«Cari genitori», non bastano i divieti: serve educazione digitale
Cari genitori, anche oggi è la cronaca a indicarci il tema da affrontare. Il caso del 28enne ex allenatore di basket che adescava in rete adolescenti, ci impone di tornare a parlare di sicurezza online. Il problema è grosso: perché nonostante i tanti interventi di informazione, è insufficiente o mancante l’educazione digitale.
L'educazione digitale che ancora manca
La famiglia e la scuola non si sono hanno presi in carico l’educazione alla sessualità, all’affettività e alla relazione. Al contrario vengono messi paletti normativi perché a scuola non se ne parli. I genitori, ma anche i nonni che partecipano all’educazione, dovrebbero saper dire ai propri figli-nipoti quali pericoli si corrono online e i rischi che ci sono nel rispondere a sconosciuti.
Per prima cosa però i genitori con figli piccoli, dovrebbero smetterla di fare continue foto ai pargoli e postarle in continuazione sui social. Non è rispettoso per i figli e nemmeno educativo
Come riconoscere l'adescamento online
Dovrebbero saper dire chiaramente cos’è la pedofilia perché i bambini ne sanno poco. Ho sentito da quelli della primaria che il pedofilo è un «mostro» che uccide. È falso. Ed è fuorviante perché il pedofilo generalmente non uccide ma inganna e imbroglia. Adesca online perchè cerca un rapporto sessuale. Finge di essere un amico che vuole bene, ma non lo è.
Gli inglesi chiamano «grooming» l’adescamento in rete che letteralmente vuol dire strigliare o curare il cavallo. Averne cura significa agganciare il minore con delicatezza e dolcezza.
Informiamoli allora che in rete l’adescamento ha tempi lunghi, quelli che servono per costruire un rapporto di fiducia. Solo alla fine l’adescatore può chiedere al minore quello che vuole come giochi sessuali, o minacciare se non obbedisce.
Informiamo che all’inizio il pedofilo è molto premuroso, coccola e apprezza molto la sua vittima e le promette regali. Questo deve insospettire, ma è allarmante se manda foto o video di altri che fanno attività sessuali e chiede di avere in cambio le foto intime dell’adolescente. Urge allora segnalarlo subito ai genitori che lo denunceranno alla Polizia.
Incoraggiare la confidenza, senza giudicare
Poi i figli vanno incoraggiati alla confidenza e non giudicati o puniti. Vanno educati ad ascoltare cosa provano dentro quando un «amico» sconosciuto chiede di fare qualcosa di intimo con la webcam.
Diciamo loro che se avvertono sensazioni di imbarazzo e vergogna vuol dire che non sono in una condizione di benessere e va immediatamente interrotto il contatto con il pedofilo e va raccontato tutto a un adulto affidabile. Questo vuol dire educarli a sapersi proteggere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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