Calcio

Stadio Rigamonti, se Cellino non paga entro oggi scatta lo sfratto

Dopo l’eventuale revoca della concessione lunedì, si aprirebbe la strada per il passaggio di testimone con il «nuovo» Brescia targato Pasini
Lo stadio Mario Rigamonti - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Lo stadio Mario Rigamonti - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
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Oggi è il d-day. O sul conto corrente del Comune si palesa il saldo del canone d’affitto del Rigamonti (218.182,12 euro, mora inclusa, insoluti da un anno), oppure lunedì la Loggia apporrà il timbro dello «sfratto», che decreterà un ulteriore passo verso il de profundis del Brescia Calcio: la revoca della concessione dello stadio alla società di Massimo Cellino. E mentre il ticchettio dell’orologio corre, una matrioska di incontri e di trattative parallele prepara il terreno per quella che sembra ormai una cartolina dal futuro: il «cambio d’epoca» dello storytelling biancazzurro per mano dell’uomo che ha l’hype del momento, ossia il presidente della FeralpiSalò Giuseppe Pasini. Il tutto passando da una manifestazione d’interesse che la Loggia è pronta a pubblicare dopo il pronunciamento del Consiglio federale, atteso il 3 luglio. Uffici e Avvocatura la stanno redigendo e sono a buon punto: le ultime valutazioni riguardano la durata.

Politica in campo

L'imprenditore Giuseppe Pasini - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
L'imprenditore Giuseppe Pasini - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

Un primo aggiornamento sul «Brescia gate» è stato trasmesso in diretta streaming dal Consiglio comunale di ieri, dove alle informazioni declamate in Aula si sono intrecciate quelle dietro le quinte, nei corridoi del Palazzo. Il gong della discussione è scoccato sulla scia dell’interrogazione depositata dal centrodestra: «Oltre un secolo di storia rischia di andare in fumo. Il personaggio che si è presentato come salvatore della patria, tale non si è rivelato: questa è stata una tragedia annunciata» sono le parole di Massimiliano Battagliola (Bs Civica). L’obiettivo era intercettare un aggiornamento diretto. Non solo per accertarsi che la Loggia non stia assumendo una postura alla don Abbondio, ma anche per carpire «quale sia la strategia politica» come aggiunge Giovanni Posio (FdI). Che chiede «se sono stati valutati interventi per preservare i titoli sportivi: dal nome al logo». Il messaggio ai naviganti è: si cerchi di salvare la carta d’identità calcistica della città.

La replica della sindaca

La sindaca Laura Castelletti - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
La sindaca Laura Castelletti - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

La sindaca Laura Castelletti non subappalta il timone. Ma chiarisce anche il perimetro d’azione del Comune: «Il presidente Pasini si è detto disponibile a pensare a un futuro per il calcio a Brescia, una sfida molto complessa per la quale si sta impegnando a coinvolgere la più ampia rete di imprenditori, così da fornire una realtà solida e costruire un progetto sociale». Spenti i riflettori, si fanno avanti i nomi seduti nella platea dei «big» protagonisti di questi giorni di caminetti a porte chiuse: la famiglia Bonomi potrebbe mettere sul piatto un sostegno concreto, a bordo dovrebbe esserci anche Daniele Scuola con la Dac e non è escluso il coinvolgimento diretto degli imprenditori che fanno parte dell’entourage di Pasini, mentre prosegue la moral suasion verso Beretta. Sia chiaro: di ufficiale, a ieri, non c’era ancora nulla. Ma le strizzate d’occhio, pur con riti scaramantici incorporati, lanciavano messaggi di ottimismo.

Dietro le quinte

La sindaca aggiunge un altro passaggio: «Per quanto riguarda loghi, nomi e colori della squadra, non è compito nostro interferire. Sono convinta però che il presidente Pasini abbia la sensibilità per capire quanto i simboli valgano». Sottotitolo: la questione identitaria non si sta sottovalutando. Non a caso, sono in corso le verifiche per capire quali nomi siano già registrati nell’anagrafe Figc: al momento, in pole ci sarebbe «Brescia Fc» (che sta per future club). Resta il fatto che il giro di boa sta nell’epilogo dell’affaire economico. Breve bigino: se Cellino oggi non rimetterà i conti in ordine, la concessione decadrà e lo stadio tornerà nella piena disponibilità del Comune. Nel frattempo, alla diffida inviata il 13 giugno per i canoni insoluti, dopo il sopralluogo di giovedì al Rigamonti, se ne è aggiunta una seconda per la carenza di manutenzione del manto erboso.

La strategia di Cellino

Massimo Cellino, foto d'archivio - Foto New Reporter Papetti  © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino, foto d'archivio - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it

Insomma, la vertenza sembra destinata a non essere così lineare: la società, infatti, rivendica di aver acquistato beni extra (dai faretti al gruppo elettrogeno, fino alle telecamere) che vuole monetizzare. Nessuno lo palesa, men che meno in Aula a microfoni aperti, ma è chiaro che l’obiettivo di Cellino sia chiudere questa partita andando a pari. Tradotto: fare valere i dichiarati «maggiori interventi» per pareggiare i conti con la Loggia. Ci sono però due variabili non indifferenti. La prima è che il Comune ha in tasca la caparra di circa 200mila euro versata dal Brescia Calcio, cifra che intende trattenere. La seconda è che in primis tutti i beni annoverati dal presidente come «extra costi» vanno inventariati (operazione in corso) con fatture (richieste) alla mano. E, poi, qualora siano ritenuti necessari e utili, il loro valore verrebbe stornato eventualmente dalla nuova fattura insoluta: quella (ancora da calcolare) relativa alla mancata manutenzione. Si va ai supplementari.

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