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Il Brescia e gli attaccanti da ritrovare

Nella perdita del primato offensivo delle rondinelle pesa l’attuale scarso apporto delle punte: Bajic a secco da oltre 2 mesi
Riad Bajic a secco dalla gara contro il Como - Foto © www.giornaledibrescia.it
Riad Bajic a secco dalla gara contro il Como - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un gol nelle ultime tre partite è un fatturato che ha tolto al Brescia non solo il primato in classifica, ma anche il titolo di squadra più prolifica del campionato. Domenica è stato certificato il sorpasso del Lecce con 29 reti, contro le 27 dei biancoblù. È un problema sistemico, ed è al contempo una questione di singoli. Fatto sta che l’ultimo gol su azione «pura» risale all’81’ del 20 novembre (Bertagnoli al Menti di Vicenza), mentre il colpo di testa di Cistana a Parma è nato sugli sviluppi immediati di un calcio d’angolo. Capire perché una squadra non segni, o - meglio - abbia smesso di farlo nell’ultimo periodo, dopo un inizio di stagione roboante, non è questione da poco.

Nelle ultime due uscite casalinghe con Pisa e Monza (due sconfitte, zero gol fatti) ha inciso in parte lo spaesamento tattico generato dai cambi di modulo. Il risultato: Brescia mai veramente pericoloso in 180 minuti. Zero tiri contro i toscani, pochissime conclusioni domenica scorsa. Le responsabilità non possono gravare solo sui centravanti e su chi li ha supportati. Chi giostra in attacco è generalmente pericoloso quando riceve una mole di palloni sufficiente. E così, recentemente, non è stato. È un po’ il «paradigma Balotelli al Brescia».

Tralasciando tutto ciò che fu extra-campo, a livello tecnico si può davvero ritenerlo responsabile della sterilità delle rondinelle nella serie A 2019-2020, al pari di Donnarumma e Torregrossa, o forse è bene anche osservare che quella squadra faticava immensamente a passare la trequarti offensiva? È altresì vero che gli attuali terminali offensivi delle rondinelle non sono degli sfonda-reti. Moreo, miglior marcatore della Leonessa con 4 centri, è andato in doppia cifra in campionato una sola volta in carriera, in LegaPro, con il Venezia (10 nel campionato 2016-2017, con Inzaghi in panchina). Lo stesso numero 9, a inizio stagione, ha affermato di voler iniziare a ritoccare verso l’alto il proprio fatturato.

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In Italia, Bajic ha realizzato 12 reti con l’Ascoli, la passata stagione. Proprio il bosniaco, con 3 marcature, l’ultima il 3 ottobre al Como, è il secondo miglior realizzatore del Brescia, assieme a Palacio - altro giocatore da cui non è lecito aspettarsi cascate di gol - e Bertagnoli, che è un centrocampista. Il miglior attacco, quello del Lecce, pare invece seguire il «paradigma Brescia di Corini». Con due punte calde come stufe come Strefezza (9 reti, top scorer della cadetteria) e Coda (8). Se si considera la distribuzione dei gol segnati dalle rondinelle, visti i recenti sviluppi, non si può affermare che la cosiddetta cooperativa del gol sia per forza preferibile a un assetto più gerarchico. Tant’è vero che, proprio nelle ultime uscite, si è percepita l’assenza di uno stoccatore. Il classico giocatore che va a bersaglio anche quando si crea meno dell’auspicato.

Accantonati i problemi fisici, un profilo candidabile a questo ruolo ci sarebbe. E non è necessario risalire molto nel tempo per immaginare di potersi fidare di lui. Florian Ayé viene da una stagione da 16 timbri in campionato. Realizzati in velocità, in campo aperto, d’opportunismo, nella stragrande maggioranza dei casi di prima. È un giocatore che può reggere il 4-3-2-1, se non gli si chiede di essere riferimento sulle palle alte. La sua specialità è attaccare la profondità e gli spazi. Nell’anno in A era un brutto anatroccolo, in quello successivo s’era trasformato in principe del gol. Adesso è nell’oblio. E se per Flo fosse tempo di rinascita?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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