Iginio Massari: «Il momento più bello resta la nascita dei miei figli»

Iginio Massari, maestro e presidente della giuria, si racconta in occasione del finale di stagione di Chef per una notte
Iginio Massari, maestro e presidente della giuria di Chef per una Notte - © www.giornaledibrescia.it
Iginio Massari, maestro e presidente della giuria di Chef per una Notte - © www.giornaledibrescia.it
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È una riconosciuta autorità a livello mondiale per tutto ciò che riguarda il cibo e non solo la pasticceria, il suo ambito d’elezione. Personaggio ormai celebre per lo stile ruvido e le critiche urticanti tanto per i cuochi più famosi quanto per ragazzi alle prime armi. Iginio Massari, il maestro dei maestri, è pure fin dal primo anno il presidente della giuria d’esperti di Chef per una notte e lo incontriamo proprio nella serata del galà finale di quest’edizione.

«Ho aderito fin dall’inizio - dice - perché mi è subito piaciuta l’iniziativa del Giornale di Brescia. Ad esempio siamo qui tutti stasera per una festa, perché l’interesse per il cibo e la miglior conoscenza della cucina ci accomunano tutti. E poi è un concorso, e concorrere vuol proprio dire correre insieme, in questo caso confrontarsi per far emergere le proprie capacità ai fornelli con l’aiuto di grandi professionisti che hanno locali famosi e dedicano del tempo a condividere la loro arte con un gruppo di entusiasti appassionati. Dico sempre che in queste manifestazioni è importante partecipare, anche se... io preferisco sempre arrivare primo».

Reduce da una preziosa consulenza a Costa Crociere in Spagna («è una compagnia che ha scelto di puntare tutto sulla qualità della ristorazione e in pasticceria sono già al top») e dopo una capatina all’Antoniano di Bologna per ritirare il premio per «le migliori vetrine d’Europa», ha già firmato e messo sullo scaffale altri 20 volumi con la sua autobiografia (anche in audiolibro) presentata nei mesi scorsi. «Ho cominciato da emigrante, da ragazzo - racconta - scoprendo all’estero quanto sentissi forte l’amor patrio e la voglia di tornare, anche se l’Italia spesso mi deludeva per la sporcizia diffusa, il disordine, la mancanza di cura e l’approccio sciatto a molte questioni fondamentali. Tornai a Brescia per andare militare ma venni investito con esiti devastanti e dopo 6 mesi d’ospedale, uscii praticamente infermo e con la mia attività, appena aperta, in fumo».

Niente militare dunque e la prospettiva d’una vita da invalido. «Mi rimboccai le maniche - continua- e contro ogni previsione medica ripresi a camminare. Così avviai una prima pasticceria in corso Magenta, che allora non era un angolo di città particolarmente raccomandabile, poi nel 1971 aprii la «Veneto» che già nel 1974 andò sott’acqua per un’alluvione e così mi ritrovai con tutto rovinato, senza i miei soldi e neppure quelli che mi aveva prestato la banca. Ma ci siamo rialzati e siamo ancora qui». Di questi 50 anni alla «Veneto» rammenta «i tanti momenti brillanti e pure quelli meno», ma il momento più bello resta «la nascita dei miei figli, Debora e Nicola, che vedo oggi con orgoglio camminare con le loro gambe al punto che gli ho potuto affidare con fiducia la guida della nostra società di famiglia».

Iginio Massari in cucina con la figlia Debora - © www.giornaledibrescia.it
Iginio Massari in cucina con la figlia Debora - © www.giornaledibrescia.it

Tra una critica tecnica e l’altra, ecco arrivare in tavola il dolce che ha vinto il concorso per i piatti con latte, panna e mascarpone. E il commento va subito al Tiramisù, forse il dolce italiano di maggior successo nel mondo. «Per me il Tiramisù è il dolce dell’amore - spiega - dell’amore nella famiglia, perché, lasciando da parte le discussioni su chi l’abbia realizzato per primo, io sfido chiunque a smentirmi quando dico che fin dai tempi più remoti non c’è mamma o nonna che per i propri figli e nipoti non abbia sbattuto un tuorlo con lo zucchero inserendo qualche biscotto savoiardo e bagnandolo col caffè al Nord e con il Marsala al Sud. L’aggiunta di panna o mascarpone è arrivata dopo, forse a Treviso, forse a Milano o forse in Friuli, ma la base del dolce c’era già».

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