«Cari genitori», la violenza sulle donne si previene in famiglia

I dati Istat 2025 confermano che è ancora un'emergenza. Serve un’educazione precoce al rispetto, che parte dai genitori e si estende alla scuola
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«Cari genitori», prevenire la violenza sulle donne
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Il 25 novembre di ogni anno è da tempo la giornata dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne. Una piaga sociale infinita dove i dati sono impressionanti. Quelli Istat del 2025 dicono che sono in aumento le «violenze subite dalle giovanissime tra i 16-24 anni». E poi ancora si sottolinea che sono sei milioni e 400mila le donne italiane che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale tra i 16 e i 75 anni.

Di certo indigna sapere che quattro maschi su dieci pensano ancora che una donna, sia capace di sottrarsi alle molestie, se lo vuole, e che due uomini su dieci giustificano la violenza sessuale come conseguenza del modo di vestire di una donna. Ma non basta più l’indignazione e meno ancora dire che i maschi hanno la violenza nel Dna.

Non ci sono evidenze scientifiche, e poi sembra un modo per giustificare la violenza maschile, quando invece va modificata la cultura, il sessismo e il maschilismo. In secondo luogo dobbiamo essere consapevoli che c’è necessità di un’educazione preventiva, precoce della famiglia e poi della scuola. Infine serve un’attenzione particolare all’educazione dei maschi.

Educazione senza violenza

Partiamo dalla famiglia, dove credo sia necessario impegnarsi a educare senza violenza. Intendo senza usare le mani. Non servono gli schiaffi se le cose non vanno, nemmeno i pizzicotti se i figli si comportano male. Fermiamoci a discutere con un bambino per capirne i motivi e non giustifichiamoci con «ho perso la pazienza!» perché anche i figli reagiscono spesso con impulsività.

Ricordiamo che le punizioni corporali non educano. Gli studi dicono chiaramente che aumentano l’ansia e i disturbi dell’umore e in età adulta irritabilità e comportamenti violenti.

Nelle relazioni di coppia conteniamo la violenza, anche quella verbale. Che non vuol dire «non litigare», ma gestire i conflitti e impedire che degenerino in violenze fisiche e offese psicologiche.

L’influenza dei genitori

I modelli di comportamento contano e la violenza assistita respirata in famiglia, fatta anche di svalutazione e prepotenze, contribuisce a normalizzare le azioni violente. Al contrario i bambini che crescono all’interno di relazioni rispettose e gentili dove è più ricca la partecipazione emotiva coglieranno dalle parole, dai gesti e dall’organizzazione domestica dei genitori, qual è l’approccio affettivo-relazionale che serve tra uomini e donne.

La condivisione emotiva in famiglia getta le basi per essere domani uomini rispettosi e consapevoli. Educare alle relazioni parte dall’aiutare fin da piccoli a mettersi nei panni degli altri, fratelli, amici e adulti per sviluppare quell’empatia necessaria a fare comunità e a sviluppare solidarietà.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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