I nostri 235 giorni senza la notte: cronologia del coprifuoco

Al principio fu lockdown pieno: nessuno, se non per comprovate esigenze e con tanto di autocertificazione alla mano, poteva muoversi da casa a nessun orario della giornata. Ma prima che Brescia, insieme a tutta la Lombardia, si spegnesse del tutto, ci fu un prologo che - pensandoci a posteriori - fu «galeotto»: insieme alla chiusura delle scuole, il 24 febbraio 2020, a dover abbassare le saracinesche per legge alle 18 furono i bar.
E proprio quella misura, che si rivelò efficace per contenere la voglia di convivialità alla quale i cittadini faticavano a rinunciare, fu la vera «prova generale». La prova generale del coprifuoco che ha caratterizzato il 2020 e questa prima parte del 2021.
Dal lockdown alla notte vietata

Gli ultimi (quasi) otto mesi, 235 giorni per la precisione, sono stati scanditi dal coprifuoco, una misura nata per fare da «diga» alla seconda ondata Covid d’autunno, quando i contagi - dopo un’estate di semilibertà - hanno iniziato a risalire, rimettendo tutti in allerta, ospedali in primis. Una misura scattata prima in Lombardia e poi in tutta Italia.
Il coprifuoco, insomma, tra circa quattro mesi avrebbe «compiuto» un anno esatto. Quando è stato istituito, nella nostra regione era il 22 ottobre 2020, è scattato anche un altro meccanismo: quello dell’origine delle parole. Lockdown, ad esempio, è un termine che tutti abbiamo dovuto imparare ad utilizzare nel quotidiano da zero, era inedito, anglofono, incastrato nell’adrenalina della paura che quella maledetta pandemia arrogante e inaspettata aveva iniettato in ogni casa. Coprifuoco invece era una parola che - pur sfocata dal trascorrere del tempo - era già nel nostro dizionario, nell’ombra della nostra memoria. E infatti tutti, d’istinto, hanno accomunato la decisione di vietare gli spostamenti serali all’ultimo coprifuoco italiano, quello del 1945.
Una definizione controversa

Coprifuoco: letteralmente indica l’ordinanza di spegnere tutti i fuochi di notte per evitare che le case di legno del tempo - siamo nell’alto Medioevo - divampassero con una scintilla e che i borghi finissero in fiamme. Una sorta di pesante coperchio in ghisa (il copri-fuoco) veniva dunque posizionato sui focolari per affievolire il vigore del fuoco e il rischio di incendio. Si trattava di una misura «domestica», di cura e di servizio, di carattere militare. Solamente in tedesco il termine coprifuoco indica letteralmente il significato attuale: ausgangssperre, divieto di uscita.
La decisione di «recintare la notte» è meno severa del lockdown, però ha una sua non negoziabile pesantezza. Non a caso le istituzioni non amavano parlare di «coprifuoco», al punto che nell’ordinanza della Lombardia si sceglie una perifrasi: «limitazione agli spostamenti in orario notturno». Il lockdown era attutito dal terrore dei contagi, dai bollettini della Protezione civile, dalle Terapie intensive, una situazione che ha sprigionato energie emotive che non sapevamo di avere. Il coprifuoco è arrivato invece quasi come un sedativo per le città già stanche.
Il grande esodo notturno tra il 7 e l’8 marzo, poi l’Italia si spegne

In breve, ripercorriamo le tappe dei divieti e l’onda degli orari di questo coprifuoco che ha stravolto anche questo 2021 fino ad oggi, quando la campagna di vaccinazione in Lombardia ha ingranato la marcia, pur con lo spettro delle varianti sullo sfondo. Dopo i primi provvedimenti del 24 febbraio e del 2 marzo, la Lombardia diventa zona rossa nella notte tra il 7 e l’8 marzo: la paura di restare bloccati porta all’«esodo» improvvisato e scomposto dal Nord al Sud Italia, con l’affollamento delle stazioni ferroviarie. Il Dpcm del 9 marzo dispone poi la chiusura dell'intero Paese, che diventa un’unica «zona rossa». L’11 marzo 2020 è il giorno del lockdown nazionale: il «coprifuoco» è di fatto perenne, non si può uscire se non per comprovate esigenze e con autocertificazione, chi non ha l’obbligo di recarsi sul posto di lavoro inizia ad approcciarsi allo smart working.
L’euforia della fase due esplode in mala movida

Il 26 aprile il nuovo Dpcm del premier Conte stabilisce la riapertura di molte attività per il 4 maggio: inizia quella che viene battezzata come la fase 2 dell’emergenza Covid o, in lombardo, «la nuova normalità». In sostanza, riaprono diverse attività produttive, anche se i negozi dovranno attendere il 18 maggio, rimane il distanziamento sociale così come pure il divieto di assembramento e, nei luoghi chiusi, è obbligatorio indossare la mascherina. Il 18 maggio per la prima volta va in «vacanza» la famosa autocertificazione. La prima ondata dell'epidemia rallenta. Il 24 maggio il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, è costretto ad emanare un’ordinanza per una movida davvero troppo affollata in piazzale Arnaldo, imponendo nel fine settimana il divieto di consumazione se non seduti al tavolo.

L’11 giugno arriva un nuovo provvedimento del premier Conte. Parte la «fase 3»: riaprono centri estivi, centri benessere e termali, culturali e sociali. Si arriva così al 15 giugno, con il via libera per cinema, spettacoli aperti al pubblico, teatri e altri spazi all’aperto, riparte lo sport professionistico.
In estate ci si sente liberi, ma gli assembramenti sono davvero troppi e costanti. Le vacanze e le serate in discoteca sono individuate come le cause che fanno riaccendere i contagi: i casi a settembre iniziano a risalire, tornando a riguardare oltre mille persone e, nel giro di una manciata di settimane, toccano quota 10mila. Le nuove contromisure nazionali scattano il 16 agosto: il Governo decide di chiudere le discoteche, non senza polemiche accese.
La notte vietata debutta in Lombardia

Il 13 ottobre si inaugura la seconda ondata: mascherine obblligatorie anche all’aperto, niente feste, cene al massimo con sei persone, addio al calcetto, teatro e cinema a numero chiuso. E arriviamo al 22 ottobre, quando la Lombardia rialza il muro dell’allerta introducendo il coprifuoco dalle 23 alle 5, una misura che si allarga a livello nazionale il 3 novembre, quando il Governo stabilisce il divieto di uscire a partire dalle 22, festività natalizie incluse, unica eccezione: il 31 dicembre, quando il coprifuoco viene esteso fino alle 7 del 1° gennaio.
Solo il 19 maggio si comincia la scalata oraria a ritroso: il divieto di calcare le strade e di spostamento slitta dalle 23 (sempre fino alle 5), il 7 giugno alle 24. Fino ad oggi: otto mesi, 235 giorni dopo, la Lombardia conquista la zona bianca. E dice finalmente «addio» alla misura che imbriglia le notti dentro le case.
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