I Pronto soccorso a rischio tagli nel piano sociosanitario regionale

Sono bastate ventuno diapositive, illustrate a porte chiuse in Regione dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, a suscitare un allarme bipartisan, soprattutto nella parte in cui si prospettano tagli ai pronto soccorso «minori».
Dall’assessore la rassicurazione ai sindaci, pronti a scendere sul terreno di guerra, specificando che il documento «definisce le linee programmatiche e non specifica i dettagli delle singole azioni» del Piano socio sanitario regionale 2023-2027. Per i dettagli si deve attendere l’approvazione del testo da parte della Giunta. Poi, inizierà la discussione. E le modifiche di merito. Intanto, tuttavia, la proposta già delinea «gli indirizzi strategici e definisce le azioni di governo sanitario e sociosanitario» da qui al 2027.
Quello che non c’è
Un orizzonte lungo nel quale - per rimanere al contenuto della proposta sintetica illustrata da Bertolaso - non ci sono indicazioni su come far fronte al drammatico tema delle liste d’attesa in sanità e, nemmeno, su come regolamentare il delicato rapporto tra sanità pubblica e sanità privata nella nostra regione. «Il contesto è quello di un sistema sociosanitario complesso caratterizzato da punti di forza, quali la libera scelta dei cittadini, l’accesso universale, la specializzazione e le eccellenze, ma anche da alcune criticità quali le prestazioni a carico delle famiglie, i tempi di attesa, l’inappropriatezza prescrittiva e il sovraccarico delle strutture di emergenza» ha spiegato l’assessore.
Il tutto in un contesto in cui emergono grandi fragilità, con quasi quattrocentomila persone solo nel Bresciano con almeno una condizione cronica e con la metà delle quali che «non aderisce alle raccomandazioni». Ancora, una percentuale dal 4 al 38% di cittadini vive in un ambiente sociale disagiato. Il Piano non specifica i dettagli (esempio: quanti ospedali? quanti medici?), ma identifica la cornice.
Le «colpe»
Con qualche affondo. Per le liste d’attesa, nella lunga gestazione del Centro unico di prenotazione regionale che non vedrà la luce prima della fine del 2026, viene sottolineato come ad intasarle siano le doppie prenotazioni da parte dei cittadini. «Ci sono persone che si fanno inserire in più liste, probabilmente nel dubbio di non avere risposte immediate certe, ma poi non disdicono la prenotazione che non serve più. Questo, sottolinea il piano, ha inciso nelle liste per il 25% nel 2022». Per Bertolaso «bisognerebbe prevedere una sanzione per chi ha questi comportamenti». A proposito di liste d’attesa, viene spiegato che «l’80% delle prestazioni è erogato dentro la soglia, ma che nella dermatologia e nell’oculistica i tempi sono ancora troppo lunghi».
Nel capitolo emergenza-urgenza si parla di «razionalizzare le reti di Pronto soccorso valorizzando il ruolo della singola struttura all’interno di una rete ospedaliera qualificata». Una frase che fa pensare ad un taglio dei pronto soccorso più piccoli a favore di quelli maggiori.

I lavori al Civile?
Ancora, durante la presentazione sono stati ricordati gli investimenti per la realizzazione di nuove strutture o per la riqualificazione di altre. Nel testo ad oggi noto, l’Ospedale Civile di Brescia non compare.
Alle dure critiche da parte delle opposizioni, la maggioranza risponderà «nel momento in cui il testo definitivo del Piano sociosanitario regionale sarà approvato». Specificando, comunque, che «il metodo che ha guidato la realizzazione del Piano ha comportato una lettura approfondita del gap tra offerta, uso e bisogni».
Il paradosso
Emilio Del Bono, presidente del Pd lombardo e vicepresidente del Consiglio regionale ha parlato di «paradosso» riferendosi ad un testo «fantasma». «Non c’è niente sulla sanità del territorio in un sistema che punta sostanzialmente ancora agli ospedali. Per quello che abbiamo visto sinora nella proposta di Piano, non si fa cenno alla prevenzione e nemmeno alla fase post ospedaliera e questo rafforza la nostra idea, purtroppo, che così com’è il sistema sanitario lombardo è ad un passo dal non ritorno. Devo dire - aggiunge l’ex sindaco di Brescia - che Bertolaso questo lo ha capito bene, ma non ha la forza politica per incidere. Nello scenario rappresentato, è inevitabile che il sistema rischi di diventare sempre più misto, in cui l’assistenza e la cura in ospedale sono garantite, mentre tutto quello che avviene prima e dopo il ricovero sarà a carico dei cittadini. Ed è un colpo mortale alla sanità».
I direttori generali
Poi, alla quasi vigilia delle nomine dei nuovi direttori generali degli ospedali, previste in una delle ultime sedute di Giunta prima di Natale, Del Bono allarga le braccia: «Cosa vuoi pianificare, con un Piano pluriennale, se ogni tre anni si cambiano i direttori generali, costringendo i nuovi a ricominciare daccapo, impiegando mesi e mesi prima di conoscere i meccanismi di realtà complesse?».
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