Brescia, che fatica in superiorità numerica: solo 2 vittorie su 5

Quello di sabato è stato il caso più eclatante, ma il fenomeno non è circoscritto: il Brescia fa una fatica tremenda a stapparsi con l’uomo in più. Castellammare ha scoperchiato il vaso: ottanta minuti in superiorità numerica e zero occasioni da gol, se si esclude l’episodica autorete sfiorata da Folino. L’unico graffio, quello di Borrelli sventato da Thiam, è arrivato in undici contro undici.
Cosa dicono i numeri
Nel dopo gara Maraner aveva parlato di paradosso, che è però inquadrato dai numeri. I biancazzurri hanno usufruito del vantaggio numerico per cinque volte in campionato. Più di un terzo del totale: un bel gruzzolo. Che però è stato in buona parte scialato. Il Brescia ne ha ricavato otto punti, sui quindici complessivi. Troppo poco per le condizioni vantaggiose che attaccare un avversario ridotto in dieci comporta.
I precedenti
La squadra di Maran ha vinto in superiorità soltanto le gare contro Frosinone e Sampdoria, le uniche in cui si trovava già avanti nel punteggio al momento del rosso. Al massimo è riuscita a gonfiare il bottino, con il rigore del poker di Moncini contro i ciociari. Il pareggio con lo Spezia è il caso più veniale, perché l’espulsione di Vignali era maturata a tre minuti dal novantesimo. Strettoia temporale nella quale il Brescia non aveva avuto la forza di infilarsi per approfittarne.

Ben più grave la sconfitta con il Cittadella, decisa da un gol di Carissoni al 63’, quattro minuti esatti dopo che Pavan aveva lasciato i suoi in dieci. In quella mezz’ora il Brescia spinse fino al forcing, trovando anche il pari con Bianchi, annullato per offside millimetrico. Con la Juve Stabia non c’è stato nemmeno questo: un’ora e venti di circolazione sterile. Ai campani è bastato chiudersi in blocco per privare d’ogni pericolosità la costruzione cervellotica dei biancazzurri.
Le lacune
Il Brescia ha sì avuto un baricentro più alto rispetto alla media stagionale (53 metri, secondo Kama), ma è stato un riflesso dell’arretramento scientifico stabiese. Il dato sui tiri in porta è eloquente: 4. In totale sono stati di 18, ma quasi tutti a salve. Il quadro d’insieme tratteggia una lacuna che nulla ha a che vedere con la sfortuna. La si poteva invocare all’inizio, oggi non più. Al Brescia manca il grimaldello per forzare queste serrature. Serve più qualità dalla trequarti in su. Il rientro di Galazzi, che per un po’ è stato l’unico a provarci, è un toccasana. Ma al Menti ha predicato nel deserto. Scardinare certi blocchi è un lavoro di cesello, la forza d’urto da sola non basta. E sabato il Brescia non ha avuto né uno né l’altra.
Soluzioni
Come può intervenire Maran? Mica semplice. Perché il limite è strutturale: il Brescia è stato costruito per sviluppare in ampiezza e sfruttare i centimetri dei propri attaccanti. È squadra da rifornimenti esterni più che da imbucate centrali, per semplificare il concetto. Ma è giusto pretendere di più da tutti. Chi ha dato risposte più convincenti è Bjarnason, spesso decisivo dalla panchina. Olzer da un po’ è l’ombra di sé stesso, a Castellammare è evaporato subito e ha contribuito a ingolfare il gioco tra le linee. La velocità di Nuamah può essere un fattore, ma parliamo pur sempre di un 2005 che va supportato dal contesto. In queste situazioni, loro per primi devono salire in cattedra. Finora non è successo.
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