A Brescia gli ultimi due anni sono stati i più caldi di sempre
Domani si concluderà il secondo anno più caldo di tutta la serie storica bresciana, iniziata nel 1949. I dati forniti da Nicola Gelfi, responsabile dell’osservatorio installato presso l’istituto Pastori, consegnano al 2023 una poco lusinghiera medaglia d’argento, alle spalle del 2022, che si conferma l’anno più caldo di sempre. Sul terzo gradino del podio troviamo il 2003, seguito dal 2007 e dal 1994.
A conti fatti, l’ultimo biennio è stato il più caldo dall’inizio delle rilevazioni, a riprova di un cambiamento climatico i cui effetti sono evidenti anche su scala locale.
Il bilancio
Nel corso del 2023 abbiamo assistito a frequenti ondate di caldo anomalo, condite da alcuni record clamorosi: i +31,3°C misurati il 9 ottobre rappresentano un picco senza precedenti per il periodo, così come i +20,2°C rilevati pochi giorni fa, nel pomeriggio del 23 dicembre. Meritano un cenno anche i +37,8°C raggiunti il 25 agosto, mentre la temperatura più bassa dell’anno, pari a -5,7°C, risale all’alba del 10 febbraio.
Da segnalare le frequenti incursioni dell’anticiclone subtropicale africano, che a più riprese ha abbracciato il Nord Italia, portando temperature nettamente superiori alla media in ogni stagione. Poche, e di breve durata, le parentesi fredde: la più rilevante è arrivata durante la seconda decade di maggio, con nove giorni caratterizzati da temperature inferiori alla media del periodo.
Se il bilancio termico vede il predominio quasi assoluto del caldo anomalo, la situazione cambia se analizziamo la piovosità. Dal 1° gennaio ad oggi, nel pluviometro dell’istituto Pastori, sono caduti 923,6 millimetri di pioggia, a fronte di una media annua di 981,5 millimetri. Si tratta di un deficit pluviometrico trascurabile, che ci ha permesso di voltare pagina dopo la siccità senza precedenti dell’anno scorso (il 2022 entrò in archivio con un accumulo complessivo di soli 519,2 millimetri).La distribuzione delle piogge, tuttavia, non è stata omogenea: lunghi periodi secchi si sono alternati a parentesi perturbate. Luglio, con 199,5 millimetri, è stato il mese più piovoso, mentre all’ultimo posto troviamo febbraio, con 0,2 millimetri.
Neve sparita
Per quanto riguarda la neve in città, poco o nulla da segnalare: a Brescia è caduto qualche fiocco durante la mattina del 19 gennaio scorso, con un sottile velo bianco sulle superfici più fredde: quest'inverno invece un solo evento degno di nota, il 30 novembre in Maddalena. Negli ultimi anni, in pianura padana, si è verificato un vero e proprio crollo della nevosità: a Mompiano, dal 2019 al 2023, sono caduti solo 15 centimetri di neve, a fronte dei 194 centimetri misurati dal 2008 al 2013. Le disastrose grandinate estive, con chicchi di notevoli dimensioni e gravi danni in varie zone della provincia, completano il quadro di un 2023 che, nel complesso, è rimasto ben lontano dai binari della normalità.
Una precisazione: quando si parla di clima è importante avere uno sguardo d’insieme, non basta analizzare una singola stagione o un singolo anno. Ecco perché la top ten degli anni più caldi della serie storica bresciana merita uno sguardo attento: i primi dieci posti sono interamente occupati da annate comprese tra il 1994 e il 2023. Negli ultimi tre decenni la velocità del cambiamento in atto è aumentata e gli anni più recenti, in particolare, hanno fatto registrare un ulteriore, deciso rialzo termico, che non lascia ben sperare per il futuro.
Grandine

Il caldo anomalo, oltre ad essere la spia di un cambiamento climatico sempre più evidente, comporta una serie di problemi legati al rischio di eventi atmosferici violenti. Rilevare temperature superiori alla media, soprattutto durante la stagione estiva, significa fornire all’atmosfera una gran quantità di energia, che in alcune occasioni trova una valvola di sfogo in fenomeni potenzialmente distruttivi. Il caldo, da solo, non basta: nel 2003 la nostra città visse un mese di agosto bollente, ma non si verificarono temporali degni di nota.
Serve il cosiddetto «innesco», ovvero un fattore in grado di rendere instabile l’atmosfera, proprio come è accaduto più volte durante l’estate 2023: un lieve cedimento dell’alta pressione, o l’arrivo di correnti relativamente fresche, può provocare forti contrasti atmosferici, con tutte le conseguenze del caso. Purtroppo quest’anno la pianura bresciana è stata duramente colpita dalla grandine, con chicchi di grandi dimensioni, in particolar modo tra il 24 e il 25 luglio.
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di supercelle e trombe d’aria, ma non bisogna trarre conclusioni affrettate e imputare questi eventi solo ed esclusivamente al cambiamento climatico in atto: si tratta di fenomeni che in pianura padana esistono da sempre, come dimostrano le cronache dei primi del Novecento. Ad essere cambiata, a causa delle temperature superiori alla media, è la quantità di energia a disposizione dell’atmosfera e, di conseguenza, l’intensità e la frequenza degli eventi estremi, proprio come le grandinate che pochi mesi fa hanno flagellato la nostra provincia.
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