Calcio

Galazzi e Garofalo: due lati della stessa mediana del Brescia

Nuovi volti tra le rondinelle: il primo è più qualitativo il secondo quantitativo: «Ma siamo accomunati da passione e gran voglia»
Felici: Garofalo e Galazzi sono stati presentati ufficialmente - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Felici: Garofalo e Galazzi sono stati presentati ufficialmente - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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Più quantità, più qualità. Stessa zona del campo in cui operare, ma uno più votato alla fase difensiva e l’altro più all'offensiva. Però uno stesso denominatore comune: il sapersi trasformare, rispetto al proprio carattere, con gli scarpini ai piedi. Vincenzo Garofalo e Nicolas Galazzi, due dei volti nuovi già in gruppo, si presentano. E sono due biglietti da visita freschi come le loro facce da bravi ragazzi. Perché a contribuire a quel (per ora) 24,2 di media d'età, ci sono di diritto anche loro due: 22anni l’irpino, 21 il pavese. La forza e la voglia della gioventù per dimostrare che il Brescia non si è sbagliato a puntare sulla loro crescita. Tra chi questo percorso di crescita l’ha cominciato a balzi, quelli ordinati da Zdenek Zeman l’anno scorso al Foggia, e chi tra la solitudine dovuta dal Covid che l’ha costretto ad affrontare l’operazione al braccio e la successiva convalescenza senza il supporto della famiglia.

«Eh sì - sorride Garofalo - gli allenamenti col tecnico boemo li ricordo ancora... Con lui sono sicuramente migliorato, soprattutto sotto l’aspetto del palleggio tanto che sono anche riuscito a segnare 7 gol. Ma so che devo migliorare anche molto». «Quel periodo sfortunato dell’infortunio - afferma Galazzi che contro la Pro Patria nel novembre scorso si ruppe il radio del braccio destro - mi ha fatto maturare anche come uomo. Sono stati tre mesi duri, ma mi sono serviti per il carattere».

Percorso

Quel carattere che, visti in campo, fa a pugni con la loro carta d’identità e con quella timidezza di fondo che gli occhi, soprattutto di Garofalo, non tradiscono. «In campo però sappiamo trasformarci» dicono all’unisono affermando che ci siano un Vincenzo ed un Nicolas quando sono sull’erba e il loro alter ego nella quotidianità: «Fuori dal campo sono un ragazzo tranquillo - dice Garofalo - il contrario del guerriero che dicono io sia quando gioco a calcio. Quel calcio che resta la mia passione anche extra lavoro: mi guardo le partite di tutti i campionati». «Anch’io - gli fa eco Galazzi - fuori dal campo sono un altro ragazzo, ma il vero Nicolas è quello che si trasforma sul rettangolo da gioco. Seguo tutti gli sport, in special modo il tennis e lo sci. E vorrei imparare a suonare il piano. Oltre a finire l’università: vorrei laurearmi in scienze motorie».

Sul campo: Galazzi e Garofalo durante il ritiro - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Sul campo: Galazzi e Garofalo durante il ritiro - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it

E a proposito di campo, ecco come si definiscono sotto l’aspetto tattico: «Nasco mezzala - afferma Garofalo .- e la mia prima qualità è la corsa. Mi piace lottare, sudare la maglia in special modo in fase difensiva». «Io invece - fa eco Galazzi - nasco come esterno d’attacco ma nel corso degli anni ho arretrato la mia posizione in campo e da due anni gioco da interno, anche se mi ritengo duttile visto che l’anno scorso a Trieste ho ricoperto molti ruoli».

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Un ritiro estivo giudicato da entrambi «duro, ma positivo: mister Clotet chiede intensità», e l’impazienza che questa prima avventura in B cominci: «L’esperienza sui campi del Sud è formativa - constata Garofalo - me l’ha confermato anche Bisoli che partì dall’Andria. Un percorso come il suo? Magari, per me il capitano è un vero punto di riferimento». "Non vedo l’ora di confrontarmi con questa categoria - dice Galazzi - in una piazza importante come Brescia. Le pressioni? Mi stimolano, me l’hanno confermato i 35mila di Palermo nel match con la Triestina. Ho voglia di arrivare e cerco emozioni. Come quella dell’esordio in A al 'Maradona' di Napoli con il Venezia: un’emozione pazzesca per la quale non smetto di ringraziare mister Zanetti».

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