Emergenza mutilati in Ucraina: Fracassi stampa le protesi low cost
L’emergenza chiama, Cristian Fracassi risponde. Dal Covid alla guerra in Ucraina: l’ingegnere bresciano che nei giorni più duri della pandemia inventò i respiratori d’emergenza replicati poi in mezzo mondo non teme le sfide. Soprattutto quando si tratta di mettere ingegno, coraggio e responsabilità al servizio di nobili cause. «Questa volta la telefonata è arrivata da Antonella Bertolotti, medico bresciano di Intermed Onlus - racconta il fondatore di Isinnova -. Mi ha detto: "In Ucraina abbiamo un problema enorme: almeno tremila civili hanno perso una gamba per via della guerra. Le protesi costano troppo (dai cinquemila euro in su) e nel Paese mancano laboratori ad hoc. Riusciresti a progettarne una al prezzo di 500 euro che si realizzi con la stampante 3D?».
La sfida
Silenzio. Poi la risposta: «Ci provo». Detto, fatto: l’ingegnere si è subito messo al lavoro supportato dal suo team, dal Centro ortopedico Sanitaria Bresciana (che ha fornito alcuni componenti e il knowhow) e da una ragazza di Lumezzane, Letizia Bonomi, che ha accettato di provare i vari prototipi: «Il primo si è rotto - racconta Fracassi -, il secondo si deformava, il terzo andava benino, il quarto necessitava di qualche modifica, il quinto è giusto». Tempo da perdere non ce n’è. Quindi ieri Isinnova ha depositato il brevetto e ha lanciata una raccolta fondi (https:isinnova.it/letizia/ dove ci sono le indicazioni per donare all'iban intestato a Intermed Onlus): «Le istruzioni per realizzare questo "ausilio per camminare" (Fracassi non lo chiama "protesi" perché non è un dispositivo medico, ndr) verranno rese note a tutti in modo tale che più persone nel mondo, dotate di stampante 3D, possano crearlo così come era successo, in piena pandemia, con la valvola Charlotte che trasformava le maschere da snorkeling in respiratori d’emergenza». Respiratori che, ricordiamo, sono stati utilizzati da almeno 186mila persone in 72 Paesi del mondo.
La gamba «Letizia»
Grazie all’aiuto della Banca Valsabbina, che ha finanziato la realizzazione delle prime protesi, e dell’avvocato Federico Vincenzi, che ha fornito il supporto legale, l’operazione sta decollando. E il team (100% bresciano) si recherà a dicembre in Ucraina, a Vinnytsia, con i primi quaranta ausili. L’intenzione è quella di trasmettere il knowhow ai professionisti del posto in modo tale che possa nascere un laboratorio protesico in grado di personalizzare i pezzi, installarli e seguire i pazienti. Perché le protesi progettate da Isinnova sono «economiche, modulari, durevoli e leggere - spiega l’ingegnere -. Con poche modifiche possono essere adattate alle varie altezze ed esigenze». Nel dettaglio il piede è in poliuretano, il che lo rende «molto resistente all’abrasione. Per ora noi stampiamo lo stampo, ma stiamo anche progettando la stampante che realizzi direttamente il piede».
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Verso il mondo
La giovane valgobbina laureata a Brescia è felice di far parte del team: «Ho accettato perché dietro a questo progetto c’è una nobile causa. La protesi - osserva la 34enne - mi sembra ben fatta, comoda, stabile e leggera». Caratteristiche che Davide Piovani, tecnico ortopedico della Sanitaria Bresciana, conferma: «È un ausilio a basso costo che permette di stare in piedi e di iniziare un processo di riabilitazione. Contiene molto bene il moncone ed evita che si deformi. Inoltre ha il vantaggio di essere modulare e non necessita di un’officina ortopedica per essere customizzato».
Dall’operazione «Letizia» il team bresciano non intende guadagnare un euro. E nemmeno togliere mercato a chi realizza dispositivi medici di questo tipo. L’obiettivo è infatti «coprire un vuoto - sottolinea l’avvocato Vincenzi -, offrire la possibilità di stare in piedi e avere un’esistenza dignitosa a chi questa possibilità non ce l’ha». La protesi che per essere replicata necessita del supporto economico e tecnico di molte persone vuole dare una risposta a un’emergenza che interessa l’Ucraina, ma anche altri Paesi del mondo. E, perché no, persone a noi vicine: «Se ci sono bresciani che necessitano di questo ausilio si facciano avanti - precisa Fracassi -. Il progetto è davvero per tutti. Senza colore, bandiera, politica e geografia».
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