Fanghi inquinati nei campi, Arpa: «Verificare rischi per falde»

Le parole del direttore Cambielli all'indomani del sequestro di tre stabilimenti della Wte a Quinzano, Calvisano e Calcinato
DANNI NON SOLO ALL'AMBIENTE
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«La prima matrice interessata dall’inquinamento è il terreno agricolo. È chiaro però che se lo spandimento fosse ripetuto nel tempo, i veleni potrebbero arrivare in falda».

Fabio Cambielli, direttore del Dipartimento bresciano di Arpa Lombardia, in questo caso parla in linea teorica, («sul caso specifico - dice - attendiamo gli sviluppi dell’inchiesta») e qualora i fanghi conferiti nei campi agricoli non siano stati trattati correttamente, come da accusa della Procura, facilmente l’inquinamento può aver intaccato anche le acque sottostanti i terreni. «È un rischio che va verificato - aggiunge - e in questo caso essendoci un procedimento penale in corso le attività di Arpa sono coordinate dalla Procura in sinergia con i Carabinieri forestali. Non escludo che in futuro saremo chiamati ad approfondire anche questo aspetto».

I controlli all’attività della Wte e a tutti gli stabilimenti dell’azienda (tre quelli finiti nelle scorse ore sotto sequestro, a Quinzano, Calvisano e Calcinato) in questi ultimi anni non sono mancati, sia per le caratteristiche proprie dell’attività della società messa sotto sequestro, che opera nel settore del recupero dei rifiuti, ma anche per i tanti esposti di cittadini e comitati, che negli anni hanno spesso denunciato per i forti miasmi. «Questi sono impianti che di norma - aggiunge Cambielli - sono controllati. Ma non sono mancate le attività straordinarie da parte di Arpa, intervenuta perché chiamata sia dai cittadini e qualche volta anche dai sindaci. Il merito di questa attività d’indagine va al gruppo dei Carabinieri forestali cui Arpa ha prestato l’attività tecnica e l’analisi dei campioni».

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