«Cari genitori», come riconoscere i segnali del disagio giovanile
In occasione della Giornata mondiale della Salute mentale, vale la pena fare qualche riflessione sulla condizione giovanile.
Numeri preoccupanti
I dati che riguardano lo stato psicologico degli adolescenti, secondo il Consiglio Nazionale dei Giovani, rimangono preoccupanti: 1 giovane su 5 è in condizioni di malessere.
Le principali problematiche riguardano i cambiamenti dell’umore e i disturbi d’ansia che interessano il 52% dei giovani prima dei 24 anni.
Altre indagini invece, sottolineano che 1 adolescente su 4 soffre di depressione e 1 su 3 ha pensieri di suicidio, mentre 1 su 10 lo ha tentato.
Le cause derivano dall’infanzia
Forse vale la pena ormai rivedere l’idea che l’aumento del disagio giovanile sia da attribuire alla Pandemia, in quanto viviamo il tempo della complessità e le concause sono diverse, ma soprattutto hanno spesso a che fare con esperienze infantili avverse o difficili.
Ad esempio ci sono realtà evolutive in cui precocemente i bambini devono trovare adattamento ad ambienti familiari fortemente conflittuali se non violenti, dove la trascuratezza sia fisica che affettiva è in aumento e le relazioni educative sono povere e carenti di attenzione.
Lo stress che il bambino si trova ad affrontare si traduce in una serie di risposte neurofisiologiche che nell’infanzia impattano con un cervello estremamente plastico, il quale, fin da quell’epoca, struttura risposte di adattamento tipiche delle situazioni di emergenza ed evidenziando notevoli difficoltà di autocontrollo.
Cosa possono fare i genitori
Se poi in famiglia manca la “presa in carico” della sofferenza da parte dell’adulto in quanto distratto o incapace di cogliere i precocemente il malessere, la crescita in adolescenza è problematica.
Fondamentale è invece intercettare il disagio dei figli, soprattutto se è dato da paura e stati di angoscia con manifestazioni insistenti di panico, disturbi del sonno, perdita della motivazione allo studio e difficoltà a regolare le emozioni e isolamento sociale.
Madri e padri possono essere di grande aiuto se per primi si accorgono dei segnali di persistente malessere quando prevale la solitudine, aumenta lo sconforto e l’aggressività nelle relazioni.
È l’osservazione e l’ascolto che conta ed è prima accoglienza da fare, a cui deve far seguito un dialogo affettivo di sostegno e di conforto a cui aggiungere, nel caso, l’aiuto di uno specialistico.
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