«Cari genitori», il bullismo non è una bravata: uccide

La tragedia di Paolo, 14 anni da Latina, spinge a riflettere sul bullismo e sulla solitudine delle vittime. È ora di smettere di minimizzare e iniziare a educare al rispetto, a scuola e in famiglia. Perché il bullismo non è uno scherzo
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«Cari genitori», bullismo e solitudine: chi vede il dolore dei ragazzi?
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Cari genitori, oggi prendo spunto da un grave caso di cronaca, quello di Paolo, 14 anni da Latina che si è tolto la vita. Per bullismo!

Lo sappiamo tutti che è una piaga sociale ancora da sconfiggere. Ma perché? Dobbiamo capirlo con urgenza per fare tutti qualcosa, perché ora c’è un altro banco vuoto in una scuola, un altro adolescente che non ha retto le violenze dei compagni,che come accade di solito, lo hanno accompagnato per una vita.

Da quello che abbiamo letto sulle cronache, credo che Paolo ad un certo punto non ce l’abbia fatta, ma soprattutto si sia ritrovato da solo. Senza amici che sono fondamentali in quell’età e forse anche senza sguardi adulti che lo accompagnassero a crescere.

Le parole feriscono di più

Bullismo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Bullismo - Foto © www.giornaledibrescia.it

Il bullismo è un’esperienza travolgente che fa sperimentare la solitudine e la disperazione, perché il bullo, da solo o in gruppo, fa terra bruciata attorno alla vittima, la isola e la esclude da tutto, così l’ansia va a mille mentre l’autostima scende a zero e la disperazione travolge.

Ma non servono le percosse per finire in questa condizione, in quanto come diceva Carolina Picchio bastano le parole che «fanno più male delle botte». Uccidono, soprattutto quando deridono e sono calunniose perché ti tolgono la dignità. Difficile in queste condizioni restare a scuola. Se ti manca l’aria e non hai riparo da nessuna parte, vuoi scomparire.

Chi è vittima si sente umiliata e offesa, si vede sbagliata o peggio soggetto senza diritto all’esistenza. È solitudine più totale per i motivi già detti ma anche per la distanza degli adulti di riferimento, che conoscono poco o nulla il dramma di chi e bullizzato.

Serve una comunità educante attenta

Alcuni minimizzano e sottovalutano le azioni bulle sostenendo che sono solo «bravate». Smettiamola di usare questa parola per giustificare la violenza: il bullismo non è una bravata: uccide! E Dovremmo pensarci tutti, colpevoli ogni volta che un giovane si toglie la vita perché è il fallimento dell’intera comunità educante.

Smettiamola di pensare che ci sia solo il bullo da punire e con pene sempre più severe nell’illusione che solo con la repressione si sconfigga la violenza. Ci sono spesso tanti adulti che non si sono accorti della sofferenza della vittima, che non anno visto i segnali del male.

C’è urgenza invece di adulti di riferimento che sappiano vedere e ascoltare il dolore dei figli propri e altrui. C’è bisogno immediato che la scuola, come chiede l’ultima legge 70/2024 contro il bullismo, abbia risorse economiche per fare prevenzione e formazione agli insegnanti e ai genitori sull’educare al rispetto e alla tolleranza, oltreché agli allievi per insegnare loro fin dalla primaria e non alle superiori, come proteggersi dai bulli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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