Caffaro, chiesta archiviazione di Moreni per disastro ambientale

L’inchiesta sui veleni approda in Tribunale il 28 marzo. Archiviazione richiesta anche per altre tre imputati
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CAFFARO, UDIENZA A MARZO
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L’inchiesta sui veleni lasciati in eredità della Caffaro sopra e sotto il suolo, e sulla loro mancata bonifica, approda in Tribunale. Lo farà all’inizio della prossima primavera. In aula, per l’udienza preliminare in programma il 28 marzo, non ci saranno tutti gli imputati. Dei 13 tra manager, funzionari pubblici e persone giuridiche iscritti nel registro degli indagati ne mancheranno quattro.

Il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il sostituto Donato Greco chiederanno di archiviare Daria Rossi, capo area del settore Ambiente del Comune di Brescia, Fabrizio Pea e Paolo Bettetto, liquidatori della Caffaro Chimica (ex Snia), e Csa l’azienda milanese specializzata in demolizioni industriali chiamata allo smantellamento degli impianti dismessi di via Nullo. La prima era accusata di aver colposamente omesso di ordinare alla Caffaro (ex Snia) il recupero dei rifiuti pericolosi del reparto cloro-soda. Mentre Pea e Bettetto erano stati indagati per il loro deposito incontrollato e l’omesso smaltimento.

L'ex commissario

La Procura ha deciso di non procedere nei loro confronti e di non farlo nemmeno nei confronti di Roberto Moreni, ma solo con riferimento alla gestione del Mise, la barriera idraulica di emergenza che dovrebbe garantire la protezione della falda dall’inquinamento da Pcb, ma che non funziona a dovere ormai da anni. Moreni era accusato di disastro ambientale per non averlo messo in sicurezza.

L’avvocato Stefano Lojacono, suo difensore, attraverso una memoria prodotta dopo la chiusura delle indagini preliminari avvenuta nello scorso giugno, ha segnalato come quell’incombenza non fosse tra i suoi doveri. La procura ha comunque chiesto e ottenuto l’udienza preliminare per lo stesso Moreni con riferimento all’altro capo d’imputazione: inquinamento ambientale colposo per non aver governato il decomissioning, lo smantellamento dei reparti dismessi e largamente contaminati.

Le altre posizioni

Forze dell'ordine dentro la Caffaro il giorno del sequestro del 9 febbraio 2021
Forze dell'ordine dentro la Caffaro il giorno del sequestro del 9 febbraio 2021

Il gup Carlo Bianchetti, oltre alla posizione dell’ex commissario straordinario del Sin Caffaro, analizzerà quelle di Alessandro Francesconi, Alessandro Quadrelli e ad Antonio Donato Todisco, rispettivamente direttore dello stabilimento, rappresentante legale dell’azienda e presidente del cda di Caffaro Brescia Srl per disastro ambientale, deposito incontrollato e omessa bonifica di rifiuti industriali pericolosi; ma anche di Vitantonio Balacco che di Caffaro è direttore dello stabilimento.

Quadrelli, Francesconi e Todisco sono accusati di inquinamento da cromo esavalente e clorato trovato da Arpa in concentrazioni anche 1.500 volte oltre il consentito, nel suolo, nel sottosuolo e nella falda acquifera per non aver mai messo in sicurezza gli impianti nei quali la loro società era subentrata nel 2011 e non aver efficientato il Mise.

In aula, per il deposito incontrollato di rifiuti trovati nei reparti e per il loro mancato smaltimento ci saranno anche Marco Cappelletto e Alfiero Marinelli manager della Caffaro ex Snia. Insieme a loro, per aver attestato il falso sulla qualità del prodotto dello smantellamento degli impianti ci saranno i manager di Csa Claudia Lucchiaro, Alessandro Gasparini e Pietro Avanzi.

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