Covid, a Brescia 131 casi in quattro giorni ma non c’è nessun allarme

Lo dice Ats. Gli esperti: «La variante Stratus è più contagiosa, ma meno patogena». I sintomi interessano le vie respiratorie
Un operatore sanitario effettua un tampone - Foto Ansa/Luca Zennaro © www.giornaledibrescia.it
Un operatore sanitario effettua un tampone - Foto Ansa/Luca Zennaro © www.giornaledibrescia.it
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Con la sospensione delle visite dei parenti in un reparto del Fatebenefratelli, il Covid torna a far parlare di sé. Non c’è nessun allarme, però. Lo dice Ats Brescia. E lo confermano i dati: 131 tamponi positivi (il 22% di quelli eseguiti) tra il 15 e il 18 settembre nel territorio che comprende tutta la nostra provincia esclusa la Valcamonica, in aumento rispetto al mese di agosto, quando la percentuale di tamponi positivi sul totale era sotto il 10%.

A fine estate nessuna delle quattro Asst bresciane ha adottato misure di protezione ulteriori rispetto a quelle già in essere. La situazione appare tranquilla anche nelle Rsa. A dirlo sono Chiara Benini, direttrice di più Fondazioni che gestiscono case di riposo, e Stefania Mosconi, al timone di Fondazione Casa di Dio: «Abbiamo solo avviato una campagna di sensibilizzazione relativa alle buone pratiche da adottare in ottica preventiva indirizzata ai lavoratori e ai familiari», spiega la direttrice Mosconi.

Quali sintomi

La variante di Covid che sta circolando si chiama Stratus e ha portato a un aumento dei casi in Italia e in particolare in Lombardia: 918 tra il 4 e il 10 settembre contro i 532 della settimana precedente secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute. Secondo gli esperti «non possiamo parlare di un ritorno della virulenza, ma di vantaggio evolutivo del virus». Semplificando, il virus è mutato per adattarsi alla situazione, c’è stata una riduzione complessiva dell’immunizzazione e poi le ultime vaccinazioni sono lontane nel tempo.

I sintomi interessano le alte vie respiratorie: si tratta di mal di gola intenso, talvolta raucedine, tosse secca, dolori muscolari, stanchezza, febbre. Il virus risulta più contagioso, ma meno patogeno. In pochi quindi fanno il tampone. Come sempre le persone più a rischio sono quelle immunodepresse o che soffrono di malattie croniche significative. Gli esperti raccomandano l’accesso rapido agli antivirali per i pazienti a rischio di evoluzione sfavorevole, attraverso i medici di famiglia, e, quando sarà disponibile, il vaccino nei soggetti fragili e a rischio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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