Calcio

Cessione Brescia: perché non c'è ancora l'intesa

Senza intesa col Fisco, rimpallo sull’iscrizione: Cellino chiedeva di vedere un deposito di garanzia entro ieri alle 12, ma gli investitori vogliono che a compiere i passi sia il club
Brescia calcio, la sede - © www.giornaledibrescia.it
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L’intenzione comune: un forte interesse a chiudere. La certezza: i tempi non stretti, di più. Il punto di caduta: quello delle 15 di venerdì, termine per ottemperare agli obblighi economici conditio sine qua non per pensare di iscrivere la squadra tra i professionisti. Lo stato dell’arte: un’intesa trovata tra il Brescia e gli investitori da mesi sullo sfondo. Il nodo: la mancanza di un accordo col Fisco. Come scioglierlo: con un’intesa che prevede che Cellino anticipi l’iscrizione con l’impegno della controparte a rimborsarlo ad accordo con l’Erario certificato. Cosa manca per la quadra rispetto all’«accordo ponte» proposto: la fiducia reciproca. Spettatori interessati: tantissimi, tra questi i tifosi con quelli della Nord che in qualche modo «allertati» circa la possibilità di notizie hanno rinviato la manifestazione di protesta che avevano organizzato per martedì. I punti oscuri: molti e tali da rendere la situazione surreale e teatro perfetto a far fiorire sospetti e suggestioni. Di seguito, in un contesto di silenzio riconducibile a un patto di riservatezza - incrociando fonti, indiscrezioni e confidenze - la ricostruzione delle posizioni del club e del cosiddetto «gruppo Marroccu».

Il club

Massimo Cellino, proprietario del Brescia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino, proprietario del Brescia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Come ogni trattativa, dalla più semplice alla più complessa, tra le parti va in scena una partita a scacchi. Ognuno cerca di strappare le condizioni migliori, con il rischio di far saltare il banco, scenario che in merito alla cessione del Brescia calcio non può essere escluso: un giorno e mezzo al gong per rispettare le scadenze.

In casa biancoblù nessuno parla in via ufficiale, ma i telefoni sono bollenti da giorni. Ci eravamo lasciati con le conferme - da parte di tutti gli attori - di una trattativa in discesa con l’ottimismo che ha resistito fino a tarda mattina, ieri. Dall’entourage di Cellino assicurano: «Il presidente ha fatto tutti i passi necessari per vendere il club. Ora non sta più a lui».

Ruota tutto ovviamente attorno al denaro. E alle condizioni economiche. «Anticipo i soldi per saldare le pendenze in scadenza il 6 giugno, ma gli investitori depositino su un conto corrente da un notaio lo stesso importo che mi sarà restituito una volta ottenuto il via libera dall’Agenzia delle Entrate» la linea celliniana. Si tratta di un passaggio che spesso avviene nel corso delle trattative con un notaio, figura di garanzia per entrambe le parti.

E siamo al punto dei punti. Il Brescia già nel ricorso di primo grado al tribunale federale aveva messo nero su bianco che erano in corso con l’Agenzia delle Entrate «un procedimento amministrativo finalizzato a ricondurre a corretta applicazione le disposizioni sanzionatorie di natura fiscale e alla conseguente rimodulazione delle sanzioni nei confronti della società». Dall’Agenzia delle Entrate però non è ancora arrivato il via libera all’accordo sulla base di una rateizzazione.

«C’è l’intesa verbale perché l’accordo è stato trovato sulla scorta di quanto fatto dal Trapani (che ha già avuto l’ok scritto dalle Entrate, ndr) e non rappresenta un problema» è il pensiero sponda Brescia. Il club avrebbe anche chiesto alla Covisoc di accettare in questa fase l’intesa verbale con le Entrate, ma ha ricevuto una risposta negativa. Cellino ha pure chiesto una proroga dei termini a Figc e Lega calcio. «Ma non è arrivata una risposta».

E così se domani il Brescia non dovesse pagare gli stipendi – entro le 15 – andrebbe incontro ad un’altra penalizzazione di quattro punti da scontare nella prossima stagione e che si aggiungerebbe al -4 già rimediato per il mancato rispetto delle scadenze di aprile. Cellino sarebbe disposto ad effettuare l’iscrizione a patto che gli investitori mettano sul piatto un deposito di garanzia. Che lo stesso presidente del Brescia si aspettava per ieri alle 12 da un notaio in città. Invece non è avvenuto nulla. «Ogni minuto che passa – sostiene chi dalla sponda di Cellino segue la partita da vicino – è un minuto in meno che abbiamo per chiudere e il tempo pericolosamente stringe».

Gli investitori

Francesco Marroccu - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Francesco Marroccu - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

In pratica, è diventata una sfida diretta. Una specie di «uno contro uno» di quelli che sul campo si vedono ormai molto raramente. Sta di fatto che la piega che ha preso la trattativa - su un percorso disseminato anche di polpette avvelenate - per arrivare ad acquisire il Brescia, riconduce all’idea di portarsi fin sull’orlo del burrone. Perché nessuno - reciprocamente - si fida davvero di nessuno - ognuno ha timore di un bluff - e quella che è in atto ormai da mesi, è una trattativa quasi alla cieca sia per chi vuole vendere che per chi vuole acquistare.

«È Cellino a doversi occupare dei bisogni del Brescia». D’altronde è lui il presidente-patròn di una società che vive nell’incertezza più totale a causa di mosse gestionali sbagliate.

Gli investitori non intendono avere la responsabilità degli atti e dei passaggi che vanno compiuti per portare il Brescia a vedere la luce della prossima stagione tra i professionisti. Fossero gli investitori a intervenire economicamente ora che ancora mancano alcuni tasselli che forniscano loro delle garanzie, se si verificasse qualche errore tra un passaggio burocratico e l’altro, tra pagamenti e formalizzazione dell’iscrizione, sarebbe solo Cellino a doversene fare carico.

Anticipare in qualche modo i soldi che vanno versati sui conti della Lega entro domani alle 15, ma senza nel frattempo essere diventati almeno soci di minoranza, impedirebbe loro - a esempio - di poter inserire figure di fiducia in grado di supervisionare e condividere ogni passo con chi lavora per Cellino.

Il motivo per cui gli investitori, a dispetto degli iniziali propositi ora pretendono che sia Cellino a muovere i passi economici fondamentali, è che manca ancora il nero su bianco dell’accordo con l’Erario per la riduzione e rateizzazione del debito (con relative sanzioni) che costa la retrocessione in serie C.

Perché tale accordo, che pure il Brescia aveva fatto sapere di avere, non è ancora stato raggiunto - se non in forma verbale - mentre a Trapani sì? Gli investitori non hanno una risposta e anche questo sarebbe ritenuto un motivo per cercare di resta al riparo il più possibile.

Chi vuole il club è convinto che Cellino sia nella possibilità di potervi provvedere. Diversamente, di fronte alla proposta degli investitori di onorare le scadenze avrebbe subito risposto «non sono in grado».

Gli investitori gli hanno garantito che la somma che dovrà sborsare gli sarà interamente rimborsata, attraverso denaro - sull’esistenza del quale sarebbero già state comunque fornite «prove» - che gli verrà messo a disposizione da un notaio (ne è stato già indicato uno in città), ma solo nel momento in cui ci sarà la certezza che l’iscrizione sia andata a buon fine e allora potrà essere condotta in porto anche la trattativa per il club.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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