Orgoglio e sofferenza: Bologna-Germani vista da Campo Marte

Certo, non è come essere a Bologna. Ma metti un maxi schermo, un prato, birre, una distesa di magliette biancoblù e qualche centinaio tra tifosi e curiosi e anche Campo Marte può trasformarsi per una sera in un palcoscenico adatto a gara-1 della finale scudetto tra Pallacanestro Brescia e Virtus Bologna. Non come la Segafredo Arena, ma quasi.

Il tecnico

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Peppe Poeta in persona aveva sponsorizzato lo spazio – ritagliato all’interno della cornice dell’appuntamento estivo di Hoodie 2k25 – attraverso le pagine ufficiali del torneo: «se non riuscite a venire con noi a Bologna, andate a seguirci a Campo Marte», aveva annunciato sorridente il tecnico biancoblù. Detto, fatto. Tra chi ha sperato fino all’ultimo di trovare un biglietto per Bologna, chi ha già in tasca quello per gara-3 – «perché in casa nostra no, ci vado» – e chi ha semplicemente raggiunto gli amici per una serata diversa – «però quanto ti prende questo sport, pazzesco, che bella partita» – erano tantissimi ieri a fare il tifo nel polmone verde della città.

Gioia e sofferenza

Una massa che ha gioito e sofferto, esaltandosi per 40’ di battaglia serratissima nei quali Brescia non ha sfigurato neanche per un istante – «ma cosa stiamo vedendo?» – ed esultando all’unisono per ogni tripla – standing ovation per quella di Mobio appena entrato in campo nel secondo quarto –, ogni tiro libero – «mamma mia Miro, cosa sei, ora anche dalla lunetta non le sbagli più!» ha urlato qualcuno – ed ogni stoppata, trattenendo all’unisono il respiro nel momento in cui Ndour si è accasciato a terra a fine terzo quarto – «speriamo non sia niente di grave». Un entusiasmo contagioso, che non si è spento neanche sul finale: perché perdere così, in casa loro, a testa altissima, dopo una partita giocata alla pari per 40’ «ci sta. Ora pensiamo a gara-2. Tanto ci vediamo sabato, no?». Stesso posto, stessa zolla di prato, stesso viscerale amore per questa Germani che continua, comunque, a farci sognare tutti.