Caffaro Brescia resta fino al 2022: barriera sotto i ferri
Addio ri-posticipato per Caffaro Brescia. Di certo di altri sei mesi (la richiesta di proroga della cassa integrazione per i pochi dipendenti rimasti in servizio traguarda stavolta a marzo), ma l’arco temporale previsto dall’azienda per completare la dismissione degli impianti si spingerebbe fino all’autunno: tra ottobre e novembre 2022 per la precisione. Caffaro Brescia - salvo modifiche dell’ultim’ora - resterà dunque a presidiare il sito di via Nullo per un altro anno. Non per produrre: gli impianti hanno e continueranno a mantenere i motori spenti (la società è infatti ormai in liquidazione). Ma finché il presidio resterà - e dunque proseguiranno le operazioni di smantellamento degli impianti in capo all’azienda - continuerà a occuparsi del funzionamento della barriera idraulica (ovvero il sistema di pozzi che forma una sorta di diga anti-veleni e che va ulteriormente integrato).
Ma il tema della barriera idraulica si intreccia anche con altre due partite: l’impegno dei privati e i tempi che separano il sito di via Nullo dalla bonifica, ovvero dieci anni (più uno, riservato alla gara). La trattativa tra azienda, Ministero e Procura - con l’aiuto dell’Arpa - per trovare la quadra su quali lavori (e in quanto tempo) Caffaro Brescia dovrà accollarsi è in corso. Tradotto: la ditta metterà mano alla diga anti-veleni.
Come? Le opzioni sul tavolo sono due: iniziare a fare funzionare i piezometri esistenti, emungendo l’acqua e trattandola, metodo che farebbe un po’ da «prova generale» per la fase successiva, ovvero la realizzazione di altri due pozzi a sud dello stabilimento in grado di ottimizzare la «diga», così da impedire alle acque contaminate di disperdersi ulteriormente. Se così fosse, per l’intervento sulla barriera idraulica servirebbero due anni e un esborso che varia tra i tre e i quattro milioni di euro. La seconda opzione, invece, se tecnicamente percorribile, accelererebbe questi tempi perché andrebbe a concentrarsi subito sulla realizzazione dei due nuovi pozzi, tralasciando i piezometri esistenti. L’intesa sarebbe sempre più vicina, tanto che le parti coinvolte si spingono a ipotizzare un passaggio formale «entro la fine del mese».
Quel che pare certo, comunque, è che l’intervento sulla barriera idraulica (il più urgente per la città, altrimenti costretta ancora ad assistere al viaggio incessante di Pcb, cromo esavalente e metalli pesanti oltre i confini della cittadella industriale) a livello temporale scorrerà parallelo al maxi bando per la bonifica dell’area, gara che sarà indetta tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre e che durerà tra nove e dodici mesi (con l’incognita ricorsi). La conferma arriva direttamente dal commissario straordinario per il Sin, Mario Nova: «Dovremmo costruire una struttura per gestire l’operatività della gara. C’è la necessità di acquisire al più presto i dettagli dell’impegno del privato, così da stralciare quelle opere dal piano complessivo. Ma l’intervento sui pozzi è prioritario e, se sostenuto dall’azienda, sarà realizzato durante la gara».
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