Fanghi contaminati: la ricostruzione del caso Wte, dall'inizio
«Siamo sinceri, lo sappiamo: avete disintegrato l’ambiente». «Lo so, io ho fatto il delinquente consapevolmente». È solo uno stralcio delle inquietanti intercettazioni emerse dall’inchiesta della Procura di Brescia che ha messo nel mirino l’azienda Wte srl. Intercettazioni che, con gli audio originali, sono state riproposte nella puntata di ieri di Messi a fuoco su Teletutto, condotta dal giornalista Andrea Cittadini.
Quindici indagati a piede libero e 12 milioni di euro sotto sequestro, oltre a tre impianti di riciclaggio a Calcinato, Calvisano e Quinzano. I magistrati contestano alla società presideuta da Giuseppe Giustacchini la vendita di 150mila tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti, spacciati per fertilizzanti e smaltiti su tremila ettari di terreni agricoli nel Nord Italia. I reati di cui la Wte dovrà rispondere sono traffico illecito di rifiuti e gestione di rifiuti non autorizzata.
Ricostruiamo la situazione, dall’inizio.
I precedenti
La vicenda non è certo nuova per gli abitanti di quei paesi, che da più di 10 anni segnalano, anche sottoforma di esposti e denunce, la presenza costante e insopportabile di odori nauseabondi. «Solo noi sappiamo cosa abbiamo vissuto - racconta Laura Corsini, presidente del comitato Cittadini di Calcinato e ospite in collegamento negli studi di Teletutto -. Nelle nostre case per anni è entrato un odore acre, che brucia il naso e la bocca, come fosse gas». Un disagio grave, come testimoniato anche da altri residenti.
«Di questo caso ci occupiamo da anni - spiega Fabio Cambielli, direttore del dipartimento bresciano di Arpa Lombardia -, sollecitati dai tantissimi esposti per molestie olfattive. Abbiamo effettuato diversi controlli, in media uno o due all’anno, e in alcuni casi è stata riscontrata una gestione non corretta dei fanghi in ingresso». Nel merito di quest’indagine, Arpa ha eseguito analisi approfondite e campionamenti, in collaborazione con i Carabineri forestali. I dati emersi sono «impressionanti», come scrive il gip Elena Stefana nell’ordinanza: «Nei campioni dei gessi in uscita dall’azienda e in spargimento le sostanze inquinanti (fluoruri, solfati, cloruri, nichel, rame, selenio, arsenico, idrocarburi, zinco, fenolo, metilfenolo e altri) erano decine, se non addirittura centinaia di volte superiori ai parametri di legge».
I fanghi, il trattamento e i gessi
Wte srl, fondata nel 1997, si occupa di progettazione, costruzione e gestione di impianti di recupero rifiuti, nonché della produzione di fertilizzanti, ammendanti e correttivi per l’agricoltura. È nei suoi stabilimenti che avviene il trattamento dei cosiddetti fanghi da depurazione.
Come funziona? Il trattamento dei fanghi consiste nell’aggiunta alla biomassa di calce (ossido di calcio) per dar vita all’idrolisi basica, che consente una sostanziale igienizzazione e abbattimento dei batteri. In seguito, il pH viene riportato alla neutralità con l’addizione di acido solforico, innescando una reazione chimica che fa precipitare i reagenti in solfato di calcio. La norma regola sia la percentuale di correttivi, sia i tempi di reazione, che vanno rispettati con rigore. Il risultato sono i gessi di defecazione da fanghi: fertilizzanti per l’agricoltura che, derivando dal recupero di rifiuti, possono essere considerati prodotti End of Waste (rifiuto cessato).
Come riscontrato durante i controlli, negli impianti Wte questo trattamento non veniva eseguito correttamente. Si legge negli atti che la violazione più grave era «l’omesso utilizzo dell’ossido di calcio». Tradotto: i fanghi non venivano igienizzati. Ciò non avveniva per errore o dimenticanza, ma era frutto di «una consapevole strategia aziendale» per ridurre al minimo i costi e massimizzare il profitto. Per risparmiare, negli stabilimenti venivano usati reagenti più economici, come il solfato di calcio e il filler, che non hanno la stessa efficacia. Con questo stratagemma, però, Wte riusciva a produrre rifiuti che in sede di analisi riuscivano a rispettare i requisiti minimi per essere qualificati come gessi di defecazione, di fatto indistinguibili da quelli autentici. Al tempo stesso, la società riusciva a risparmiare ingenti somme ed essere molto competitiva sul mercato.
Le conseguenze
Il primo grave effetto della condotta della Wte è l’inquinamento del terreno agricolo, ma se lo spandimento fosse stato ripetuto nel tempo, potrebbe aver subito danni anche la falda acquifera. «È un rischio che va verificato» secondo Cambielli, direttore Arpa, che aggiunge: «Non escludo che in futuro saremo chiamati ad approfondire anche questo aspetto».
Per quanto riguarda le conseguenze sulla salute, per ora, non ci sono studi che dimostrino con certezza la correlazione tra i miasmi e l’incidenza di tumori sulla popolazione residente. Certo è, però, che un primo studio sugli abitanti di Calcinato, in particolare della frazione di Calcinatello, esiste già ed è stato fatto nel 2016 dall’Osservatorio epidemiologico dell’Agenzia per tutela della salute di Brescia, proprio sull’onda delle segnalazioni da parte dei cittadini. Dall'analisi è emerso un eccesso di mortalità nei maschi per tumori maligni di laringe, trachea, bronchi e polmoni, con un aumento, rispetto alla media di Ats di ben il 55%. In generale quello delle malattie respiratorie riguarda l’intera popolazione, giovane e anziana.
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