Cellino: «Logorato lascio la carica per il bene del Brescia»

Caos calmo. Un’immagine ossimorica che serve per provare a restituire il clima che regna in casa Brescia al termine di 48 ore che sono state da frullatore: da quando abbiamo svelato il retroscena relativo alle intenzioni di Massimo Cellino di dimettersi dalla carica di presidente del Brescia a quando le dimissioni, nel pomeriggio di lunedì, sono state effettivamente formalizzate dall’imprenditore.
Quello di ieri è invece stato il giorno della pubblica comunicazione del gesto di Cellino utilizzando la stessa lettera che era stata indirizzata ai membri del consiglio d’amministrazione (tra i quali anche il figlio del patròn, Edoardo Cellino) e ai professionisti Pierangelo Seri (custode delle azioni della Eleonora Immobiliare) e Stefano Midolo (amministratore della Eleonora Immobiliare).
Le motivazioni
Nella lettera, Cellino spiega le motivazioni che lo hanno portato a maturare la mossa. E si tratta di ragioni determinate «da un profondo travaglio interiore sia di carattere personale che legate alla preoccupazione di garantire la più efficiente gestione della società in modo che possa conseguire i migliori risultati sportivi». Di base, il problema principale risiede nel procedimento penale che lo vede coinvolto «nell’ambito del quale è stato emesso il provvedimento di sequestro che coinvolge di fatto il Brescia calcio». Che è effettivamente fuori dalla questione, ma che nella questione entra inevitabilmente di rimando, in maniera indiretta nell’ambito della gestione dei processi decisionali. Perché Cellino è il padrone dell’azienda, ma non è più padrone della situazione.E per un uomo abituato a essere solo al comando come lui, questo è semplicemente inaccettabile: «L’esistenza del sequestro introduce una serie di vincoli che mal si conciliano con la flessibilità e la speditezza di decisioni che una gestione efficiente di una società di calcio richiede». La situazione «ha ormai logorato la mia serenità». A proposito della squadra «sono certo sia più forte di quanto si pensi e i risultati non raggiunti ultimamente sono figli del mio stato d’animo che si riflette su essa e non lo dico da tifoso, ma per la mia pluriennale esperienza nel calcio». Scrive ancora Cellino: «Sono convinto che con le mie dimissioni la società sarà in condizione di individuare, d’intesa con gli organi giudiziari, una persona che, con più serenità, potrà portare il Brescia calcio a questi risultati che la passione dei tifosi merita». Segue una serie di ringraziamenti.
Gli interrogativi
Chiuso il cerchio delle dimissioni, di cerchio se ne apre adesso un altro ed è quello delle prospettive. Sul tavolo restano tutti gli interrogativi del caso ai quali Cellino - che in base alle ultime rimarrà a Londra per questioni strettamente personali per un periodo ancora indeterminato - nella sua lettera d’addio alla presidenza, non dà risposta. Quale è la finalità della sua mossa? Di per sé le dimissioni dalla presidenza, essendo Cellino il proprietario della società possono voler dire tutto e niente.
Dietro, si nasconde con tutta evidenza una strategia, una partita a scacchi molto delicata perché esiste anche uno scenario in base al quale la palla della gestione di questa stagione potrebbe finire direttamente al tribunale. Intanto, con la mossa mette squadra e allenatore nella condizione di non avere più l’alibi delle pressioni interne (per quanto non si può certo pensare che sparisca dal dietro le quinte), ma non è certo questo il tema portante per quanto cruciale perché mai come quest’anno il risultato sportivo è fondamentale.
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
Il futuro prossimo
Il tema nell’immediato appunto riguarda il funzionamento del meccanismo societario e quindi l’assunzione di responsabilità circa le decisioni che andranno prese sul fronte sportivo tra necessità di pianificare, per cominciare, il mercato e i rinnovi. Oltre al fatto che a inizio 2023 occorrerà iniziare a programmare anche la prossima stagione. In quel periodo tra l’altro ci sarà la Cassazione chiamata a decidere sul ricorso contro il maxi sequestro e inizierà l’iter processuale per Torbole.
A ogni modo una chiave di lettura è che l’imprenditore voglia far capire sull’esterno che non dipende più tutto da lui e che se deve condividere le decisioni con chi rappresenta il tribunale, allora sono da condividere appunto anche le responsabilità di ogni passo e relativo risultato. È confermato che venerdì ci sarà un consiglio d’amministrazione potenzialmente dirimente. Il Cda, il primo con la presenza dell’emissario del tribunale Midolo, prenderà atto delle dimissioni di Cellino (che non parteciperà) e sempre più indizi portano a pensare che ci saranno dimissioni a catena che faranno decadere lo stesso consiglio (che tuttavia potrebbe restare temporaneamente in carica per portare a termine alcuni adempimenti burocratici).
Ipotesi cessione
A quel punto la Brescia Holding, che controlla il Brescia calcio e che fa ancora capo a Cellino, dovrà nominare un nuovo Cda. Cellino chiederà al tribunale di occuparsene? Procederà lui stesso? Ci saranno nomine «miste»? E chi sarà il presidente. Difficile pensare (questione di credibilità) che Cellino possa autonominarsi. Ma resta la domanda: quale fine? Sempre più elementi, anche se sfuggono passaggi, portano a immaginare una exit strategy che conduca alla cessione del club. Il patròn del Brescia ora la prende in considerazione purché si tratti eventualmente di interlocutori seri e con la formulazione di un’offerta intorno ai 30 milioni di euro. Ci sono state prime manifestazioni d’interesse divenute anche oggetto, nei giorni scorsi, della visita bresciana non casuale del membro del Cda Niccolò Barattieri che opera nell’alta finanza londinese. Ma siamo nel campo del possibille, non del certo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
