Il Brescia doubleface nel quale certezze e dubbi vanno in coppia

Il Brescia come una specie di strano caso alla Benjamin Button. Solo che se nel film mister Button nasceva vecchio per morire bambino, la squadra di Pippo Inzaghi più vince e si accredita come big, meno si sente sicura di se stessa. E anziché aggiungere certezze a certezze, fa sorgere dubbi. E il tema è proprio questo: passate 16 giornate, sono più le prime o i secondi?
Ogni volta che si arriva a un punto che anche solo vagamente somiglia a un bivio, il Brescia sbaglia l’imbocco. Stavolta, ne ha sbagliati due in nove giorni tra la partita con il Pisa e quella con il Monza e l’intermezzo felicissimo contro il Parma, resta sullo sfondo. Alla luce delle due pallidissime e inspiegabili prove casalinghe che avrebbero dovuto segnare una prima svolta importante. Avevamo già trattato il punto parlando di autostima: forse che dal di fuori si crede più nella squadra di quanto la squadra stessa e l’allenatore non credano in loro? È come se ci fosse paura a lasciarsi andare.
Pragmatismo
Ma occorre andare anche un po’ sul pratico: perché serve guardare in faccia la realtà, interrogarsi e darsi risposte. Senza nascondersi dietro a un (più che) lusinghiero terzo posto che, chissà, nel prossimo fine settimana potrebbe anche tornare a essere una pole position. Ecco qui: siamo di fronte a una squadra che veleggia ad altissima quota sin dagli albori della stagione, eppure a farci delle domande e cercare di capire quale sia il malessere di fondo. È un paradosso, ne siamo consci. Ma il bipolarismo del quale il Brescia soffre tra casa e trasferta, va affrontato se l’obiettivo è vincere. E nell’analisi del bipolarsimo suddetto, il focus principale non è sui risultati: bensì sull’interpretazione, sull’impostazione, sulle letture, sulle scelte. A costo di sembrare ingenerosi. Ma una sintesi va trovata per evitare il rischio di perdersi in un bicchier d’acqua e andare in tilt.
Rischi
Altrimenti si rischia di fare come con l’Italia: a forza di festeggiare il titolo europeo e di contare i record chiudendo un occhio sui problemi, senza accorgerci ci siamo ritrovati a un dentro o fuori per accedere ai Mondiali. La luce va tenuta accesa, come del resto è sempre stato fatto seppur mantenendola soffusa con qua e là sommessi riferimenti alla richiesta di una miglior organizzazione nella quale incanalare il potenziale dei singoli. Immaginando che alcuni risultati anche fortunati, avrebbero agevolato Inzaghi nella ricerca di una identità di gioco. Ma passi avanti - quando c’è da fare la partita - non ce ne sono stati. E anzi si è registrata una involuzione di cui 3 punti in 3 partite sono la fotografia.Si era concessa un’attenuante al vincente - ma brutto - Brescia contro il Pordenone alla luce del tour de force dal quale le rondinelle erano reduci. Ne avevamo fatto una questione di spremitura fisica e mentale. Ma poi è arrivata la sosta, quindi le partite con Pisa e Monza di fronte alle quali abbiamo osservato una squadra tremolante e pure emotiva: un conto è mostrarsi umili e rispettosi degli avversari, un altro è mostrarsi quasi «tapini» (e guardacaso la fortuna non sta nemmeno più aiutando, vedi il primo gol del Monza) mettendo subito in mostra i propri limiti.
Scelte
Ma non è corretto richiamare soltanto le responsabilità (a fronte dei meriti che naturalmente ha: 30 punti non sono un caso) dell’allenatore in quel che la sua squadra non riesce più a esprimere e nella regressione. Senza dubbio, qualcosa di meglio già con quel che c’è si potrebbe fare: non è una suggestione, ma è quel che il Brescia a inizio stagione offriva che ce lo dice. Ma altrettanto senza dubbio, a questa squadra qualche cosa manca per un salto. C’è da agire sul centrocampo e c’è probabilmente da operare anche sull’attacco dove manca una punta-punta.
Inzaghi ha una rosa abbondante, ma le sue scelte non sono «inclusive» e pare fidarsi di non più di 15-16 giocatori che certe volte vengono snaturati e adattati pur di non rinunciarvi. Poco coraggio a uscire dal seminatoo poca qualità diffusa a dispetto della quantità? Domande a cui bisognerà dare una risposta per non sbagliare a gennaio. Non è stato un dopo partita facile quello col Monza e Cellino era irritato. Pur in una inquietudine di fondo, è tornata un po’ di calma e la testa è alla Spal dell’ex Clotet: il peso è quello di un big match che è bene non sbagliare. Davanti c’è una settimana tosta, anche di riflessioni e autocritica all’insegna dei nervi saldi e del realismo: ognuno per la sua parte, ma tutti dalla stessa parte. Che a fare da filo conduttore ci sono pur sempre 30 punti.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
