del 2022 sono arrivati nel Bresciano 24,2 milioni di euro dalla Regione per arginare il rischio idrogeologico, dai 2,5 milioni per Corteno Golgi (arginatura idraulica della Valle di Sant’Antonio) ai 2 milioni per il «canale rotto» di Bagolino. Anche il Pnrr può essere un’occasione per mettere in sicurezza il territorio. Un’occasione da non perdere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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