Calcio

Tanti auguri a Marco Zambelli, nato il 22 agosto 1985

Allenatore della Primavera del Brescia Femminile ed ex difensore delle Rondinelle
Marco Zambelli ritratto dalla matita di Luca Ghidinelli
Marco Zambelli ritratto dalla matita di Luca Ghidinelli
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 22 agosto 1985 a Gavardo nasceva Marco Zambelli, attuale tecnico della Primavera del Brescia Femminile, ma soprattutto ex difensore delle Rondinelle, delle quali è stato pure capitano. Marco calcisticamente cresce nella primavera del Brescia, nella quale approda nel 2000 per poi passare nella prima squadra nel 2004. Giocatore eclettico, giocava prevalentemente terzino sulla fascia destra, ma all'occorrenza poteva essere schierato come difensore centrale, nonché come quinto di fascia nel 3-5-2.

Nel 2006 in un incontro con Gino Corioni ad Ospitaletto paventò al «Pres» (come era affettuosamente chiamato da giocatori, collaboratori e buona parte della tifoseria) la sua intenzione di voler smettere, adducendo al fatto che stava sempre male. Gino lo rincuorò e lo esortò a restare. Il rapporto con Corioni fu sempre molto caloroso. Si volevano bene e Marco vedeva nel Presidente, prima ancora che un datore di lavoro, un amico ed una sorta di padre con cui sfogarsi e confidarsi.

Obbedì. Restò al Brescia, di cui era innamorato, fino al 26 giugno 2015 giorno in cui l'amministratore delegato Rinaldo Sagramola annunciò che il giocatore, dopo 299 presenze con la maglia delle Rondinelle, aveva rescisso il contratto che lo legava al sodalizio azzurro. In una intervista al Giornale di Brescia dichiarò che prese questa decisione  «perché non c'era più Gino». Bellissima fu una sua dichiarazione, sempre in quell'intervista: «E' la testa che muove tutto, tanto che un'altra cosa ho capito: quella sera che Mancini (all'epoca allenatore dell'Inter) venne a vedermi  io mi stirai ed a inizio secondo tempo non rientrai dagli spogliatoi. Era un infortunio nato dalla testa: non volevo andare via».

Auguri Marco, capitano e rondinella dentro.

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