Cultura

Badiucao declama il diario di un residente di Wuhan

Così l'artista dissidente cinese ha accolto a Santa Giulia i visitatori della sua prima mostra personale «La Cina non è vicina»
BADIUCAO PER LA PACE
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Seduto su una sedia usata per le torture, legge in cinese un diario di un residente di Wuhan, la prima città al mondo in cui è stato rilevato il coronavirus. Lo fa per ore, fino a quando il suo corpo e le sue forze glielo consentono.

Con questa esibizione in prima persona l’artista attivista cinese Badiucao accoglie i visitatori bresciani alla sua prima personale al museo di Santa Giulia. «La Cina non è vicina», questo il titolo del percorso espositivo (visitabile con prenotazione fino al 13 febbraio) che ripercorre la sua attività artistica, dagli esordi alle opere più recenti in risposta alla crisi sanitaria.

Tra i temi affrontati le violazioni dei diritti umani, la censura inflitta ai cinesi sulle informazioni sul covid, la repressione del dissenso in Myanmar durante il colpo di stato militare del 2021, l’assimilazione culturale forzata degli Uiguri, le proteste degli ultimi anni che hanno visto la popolazione di Hong Kong battersi per contrastare la linea politica governativa.

E in centinaia sono arrivati in via Musei nonostante la pioggia battente per l’evento di punta del Festival della Pace, che puntellerà la città di iniziative dal 12 al 28 novembre. Proprio nell’ambito del festival, domenica mattina al centro missionari saveriani si è invece tenuta l’inaugurazione della mostra fotografica «No More Silence, nome in codice Caesar», dove vengono esposte cruente immagini di detenuti siriani torturati e uccisi nelle carceri sotto la dittatura di Assad. Gli scatti - realizzati tra il 2011 e il 2013 da un fotografo forense – conducono il visitatore alla scoperta di un mondo sconosciuto senza filtri. La mostra ad ingresso libero rimarrà aperta fino al 21 novembre.

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