Calcio

Brescia nel limbo: il primo passo sarà lo scioglimento del Cda

La presa d’atto della situazione e le dimissioni sono un passaggio obbligato. Salvo diversi ordini, domani i dipendenti torneranno a lavorare in sede
Il chiaro messaggio lanciato dai tifosi davanti al Rigamonti venerdì sera - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Il chiaro messaggio lanciato dai tifosi davanti al Rigamonti venerdì sera - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
AA

E adesso? È un grande boh. Gigante quanto la misura delle borse sotto gli occhi gonfi di dipendenti, tifosi, giocatori. Chiunque ha a che fare col Brescia, per lavoro o per passione oppure entrambe le cose, ieri lo riconoscevi subito dai segni di una notte senza sonno. Perché Massimo Cellino ha mandato il Brescia a schiantarsi come una macchina impazzita, senza conducente? È la domanda che non trova una risposta: non nel filone della logica. Di crack e fallimenti è pieno il calcio, ma quella che riguarda il «fu» Brescia, rientra in una casistica più unica che rara. Qui, un imprenditore che un passo alla volta ha svuotato dell’aspetto emotivo la società, già che c’era ne ha cancellato la storia non per sopraggiunta impossibilità economica o perché questa stava soffocando sotto una montagna di debiti, bensì con la precisa volontà di procurare del male alla città e alla sua gente. Divorato da rancori e rabbia.

Gli ultimi mesi

Renzo Castagnini nel corso di una conferenza a Torbole - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Renzo Castagnini nel corso di una conferenza a Torbole - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

«D’altronde da tre anni era contestato in maniera incessante» ha commentato con incredibile (in senso negativo) distacco il diesse Renzo Castagnini. Ma più che una causa, quella di uno stato di contestazione permanente, appare il pretesto utilizzato da Cellino che lungo quasi 5 mesi ha di fatto preparato il terreno per arrivare a staccare la spina. È stata un’escalation di destabilizzazioni procurate alla squadra prima dell’esplosione dell’inqualificabile vicenda dei crediti fittizi con tanto di carte bollate, denunce e accuse a ex collaboratori. In ultimo, una trattativa morta dentro in uno stallo messicano. Prima che a morire fosse il Brescia.

L’incertezza

Si fatica a mettere insieme i pezzi e a spiegare ciò che spiegabile, non è perché si tratta di una fitta ragnatela di passaggi che rendono difficili non solo le ricostruzioni, ma anche capire cosa verrà dopo. Ma anche, banalmente, cosa avverrà da domani. Il Brescia pre 6 giugno stava già vivendo in un limbo per via della categoria sospesa. Ora è nel limbo tra la vita e la morte in uno stato di sopravvivenza a termine per quello che è lo stato delle cose. Già: lo stato delle cose. A oggi il Brescia è ancora una società attiva. E tale resterà fino al 26 giugno quando gli organi di controllo avranno effettuato le verifiche sulle iscrizioni presentate o meno da Salernitana, Sampdoria, Frosinone e Brescia.

Domani dipendenti al lavoro

Solo a quel punto il club di via Solferino perderà la sua licenza. Non prima: non il 13 giugno, quando sempre gli organi di cui sopra renderanno noti gli esiti dei controlli sulle domande che per tutti coloro non coinvolti nel caso Brescia dei crediti d’imposta fittizi, scadevano venerdì. Fino al 26 giugno dunque, non sarà possibile avviare formalmente un percorso per la ripartenza. Da qui ad allora però possono succedere altre cose. Intanto: che faranno i dipendenti? Come detto, la società è attiva: quindi, salvo diversi ordini, domani alle 9 gli impiegati torneranno nei loro uffici in sede. Fosse anche solo per restare seduti a far passare le ore in attesa di comunicazioni dall’alto e che a oggi non hanno ricevuto.

Il Cda

Stefano Midolo ha rassegnato le dimissioni - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it
Stefano Midolo ha rassegnato le dimissioni - Foto New Reporter Papetti © www.giornaledibrescia.it

C’è poi un passo obbligato da compiere: va convocato (dal presidente del collegio sindacale) un Cda. Intanto devono essere ratificate le dimissioni (risalgono a venerdì) del consigliere con potere di firma Stefano Midolo, e poi ci deve essere la presa d’atto della situazione. Che porterà per forza di cose alle dimissioni di tutti i componenti (Massimo ed Edorado Cellino, Andrea Mastropasqua e Niccolò Barattieri: così si avvierà anche la procedura della messa in liquidazione. Mistero sulla data del Cda. In teoria dovrebbe essere convocato già domani, ma non è da escludere che si possa attendere il 26. Oppure la sentenza di secondo grado dopo il ricorso presentato alla corte federale d’appello: udienza in programma martedì. Sempre che Cellino mandi i suoi avvocati. Se così avverrà, sarà il segnale che sul serio il patròn ha intenzione di guerreggiare in maniera inedita con la Figc. La certezza? Che ci sono ancora 18 giorni d’agonia da scollinare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Sport

Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.