Calcio

Tre punti e a capo, l’Union Brescia riparte dal gruppo

Corini ha puntato sulla compattezza: ora la riconquista di casa e il recupero della vecchia guardia
L'esultanza dopo il gol alla Dolomiti Bellunesi - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
L'esultanza dopo il gol alla Dolomiti Bellunesi - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Dopo l’abbuffata, il detox. Dopo una settimana strapiena di incertezze, disorientamento, tensioni, interrogativi nella quale è maturata la prima vera manovra di assestamento e consolidamento nel comparto sportivo, l’Union Brescia ha ritrovato la sua calma. E il modo di metterci tre punti per andare a capo.

Senza cancellare ciò che è stato fatto prima, semmai andando a «pulire» per ritrovare la vera gemma che appartiene a Balestrero e compagni e sulla quale anche Aimo Diana, fino a che c’erano stati i presupposti, aveva sempre puntato: il gruppo.

Ora nelle mani di Eugenio Corini che proprio dal valore di fondo dell’Union Brescia è ripartito iniziando a metterci del suo.Il blitz a casa Dolomiti Bellunesi, è valso molto più dei tre punti che sono stati iscritti in classifica. Sono stati una risposta. A chi? Prima di tutto a se stessi.

E già che ci siamo a un campionato che ha una squadra, il Vicenza, che corre da sola e poi un gruppo di terrestri che si giocano la possibilità di prendersi la gloria attraverso la via secondaria dei play off. Come può cambiare la percezione delle cose in pochi giorni: è bastato un ricircolo d’aria per spazzare via la foglia di fico circa le ambizioni societarie, che sono quelle di un salto da provare a cercare subito, e inquadrare la classifica con un senso di fiducia.

Eugenio Corini - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
Eugenio Corini - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it

In un colpo solo il Brescia ha ritrovato tre punti e accorciato di due lunghezze sul Lecco secondo mentre dietro il Cittadella ha rallentato, l’Alcione Milano pure e le velleità dell’Inter Under 23 possono essere spente proprio lunedì sera. Quando i biancoblù saranno in missione per riuscire a stapparsi anche in casa dove il problema è oggettivo ed è di natura emotiva.

Lavoro principale

Ed è proprio sulle corde emotive che Eugenio Corini ha iniziato ad analizzare il paziente Brescia. In attesa di potersi dedicare ad altro che non siano semplici accorgimenti, in attesa di poter lavorare in maniera più compiuta non appena l’infermeria si sarà svuotata, in attesa di poter accompagnare la squadra anche verso un progetto tattico che più lo rappresenti, il tecnico di Bagnolo sapeva che tutto non poteva che cominciare dalla conquista della fiducia di un gruppo che, al di là di un appannamento dentro una quotidianità minata in termini di tranquillità dalle tante defezioni, col precedente allenatore aveva sviluppato un rapporto solido.

Corini si è approcciato con rispetto, e molta umiltà, puntando sulla compattezza di un gruppo che ora come ora non può permettersi di sostenere troppi concetti tattici, ma che semmai ha bisogno che gli vengano restituite certezze.

Il filo

Trovate a Fontanafredda attraverso una condotta di particolare spessore caratteriale, senza isterismi. E mandando da subito, attraverso un’interpretazione che chiedeva ordine eppure aggressiva, un messaggio chiaro – da Brescia – ai modesti avversari per la serie «qui oggi comandiamo noi».

Senza mai perdere il filo nemmeno quando le energie di un gruppo ridotto all’osso iniziavano a venir meno. Ed è proprio nelle difficoltà, proprio specchiandosi nell’ultimo difficoltoso mese e mezzo, che il Brescia ha trovato la svolta firmata dal gladiatore del 2004 Cazzadori. Si è percepita la sintonia dei giorni migliori – anche intorno alla squadra: abbiamo rivisto il presidente Pasini con lo scintillio negli occhi dei primi giorni – come se i ragazzi si fossero guardati e si fossero detti: «Sì, siamo sempre noi». Pochi, ma ora anche con un Luca Vido in più.

Non è passato inosservato che più volte dalla panchina sia stato chiesto all’attaccante «ragazzo sensibile» come lo ha definito Corini, come si sentisse. Lui ogni volta ha alzato il pollice a mo’ di ok forse tenendo duro anche mentalmente e andando oltre una paura, magari inconscia, di forzarsi troppo dopo un lungo periodo di stop e frustrazione.

Corini ha riportato l’Union sulla strada maestra e ora, oltre alla vittoria in casa per chiudere bene il 2025 e pensare di poter condurre un mercato non dettato dalla frenesia, vanno rimessi a nuovo anche elementi della vecchia guardia come Balestrero e Di Molfetta: guardare al futuro non significa mai cancellare il passato e le radici.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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