Assalto al caveau: cosa dicono i rapinatori nelle intercettazioni

I progetti e le ambizioni dei malviventi pronti a fare la rapina a Calcinato. Quota minima 50mila euro «per la partecipazione al colpo»
L’ultima riunione: il capo della banda fornisce le indicazioni per l'assalto a Calcinato - © www.giornaledibrescia.it
L’ultima riunione: il capo della banda fornisce le indicazioni per l'assalto a Calcinato - © www.giornaledibrescia.it
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Che per molti dei coinvolti l’assalto al caveau a Calcinato fosse il colpo della vita, lo si capisce bene da una delle tante intercettazioni agli atti dell’inchiesta antimafia che ha portato in carcere 30 persone.

È il 19 novembre e Massimiliano Cannattella, con Vito Mastica una delle due guardia giurate dipendenti della Mondialpol ora in cella, è in auto - sulla quale c’è una cimice - e al volante parla da solo e chiede aiuto alla mamma che non c’è più: «Ora rischiamo... mamma aiutami tu, non voglio essere cattivo però tutti sono ricchi in questa vita... i soldi, i figli... è brutto dirlo, non voglio i miliardi ma almeno che sopravvivo». Quattro giorni dopo al fratello, senza svelare nulla del piano, dice: «Se le cose vanno come dico io, mi compro la casa, hai capito?».

La ricompensa

L'arrivo a Paderno Franciacorta del tir con le armi - © www.giornaledibrescia.it
L'arrivo a Paderno Franciacorta del tir con le armi - © www.giornaledibrescia.it

Anche per lui il sogno si è infranto quando le forze dell’ordine venerdì scorso hanno fatto irruzione nel capannone di Cazzago sventando l’assalto da 83 milioni di euro in contanti. In uno dei covi bresciani del gruppo sono stati trovati gli appunti relativi alla divisione del bottino: quota minima 50mila euro «per la mera partecipazione al colpo» e soldi anche alle famiglie di detenuti. Inizialmente la banda, aveva pensato di assaltare un portavalori fuori dal supermercato Rossetto a Castenedolo. «Io sarò alla guida del furgone blindato e ci saranno due milioni di euro» spiega nella prima fase del piano la guardia Massimiliano Cannattella, ma i pugliesi Tommaso Morra e Giuseppe Iaculli bocciano l’idea. «Non conviene fare il furgone, noi dobbiamo fare la sede» dicono il 13 ottobre nel primo viaggio che la coppia fa da Cerignola a Brescia a bordo di un’auto.

L’assalto all’«ingegnere»

Il gip in ordinanza scrive: «Morra e Iaculli hanno nel pregiudicato Giuliano Franzè, calabrese da anni residente in Valtrompia, il loro uomo di fiducia». È lui che indica il deposito della Mondialpol da svaligiare, struttura che al telefono i componenti del gruppo chiamano «ingegnere». La banda sgominata da carabinieri e poliziotti coordinati dal sostituto procuratore Paolo Savio, in provincia di Brescia studiava e a Cerignola organizzava il gruppo di fuoco che avrebbe dovuto fare l’assalto al caveau di Calcinato programmato per venerdì 11 marzo. Dal 13 ottobre 2021 allo scorso 25 febbraio, sono stati 14 i sopralluoghi attorno alla sede dell’istituto di Vigilanza preso di mira, con i giorni dal 3 all’11 marzo che sono i più caldi.

La settimana prima del colpo: cosa hanno fatto i rapinatori / parte 1 - © www.giornaledibrescia.it
La settimana prima del colpo: cosa hanno fatto i rapinatori / parte 1 - © www.giornaledibrescia.it

Per sei mesi il deposito di denaro dentro viene filmato dalle spy cam comprate a San Marino consegnate alle due guardie giurate infedeli, mentre l’esterno viene analizzato via per via, metro per metro. E dagli atti spunta una mappa: ad ogni «X» corrisponde una chiusura, ovvero un’auto da dare alle fiamme per impedire l’intervento esterno. Ne volevano utilizzare 26 tutt’attorno al caveau, per un assalto che sarebbe dovuto durare tra i sei e i 12 minuti. «Così per le quattro del mattino siamo già a Cerignola» diranno i protagonisti senza sapere di essere intercettati, pedinati, ripresi dal primo giorno in cui hanno iniziato a pianificare il colpo fino al momento dell’arresto. Che scatta alle 18.10 di venerdì scorso.

La settimana prima del colpo: cosa hanno fatto i rapinatori / parte 2 - © www.giornaledibrescia.it
La settimana prima del colpo: cosa hanno fatto i rapinatori / parte 2 - © www.giornaledibrescia.it

Cinque minuti dopo l’ultima riunione «con Tommaso Morra - scrive il gip - che da vero capo si pone al centro di un gruppo di 13 uomini disposti a cerchio ai quali impartisce indicazioni circa ruoli e compiti che dovranno essere assolti nel corso dell’imminente assalto al caveau». In quel momento dalla Questura viene dato il «go» all’irruzione delle forze speciali «che alle 18.10 circondano il capannone di Cazzago intimando agli occupanti la resa. Dopo un primo tentativo di resistenza - si legge in ordinanza - guadagnando tempo per distruggere i cellulari e occultare le armi, il gruppo si arrende».

La mappa

La mappa con la pianificazione del colpo alla Mondialpol di Calcinato - © www.giornaledibrescia.it
La mappa con la pianificazione del colpo alla Mondialpol di Calcinato - © www.giornaledibrescia.it

Il capannone di Cazzago San Martino, ma non solo. I vertici pugliesi della banda che voleva fare il colpo del secolo alla sede della Mondialpol a Calcinato, per sei mesi hanno vissuto il territorio bresciano con Giuliano Franzè, detto «il nano», come guida per Tommaso Mora e soci che si alternavano nei viaggi dal Sud a Brescia. La pizzeria ad Ospitaletto di proprietà di Claudio Cascino, anche lui in carcere, è un riferimento costante per pranzi, cene e riunioni. A due passi dal locale c’è invece un appartamento che il gruppo prende in affitto. Per chi indaga è uno dei covi.

A dormire spesso chi arrivava dalla Puglia andava invece in un agriturismo a Marcheno. I proprietari sono amici di Franzè e - si legge in ordinanza - «su espressa richiesta del pregiudicato calabrese, non registrano i suoi sodali evidentemente per non lasciare traccia del loro transito in provincia». Sempre in Valtrompia, un altro covo della banda viene individuato in un appartamento in via Goldoni.

E poi ci sono i capannoni, quello principale di Cazzago, dove il gruppo verrà arrestato, ma anche quelli a Passirano, Paderno e Rudiano dove vengono collocate le auto rubate da utilizzare come blocchi incendiari durante il blitz. E dove, in quello di Paderno, la mattina dell’11 marzo arrivano le armi da guerra per il colpo. Poi saltato.

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