Colbrelli, il «secondo» divenuto campione: «È il mio anno magico»
Sonny Colbrelli ci ha messo anni per levarsi di dosso quella fastidiosa etichetta di «eterno secondo». Ma adesso che ha capito come si passa all’incasso anche nelle gare più prestigiose, non ha intenzione di fermarsi in un 2021 che ha qualcosa di magico. Per lui e per tutto lo sport italiano e bresciano in particolare dopo le medaglie olimpiche di Marcell Jacobs (due ori tra 100 e 4x100) e Vanessa Ferrari (argento al corpo libero). «Non ci avevo pensato - sorride il ciclista di Casto, nuovo campione europeo -. Ci sono stati tanti bresciani vincenti nel 2021. A questo punto spero che non sia finita...».
Il riferimento è al Mondiale che si corre in Belgio, nelle celebri Fiandre, domenica 26 settembre. Non avrebbe mai pensato, un anno fa, eppure all’appuntamento iridato arriva nel lotto dei papabili. Magari non tra i favoritissimi, di certo tra quelli che i big del ciclismo marcano stretto. Non poteva essere altrimenti dopo un anno che al valsabbino ha riservato già il titolo italiano colto a Imola nel giugno scorso e quello continentale vinto a Trento l’altro giorno (oltre al Tour del Benelux, seconda corsa a tappe vinta in carriera a sei anni dalla precedente, il Tour du Limousin). Una sorta di dieci, cento, mille del ciclismo. In cui ovviamente il mille è quel Mondiale in cui con questa gamba, quella con cui ha tenuto botta ad Evenepoel per poi batterlo allo sprint, potrà dire la sua.
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«Alla fine il belga a Trento è come se mi avesse tirato una lunga volata. Ma dopo la vittoria, le lacrime, le emozioni, ammetto che ho fatto fatica a prendere sonno. Il 2021 è il mio anno magico». Lo è già, potrebbe diventarlo ancor di più se riuscisse a infrangere anche il tabù iridato: mai un bresciano è riuscito a vincere la gara in linea dei professionisti, nello storico ci sono «solo» i due bronzi di Michele Dancelli a Imola nel ’68 ed a Zolder l’anno seguente. «Spero di mantenere questa forma - dice Colbrelli - perché il percorso mi solletica non poco. Ho sempre amato le Fiandre e ho sempre sognato di vincere una gara lì». Finora non ci è ancora riuscito in una delle grandi classiche del Nord, così come il successo di tappa in uno dei grandi giri è probabilmente ciò che gli manca dopo che in un sol colpo si è tolto lo sfizio di prendersi maglia tricolore e continentale.
Ma già i risultati di questa stagione hanno riabilitato una carriera in cui le vittorie (34, comprese gare a squadre e le due corse a tappe conquistate) ora iniziano a valere più dei secondi posti (sono ben 36, di cui 7 solamente quest’anno). Perché solo con certe affermazioni puoi scollarti quell’etichetta scomoda di eterno secondo, di corridore che fa 30 senza far 31, di velocista o passista che sbaglia sempre i tempi. Tutti retaggi del passato cancellati dall’Italiano di Imola, ma soprattutto dal campionato europeo vinto l’altro giorno a Trento. Con una tattica praticamente perfetta, con la lucidità di entrare da subito nel gruppetto giusto e poi la gamba per resistere al ritmo forsennato del rampante Evenepoel in salita, ben sapendo che allo sprint la bilancia pendeva proprio tutta dalla parte di Colbrelli.
Così hanno di colpo avuto senso tutti i sacrifici fatti fin da giovane, le prime soddisfazioni, l’acerrima rivalità con l’ex pro Nicola Ruffoni, con cui i duelli spesso erano più che rusticani. E poi hanno avuto senso le vittorie ottenute da Juniores con il Team Valsabbia di papà Frapporti, non a caso presente ieri a Trento per sostenere dal vivo Colbrelli. Come tanti altri amici del ciclismo, dall’U23 bresciano Michele Gazzoli ad Ignazio Moser (e la fidanzata-sorella d’arte Cecilia Rodriguez), dall’ex ciclista Filippo Pozzato a tanti altri che in queste ore non hanno mancato di celebrare la sua impresa. E poi c’è la famiglia, con cui ha sempre condiviso gioie e dolori. Quella natìa e quella che ha creato - trasferendosi dalla sua Casto sul Garda, a San Felice - con la compagna Adelina, che negli ultimi anni ha regalato al valsabbino i figli Vittoria e Tomaso. Al traguardo è stata lei ad abbracciarlo e ad asciugargli le lacrime, già sgorgate anche dopo l’abbraccio con il ct Davide Cassani e il braccio destro Marco Velo. I quali, dopo il bailame di questi mesi, ora sognano con Sonny il colpo di coda iridato.
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