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In Italia poche colonnine di ricarica per le auto elettriche

Sui 25mila punti pubblici attuali il 95% è a bassa potenza: il «pieno» richiede tempi di attesa anacronistici
Il parco auto elettrico è in costante crescita - © www.giornaledibrescia.it
Il parco auto elettrico è in costante crescita - © www.giornaledibrescia.it
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I veicoli elettrici circolanti oggi in Italia sono circa 100mila. Pochi. Ma se la tendenza delle immatricolazioni proseguirà in modo stabile, entro il 2030 le auto green battenti bandiera italiana non saranno meno di sei milioni e avranno bisogno di punti di ricarica numerosi ed efficienti, anche perché a molti automobilisti sarà preclusa la ricarica domestica (impianti obsoleti, veti condominiali...ecc.).

A rendere ancor più nebulosa la situazione c’è anche il fatto che, almeno per ora, non esiste un database veramente esaustivo delle centraline pubbliche. Per avere un quadro almeno accettabile si possono consultare i siti dedicati alla materia (tra questi c’è Motus-E). I punti di ricarica pubblica risultano così essere circa 25mila (in realtà sono 13mila con due prese ognuno).

Pochi e per giunta poco «performanti», poichè nel 95% dei casi funzionano a corrente alternata con potenze che, al massimo, arrivano a 22 kW. E chi ha voglia di aspettare ore all’aperto il «pieno» delle batterie sapendo che oggi vi sono centraline a corrente continua da oltre 150 kW che richiedono trenta minuti per garantire ricariche più che abbondanti?

Il Governo si è reso conto dell’handicap, tanto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette sul piatto una serie di investimenti per un totale di 750 milioni. Tanto basta per realizzare più di 21mila centraline con connettori veloci, tali da garantire numeri e tempi accettabili. A dire il vero c’è anche una legge che impone obblighi alle concessionarie autostradali. Il testo è contenuto nel Bilancio dello Stato 2021, ma il risultato è stato talmente scarso da essere vergognoso.

Il motivo? Secondo gli esperti i guai sono nel testo stesso, talmente complicato da creare intoppi burocratici tali da far desistere anche i più collaborativi. Morale: è tempo che l’Italia si dia una scossa perché l’auto elettrica è una realtà.

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