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Ascani: «Il Pnrr per digitalizzare un'Italia in ritardo»

La sottosegretaria del Mise annuncia il progetto per portare la connessione ad un giga in tuta Italia entro il 2026
La sottosegretaria del Mise Anna Ascani - Foto Fabio Cimaglia/Ansa © www.giornaledibrescia.it
La sottosegretaria del Mise Anna Ascani - Foto Fabio Cimaglia/Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Mentre il mondo parla di 5G in Italia ci sono ancora studenti che in piena pandemia non riescono a seguire le lezioni a distanza, dove per mancanza di rete le aziende non riescono a sfruttare le potenzialità fornite dai dati applicati alla produzione. Lo scenario non sarà forse così drammatico ma di certo fotografa una parte del nostro Paese che ancora deve fare i conti con pesanti rittardi in termini di digitalizzazione.

«In quanto primi beneficiari del Next Generation EU abbiamo il compito di colmare il gap, sia sul fronte delle infrastrutture digitali sia su quello tecnologico - afferma la sottosegretaria allo Sviluppo economico Anna Ascani -. Perchè con i soldi del Pnrr non vogliamo ricostruire il mondo pre-Covid ma creare un modello di sviluppo differente». Non a caso la prima missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza verte su «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura», mettendo a disposizione 49,1 miliardi di euro sugli oltre 220 miliardi previsti per il quinquennio 2021-2026.

Come si diceva il primo ritardo italiano è infrastrutturale. Stando al Digital economy and society index (Desi) 2020, che misura il grado di digitalizzazione dei paesi dell’Unione, l’Italia si posiziona al 25esimo posto in Europa, con il 17% della popolazione catalogabile come «tecno-esclusa» e con problematiche sia a Nord che a Sud del Paese. «Abbiamo riservato 6,7 miliardi all’infrastrutturazione - spiega Ascani -, ponendoci un obiettivo ambizioso: vogliamo portare la connettività a un giga in tutta Italia entro il termine del Pnrr, nel 2026 invece che nel 2030 come prescritto dall’Unione Europea». Per l’industria una tale rivoluzione permetterebbe di valorizzare quelle aree grigie dove la mancanza di rete tarpa le ali alle nuove tecnologie, che grazie all’interconnessione tra di loro, all’IoT e all’intelligenza artificiale «sono in grado di rilanciare la competitività dei nostri distretti industriali» conferma la sottosegretaria.

Ma il Pnrr vuole colmare un altro fondamentale ritardo del nostro sistema, quello della digitalizzazione delle pmi. «Rappresentano oltre il 90% del nostro tessuto produttivo e dalla loro capacità di essere protagoniste della transizione digitale dipende lo sviluppo del Paese - rilancia Ascani -. Gli strumenti a disposizione ci sono, in primis Tranisizione 4.0, che grazie al Next Generation ha visto crescere la sua dotazione di 4 miliardi (è di 18,45 miliardi ndr)». Le direttrici di investimento per le aziende sono ovviamente l’acquisto di tecnologie fisiche «sebbene sia fondamentale orientarsi anche verso quelle immateriali - evidenzia -. In quest’ottica stiamo per mettere a punto a livello nazionale la strategia sull’intelligenza artificiale, centrale per sfruttare i dati, elemento fondamentale nell’economia dei nostri tempi».

C’è infine l’aspetto culturale e formativo in relazione alla digitalizzazione. «Scontiamo una carenza anche qui - conferma Ascani -, ed è per questo che è nostro compito investire sugli istituti tecnici, sugli Its e sulle università. Parimente è da potenziare la rete dell’innovazione, che vede i competence center come apice».

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