La ministra Locatelli: «Disabili al centro e più aiuti ai caregiver»

Così sintetizza il lavoro in atto per offrire risposte concrete ai fragili rivoluzionando l’approccio. Avanti, nel Bresciano, la sperimentazione della Riforma
La ministra Alessandra Locatelli al Giornale di Brescia in occasione dell'80esimo compleanno della testata © www.giornaledibrescia.it
La ministra Alessandra Locatelli al Giornale di Brescia in occasione dell'80esimo compleanno della testata © www.giornaledibrescia.it
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Lo scorso anno è stata varata la Riforma che rivoluziona l’approccio alla disabilità mettendo al centro la persona e facendo in modo che, sulla base dei suoi bisogni, desideri e interessi, prenda forma una risposta mirata che integri il piano sanitario, sociosanitario e sociale. La nostra provincia, insieme ad altre otto sperse in tutta Italia (Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste), è stata scelta quale terra di sperimentazione del nuovo paradigma. La rivoluzione è iniziata lo scorso gennaio.

Ministra Alessandra Locatelli, perché si è deciso di partire proprio da Brescia?

La scelta delle province è il frutto di un confronto tra i diversi Ministeri coinvolti, ma la mia proposta è stata quella di partire da un territorio che ha già iniziato a lavorare molto sul tema del Progetto di Vita e che ha una grande capacità innovativa. La provincia di Brescia ha anche una lunga e radicata tradizione legata al mondo del Terzo Settore, che gestisce e supporta progetti legati alla promozione delle competenze e ha un approccio multidisciplinare e di cooperazione tra le istituzioni che nel tempo ha dato vita a buone pratiche.

Da noi sono emerse criticità relative alla fase di accertamento della disabilità: i problemi iniziali riguardavano la compilazione e l’invio dei certificati medici introduttivi e sono stati superati, ora la pressione si è spostata sull’Inps che, a causa dei pochi medici a disposizione, per ora ha attivato un numero di unità valutative di base insufficiente per rispondere a tutte le richieste in una provincia estesa come la nostra. In generale, a suo avviso, come sta andando?

La sperimentazione è partita a gennaio in nove province e ora si estende ad altre undici, in coerenza con l’entrata in vigore progressiva prevista dalla Riforma. Nei primi mesi del 2026 la amplieremo ulteriormente ad altre province prima di attuarla in maniera definitiva su tutto il territorio. Per quanto riguarda la valutazione multidimensionale, che introduce il Progetto di Vita, in ogni provincia si è svolta la formazione per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nei tavoli e nelle equipe, è ancora presto per avere dei dati e i primi riscontri, ma per l’estate avremo certamente qualche informazione rispetto al monitoraggio.

Brescia è tra le nove province in cui la sperimentazione è partita
Brescia è tra le nove province in cui la sperimentazione è partita

Per quanto riguarda la valutazione di base, invece, sono state adottate le nuove modalità di valutazione nelle nove province, l’Inps in qualità di unico accertatore ha provveduto alla formazione interna per le commissioni e sta affiancando i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per formarli all’utilizzo delle procedure. Su questa parte ci sono state segnalate delle problematiche dall’Ordine dei medici, relative al caricamento dei documenti allegati alle domande e alla firma digitale che l’Inps ha già provveduto a risolvere. La sperimentazione viene fatta proprio per consentire un periodo di transizione che possa tener conto di eventuali problematiche e risolverle e sono quindi convinta che questa sia la strada giusta per introdurre gradualmente un nuovo metodo per la valutazione e la presa in carico delle persone con disabilità sul territorio.

Sono contenta che alcune persone abbiano dichiarato di volere un’entrata in vigore rapida, ma dobbiamo anche essere attenti e precisi e fare in modo che ci sia un accompagnamento reale al cambiamento per le persone con disabilità e le loro famiglie, ma anche per chi opera negli enti e nei servizi. Attraverso il monitoraggio potremo anche verificare passo dopo passo se ci siano dei correttivi da dover applicare. Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna. La riforma è collegata al Pnrr e questo è un punto di forza e di certezza riguardo alla sua entrata in vigore.

Tornando alla Riforma, il punto di partenza che rivoluziona l’approccio alla disabilità è lessicale: perché è importante utilizzare le parole giuste?

Il linguaggio e l’utilizzo di parole giuste possono accompagnare e sostenere quel salto culturale necessario che dobbiamo compiere e che ci permetterà di iniziare a vedere negli altri le potenzialità e non i limiti. È il motivo per il quale nella riforma che stiamo attuando abbiamo voluto aggiornare anche il linguaggio normativo, abolendo dalle leggi ordinarie le parole «handicappato», «portatore di handicap», «diversamente abile», parlando finalmente di persone, persone con disabilità. Perché siamo tutti persone, tutte con gli stessi diritti e tutti dobbiamo avere le stesse opportunità.

Al centro sono stati posti i desideri, i bisogni e le aspettative delle persone con disabilità: cosa significa questo?

L’introduzione del Progetto di vita istituisce uno strumento che consentirà la presa in carico della persona con disabilità e la sua famiglia superando la frammentazione tra le risposte sanitarie, sociosanitarie e sociali, obbligando le istituzioni a cooperare e a confrontarsi per condividere proposte utili a migliorare la qualità della vita della persona, a partire dai suoi desideri, come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. È un percorso molto impegnativo quello che stiamo mettendo in campo e che dovrà necessariamente vedere la collaborazione di tutti i livelli istituzionali coinvolti, ma sono convinta che sia questa l’opportunità che abbiamo per garantire alle persone la semplificazione delle procedure e una valutazione che tenga conto del funzionamento della persona.

Parlando di disabilità è impossibile trascurare il tema delle esigenze dei caregiver e di quanto siano importanti affinché il sistema regga. Cosa sta facendo il Ministero per supportarli?

Gli uffici del mio Ministero e quelli del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, sulla base delle indicazioni emerse dal tavolo interministeriale che abbiamo istituito nei mesi scorsi, stanno lavorando a una proposta normativa. L’obiettivo è dare una cornice al ruolo del caregiver e un adeguato riconoscimento al caregiver familiare convivente, tenendo in considerazione tutte le figure che ruotano attorno alla persona con disabilità. Sono fiduciosa che si possa arrivare presto a dare una risposta concreta, e attesa da anni, alle famiglie.

Una persona con disabilità - © www.giornaledibrescia.it
Una persona con disabilità - © www.giornaledibrescia.it

Nelle città italiane ci sono ancora barriere architettoniche, cosa si sta facendo per abbatterle?

Il tema dell’accessibilità e del diritto all’autonomia va affrontato in modo strutturato per garantire risposte concrete e favorire l’inclusione di ogni persona. Con questo obiettivo sono nati il Tavolo tecnico di lavoro per migliorare la mobilità e l’accessibilità del sistema dei trasporti e quello per l’analisi e la definizione di elementi utili a un’azione strategica in materia di Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), che abbiamo promosso con il Ministero per i Trasporti e le Infrastrutture, e che hanno iniziato a lavorare per stabilire modifiche che potranno essere adottate nel breve, medio e lungo periodo. I luoghi e gli spazi devono essere fruibili per tutti: serve parlare di progettazione universale, serve coinvolgere sempre di più professionisti motivati e promuovere una nuova e rinnovata visione della disabilità. Sono fiduciosa che a breve i Tavoli di lavoro potranno elaborare proposte utili in questa direzione.

Nella nostra provincia stanno spuntando tanti parchi giochi «inclusivi». Sappiamo che è un tema che le sta particolarmente a cuore.

Il Ministero ha finanziato numerosi progetti sui parchi gioco inclusivi e nel mio mandato da assessore regionale ho emanato bandi che hanno avuto un grandissimo successo su questo tema. Anche l’attuale assessore regionale Elena Lucchini è molto attenta al tema dell’accessibilità e prosegue in questa direzione. È un segnale importante che va esattamente nella direzione che oggi tutti insieme siamo chiamati a percorrere per assicurare ad ogni persona, in particolare ai più piccoli, la possibilità di vivere la vita delle nostre comunità e soprattutto di poter essere felice. Progettare e immaginare qualsiasi luogo e qualsiasi evento che intendiamo realizzare in maniera universalmente accessibile e fruibile è una grande sfida e una responsabilità che appartiene a tutti.

Disabilità nel mondo del lavoro: come si può favorire l’inserimento delle persone con disabilità? Cosa sta facendo, a tal proposito, il Ministero?

È un tema fondamentale per assicurare ad ogni persona una vita dignitosa e partecipata, come previsto dalla Convenzione Onu. Il lavoro dà veramente dignità al percorso di vita di ogni persona. Con la riforma sulla disabilità e lo strumento del «Progetto di vita» stiamo lavorando in questa direzione. Lo scorso anno abbiamo creato un fondo per le assunzioni dei giovani con disabilità under 35 ed entro l’anno uscirà un bando di più di 300 milioni di euro per sostenere la dignità della vita attraverso l’inclusione lavorativa in connessione con l’autonomia abitativa. La misura si rivolgerà agli Enti del Terzo settore che sono stati in grado di investire in percorsi virtuosi e generativi, per la piena realizzazione della vita delle persone attraverso il lavoro e la partecipazione. Bisogna investire sui talenti e le competenze di ogni persona se vogliamo crescere come comunità e come Paese.

L’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale sono destinate a migliorare la vita delle persone con disabilità. Come si sta lavorando in tal senso?

Una delle otto priorità della Carta di Solfagnano, documento finale del primo G7 Inclusione e Disabilità, è dedicata a questo tema importantissimo per il futuro. L’impegno che abbiamo assunto è di favorire il dialogo con le imprese, con le associazioni, il mondo accademico, nonché con coloro che si occupano di questioni etiche per garantire che i sistemi siano sicuri e siano sviluppati, distribuiti e utilizzati in modo etico, responsabile e non discriminatorio, richiedendo inoltre che i professionisti del digitale siano consapevoli e formati in materia di accessibilità. La tecnologia può fare tanto in ogni ambito della vita quotidiana e dobbiamo investire anche su questi aspetti.

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