Liste d'attesa, dalla Regione altri 20 milioni e il via libera al Centro unico di prenotazione

I fondi serviranno a ridurre i tempi di attesa per visite ed esami specialistici. C'è anche l'ok per realizzare il Cup
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LISTE D'ATTESA, SI CORRE AI RIPARI
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Per abbassare le liste d’attesa ora si ricorre anche all’overbooking, ovvero più prenotazioni di prime visite e di esami di diagnostica per immagini e strumentale (tac e risonanza) rispetto agli appuntamenti realmente disponibili in agenda alla luce del fatto che, mediamente, il 23% di chi prenota non si presenta. E nemmeno disdice la prenotazione.

È uno dei fronti sui quali la Regione intende agire per cercare di rimettere sui binari un treno le cui carrozze sono in gran parte deragliate.

Un problema diffuso, molto più accentuato per alcune prestazioni per le quali le attese sono anche di anni e che sta seriamente minando l’accesso equo all’assistenza sanitaria, uno dei principi cardine del Servizio sanitario.

Per farlo la Giunta regionale stanzia altri 20 milioni di euro, che si aggiungono ai 61 milioni già destinati alla riduzione delle liste d’attesa, e approva il progetto per il Centro unico di prenotazione, ovvero un solo numero al quale telefonare per avere il quadro delle disponibilità di tutte le strutture pubbliche e private accreditate. Un impegno economico che, entro fine anno, dovrebbe coprire l’aumento del volume delle prestazioni.

Cosa cambia a Brescia

Nello specifico alle prime visite ordinarie, pari a 139.996 nelle strutture pubbliche dell’Ats di Brescia nel periodo aprile-dicembre 2023, se ne aggiungeranno altre 7.614. Nel privato accreditato, alle 99.804 ordinarie, se ne aggiungeranno 1.717 per cercare di contenere le attese. Procedimento analogo per le prestazioni di diagnostica per immagini e strumentale (il periodo considerato è sempre quello che va da aprile a dicembre 2023): a quelle nel pubblico, che sono 130.855 nei nove mesi considerati, ne verranno aggiunte altre 12.581. A quelle nel privato accreditato - pari a 160.750 - verranno finanziate prestazioni aggiuntive pari a 16.042 esami.

In totale, dunque, in tutta la provincia di Brescia le prime visite ed esami di diagnostica per immagini e strumentale negli ospedali pubblici passeranno dalle storiche 300mila previste nei sei mesi considerati a 324mila circa; negli ospedali privati accreditati alle 270mila ordinarie se ne aggiungeranno altre ventimila.

Via libera al Cup

Via libera definitiva al progetto per la realizzazione del Cup, il Centro unico di prenotazione regionale. La Giunta lo ha approvato su proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Nel Cup confluiranno le agende delle strutture pubbliche e private. Il progetto definitivo - in gioco ci sono 70 milioni di euro - dovrà essere realizzato da Aria spa, che sarà incaricata dalla Regione.

Perché il Cup unico? «L’obiettivo è quello di arrivare ad avere il monitoraggio in tempo reale della disponibilità di prestazioni specialistiche ambulatoriali in modo da consentire una migliore e più efficiente programmazione dell’offerta delle prestazioni sanitarie nonché un supporto decisionale, sia a livello centrale che a livello aziendale, tramite l’elaborazione di dati e modelli previsionali e di ottimizzazione, al fine di rispondere alle esigenze di cura dei cittadini anche attraverso il governo della domanda di prestazioni sanitarie».

Gli ospedali privati protestano e, attraverso Dario Beretta, presidente Aiop Lombardia, chiedono un incontro urgente al direttore generale Welfare Giovanni Pavesi: «Le agende dei privati accreditati sono già sulla piattaforma GP++ e abbiamo speso somme ingentissime per cambiare il sistema. Dunque, il sistema c’è già, lo abbiamo messo a punto negli ultimi due anni».

Le criticità

Scorrendo la tabella allegata alla delibera di Giunta, con l’elenco delle prestazioni aggiuntive, si confermano i «rinforzi» alle specialità in cui maggiore è la sofferenza. Tra le prime visite, troviamo quella dermatologica, la cardiologica, l’oculistica e l’ortopedica. Tra gli esami, le ecografie alle diverse zone del corpo (mammaria, capo e collo, addome), ma anche risonanza magnetica ed elettromiografia i cui tempi di attesa sono di mesi, se non di anni. Ci sono indicazioni anche per prestazioni aggiuntive di ricovero per patologie tumorali (alla mammella e alla prostata), per colecistectomia laparoscopica e per ernia inguinale, per interventi di protesi d’anca e al ginocchio e un numero significativo (settecento in più rispetto all’ordinario) di cataratte.

La strada è in salita. In gioco ci sono più fattori (personale insufficiente per dare risposte nei tempi stabiliti dalle priorità, appropriatezza prescrittiva, fenomeno del no show di chi prenota e non si presenta, invecchiamento della popolazione e conseguente maggior bisogno di servizi sanitari) con risorse insufficienti.

Si legge nella delibera: «La tematica relativa alle liste di attesa rappresenta una delle più importanti criticità nell’ambito della sanità pubblica per le rilevanti conseguenze sul piano clinico, economico e sociale. La ragione di tale criticità risiede in un importante eccesso di domanda rispetto all’offerta di prestazioni sanitarie, a fronte delle limitate risorse disponibili, mentre pazienti e cittadini percepiscono le lunghe liste di attesa come un importante disservizio. Conciliare l’appropriatezza della domanda e dell’offerta con le aspettative della popolazione e le risorse disponibili è una sfida molto complessa e rappresenta per i sistemi sanitari un importante obiettivo strategico. Questo fenomeno riveste particolare importanza per l’assessorato al Welfare di Regione Lombardia il cui obiettivo primario è quello di assicurare ad ogni cittadino prestazioni sanitarie appropriate rispetto al bisogno di salute, nel rispetto del diritto della persona, della tutela della salute e del principio di equità di accesso alle prestazioni».  

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