Dalle denunce al divieto per l'allenatrice: il caso dei maltrattamenti nella ginnastica

Oggi è stato disposto il divieto di allenare per Stefania Fogliata, allenatrice di Calcinato, in seguito a denunce di atlete bresciane
PRESUNTI MALTRATTAMENTI NELLA GINNASTICA
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Martedì 24 gennaio è stata disposta la misura cautelare interdittiva del divieto di allenare su tutto il territorio nazionale per i prossimi 12 mesi per Stefania Fogliata, l’allenatrice 31enne di Calcinato accusata di maltrattamenti aggravati dalla giovane età delle persone offese nei confronti di alcune atlete.

Sono otto le presunte vittime di maltrattamenti fisici e psicologici e hanno tra i 10 e i 14 anni. Tutte state ascoltate in audizioni protette videoregistrate e assistite da una psicologa dell'Asst di Brescia.

«Dalla lettura dei verbali di sommarie informazioni e dalle visioni delle video registrazioni delle audizioni protette, emerge il comune denominatore delle ragioni della decisione di denunciare: l'esasperazione per le condotte dell'indagata, vissute come ingiuste non già perché disallineate rispetto alle aspettative e alle ambizioni personali delle allieve ma perché percepite come esclusivamente punitive e umilianti» scrive il gip Francesca Grassani che ha firmato l'ordinanza accogliendo la richiesta del pubblico ministero Alessio Bernardi, titolare dell'inchiesta condotta dalla squadra Mobile della Questura di Brescia.

L'allenatrice avrebbe chiamato «maiale» e «Goblin» le ragazzine che riteneva fuori forma. «Aveva l'ossessione del peso», hanno raccontato dalla palestra di Calcinato, dove l'allenatrice aveva dato vita nel 2016 all'Accademia Nemesi. «Adottava un regime di alimentazione rigido, soprattutto dando indicazioni alla segretaria e collaboratrice di dare meno cibo ai pranzi e tempestando le ragazzine con continui messaggi al fine di indurle a mangiare sempre meno e di inviare fotografie per verificare la loro linea fisica», scrive il gip. Secondo gli inquirenti si tratta di «condotte che umiliavano, vessavano e prostravano le giovani atlete». 

Nel corso delle indagini sono state sentite oltre 25 persone tra presunte vittime, testimoni, genitori delle ginnaste, colleghi dell'istruttrice, psicologi cui si erano rivolte alcune atlete, nonché gli stessi vertici della Federazione nazionale. Nell'ordinanza di interdizione dall'attività si parla di «quotidiano stillicidio di improperi e umiliazioni ai quali si sono sommate le percosse, inferte sia nel magazzino della palestra sia nell'autovettura dell'indagata al rientro da una gara, o la semplice evocazione del luogo, "lo stanzino", già teatro delle violenze fisiche e le punizioni, quando le atlete non riuscivano in un esercizio».

I precedenti

L'indagine era nata dalla denuncia nell'agosto scorso di due atlete che hanno interrotto l'attività sportiva a causa dei presunti atteggiamenti dell'allenatrice. L’esposto si inseriva nel contesto di presunti maltrattamenti denunciati sulle pagine di Repubblica da tre ex Farfalle della nazionale italiana - Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa - che a fine ottobre hanno raccontato umiliazioni, costrizioni e pressioni soprattutto in merito al mantenimento del peso. Le loro testimonianze avevano dato modo a molte altre ginnaste, anche di categorie inferiori e di altre discipline, di raccontare la loro storia.

Tra loro anche la campionessa bresciana Vanessa Ferrari, che il 9 novembre ha pubblicato un lungo post su Instagram in cui scriveva di non essere «rimasta affatto sorpresa» di quanto emerso con gli articoli di Repubblica. Ferrari ha raccontato di aver «vissuto sulla mia pelle i problemi alimentari» e di credere a quanto denunciato dalle atlete.

Successivamente, con una delibera d’urgenza, la Federginnastica ha deciso di commissariare l’Accademia di Desio, istituire un ufficio di servizio per verificare la situazione delle atlete e vigilare sul loro rapporto con allenatrici e tecnici, e stanziare 120 mila euro per un progetto di salvaguardia di atleti e atlete.

Il 12 gennaio la Federazione Ginnastica d’Italia ha sospeso Emanuela Maccarani dall’incarico di direttrice tecnica della Nazionale italiana di ginnastica ritmica. Maccarani, indagata per presunti maltrattamenti nei confronti di alcune sue ex allieve, a novembre era stata sentita anche dalla Procura di Brescia per il caso di Calcinato. «Non è sicuramente normale che più atlete lascino una scuola all'improvviso» aveva detto in quell’occasione.

La Federazione

Sul caso di Stefania Fogliata è intervenuta anche la Federazione Ginnastica d’Italia, dicendo che «l'allenatrice non è a contratto con la Federazione e pertanto non è tecnico federale». La Federginnastica, nella nota, sottolinea che Fogliata «è soltanto in possesso di un attestato come tecnico societario dal 2020, la sua società è un soggetto privato autonomo e non sotto il controllo diretto della Federazione».

«A fronte del provvedimento della Procura di Brescia - conclude -, anche la Procura federale fa sapere che disporrà una misura interdittiva nei confronti della tecnica. In attesa di avere un quadro completo delle indagini, sarà valutata pure la posizione della società sia a titolo di responsabilità oggettiva che diretta per omessa vigilanza su quanto compiuto all'allenatrice». 

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