Caffaro Brescia resta fino al 2022: barriera sotto i ferri

La ditta ha già richiesto la proroga della cassa integrazione e l’intesa con la Procura è più vicina
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CAFFARO, GARA D'APPALTO VICINA
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Addio ri-posticipato per Caffaro Brescia. Di certo di altri sei mesi (la richiesta di proroga della cassa integrazione per i pochi dipendenti rimasti in servizio traguarda stavolta a marzo), ma l’arco temporale previsto dall’azienda per completare la dismissione degli impianti si spingerebbe fino all’autunno: tra ottobre e novembre 2022 per la precisione. Caffaro Brescia - salvo modifiche dell’ultim’ora - resterà dunque a presidiare il sito di via Nullo per un altro anno. Non per produrre: gli impianti hanno e continueranno a mantenere i motori spenti (la società è infatti ormai in liquidazione). Ma finché il presidio resterà - e dunque proseguiranno le operazioni di smantellamento degli impianti in capo all’azienda - continuerà a occuparsi del funzionamento della barriera idraulica (ovvero il sistema di pozzi che forma una sorta di diga anti-veleni e che va ulteriormente integrato).

 Se da un lato la notizia fa tirare un sospiro di sollievo nel breve termine, dall’altro va a posticipare un tema chiave che comunque si ripresenterà: chi, da quando Caffaro Brescia se ne andrà definitivamente a quando la messa in sicurezza e bonifica dell’area cuore del Sito di interesse nazionale sarà completata, si farà carico di gestire e mantenere attivo quel presidio di sicurezza per la città? Il sindaco Emilio Del Bono, durante la Commissione Ambiente andata in scena ieri, lo ha detto chiaramente: «È evidente che la questione andrà affrontata contestualmente alla gara, che rappresenta un punto di svolta». Certo è che si tratta di un Sin, dunque la competenza amministrativa sta nelle mani del Ministero della transizione ecologica, ma è chiaro che bisognerà individuare una società, un ente o degli operatori che possano occuparsene nella quotidianità. La querelle, del resto, si trascina da anni e (non a caso) a sottoporla agli amministratori per primi sono stati i sindacati, a partire da Patrizia Moneghini (Cgil): sono i lavoratori da anni in servizio proprio per Caffaro Brescia a detenere le competenze necessarie, a conoscere ogni meccanismo, ogni procedimento di quella struttura. Le competenze, insomma, ci sono: restano da costruire il contenitore e il metodo insieme ai Ministeri. Una sfida, questa, che rappresenta un unicum e che potrebbe fare scuola per molti altri Sin.

Ma il tema della barriera idraulica si intreccia anche con altre due partite: l’impegno dei privati e i tempi che separano il sito di via Nullo dalla bonifica, ovvero dieci anni (più uno, riservato alla gara). La trattativa tra azienda, Ministero e Procura - con l’aiuto dell’Arpa - per trovare la quadra su quali lavori (e in quanto tempo) Caffaro Brescia dovrà accollarsi è in corso. Tradotto: la ditta metterà mano alla diga anti-veleni.

Come? Le opzioni sul tavolo sono due: iniziare a fare funzionare i piezometri esistenti, emungendo l’acqua e trattandola, metodo che farebbe un po’ da «prova generale» per la fase successiva, ovvero la realizzazione di altri due pozzi a sud dello stabilimento in grado di ottimizzare la «diga», così da impedire alle acque contaminate di disperdersi ulteriormente. Se così fosse, per l’intervento sulla barriera idraulica servirebbero due anni e un esborso che varia tra i tre e i quattro milioni di euro. La seconda opzione, invece, se tecnicamente percorribile, accelererebbe questi tempi perché andrebbe a concentrarsi subito sulla realizzazione dei due nuovi pozzi, tralasciando i piezometri esistenti. L’intesa sarebbe sempre più vicina, tanto che le parti coinvolte si spingono a ipotizzare un passaggio formale «entro la fine del mese».

Quel che pare certo, comunque, è che l’intervento sulla barriera idraulica (il più urgente per la città, altrimenti costretta ancora ad assistere al viaggio incessante di Pcb, cromo esavalente e metalli pesanti oltre i confini della cittadella industriale) a livello temporale scorrerà parallelo al maxi bando per la bonifica dell’area, gara che sarà indetta tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre e che durerà tra nove e dodici mesi (con l’incognita ricorsi). La conferma arriva direttamente dal commissario straordinario per il Sin, Mario Nova: «Dovremmo costruire una struttura per gestire l’operatività della gara. C’è la necessità di acquisire al più presto i dettagli dell’impegno del privato, così da stralciare quelle opere dal piano complessivo. Ma l’intervento sui pozzi è prioritario e, se sostenuto dall’azienda, sarà realizzato durante la gara».

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