La ministra per le Disabilità: «Il cambiamento inizia dal linguaggio»

È tempo di cambiare prospettiva: l’approccio al tema della disabilità sta subendo una svolta. E la nostra provincia è stata scelta come terra di debutto per le molte novità che ne derivano. La sperimentazione è partita a gennaio tra difficoltà oggettive (quelle delle pratiche di riconoscimento della disabilità di cui abbiamo riferito negli ultimi mesi) e speranza. La speranza che a questa complessa fase iniziale seguano un accesso migliore ai servizi, maggiori opportunità in tutti i campi e un nuovo modello culturale a beneficio di tutti.
Ministra Locatelli, lo scorso anno è stata varata la Riforma che rivoluziona l’approccio alla disabilità. Il punto di partenza è lessicale: perché è importante utilizzare le parole giuste?
Il linguaggio e l’utilizzo di parole giuste possono accompagnare e sostenere quel salto culturale necessario che dobbiamo compiere e che ci permetterà di iniziare a vedere negli altri le potenzialità e non i limiti. È il motivo per il quale nella Riforma che stiamo attuando abbiamo voluto aggiornare anche il linguaggio normativo, abolendo dalle leggi ordinarie le parole «handicappato», «portatore di handicap», «diversamente abile»: parliamo finalmente di persone, persone con disabilità. Perché siamo tutti persone, abbiamo tutti gli stessi diritti e dobbiamo avere le stesse opportunità.
Al centro sono stati posti i desideri, i bisogni e le aspettative delle persone con disabilità: cosa significa questo?
L’introduzione del «progetto di vita» istituisce uno strumento che consentirà la presa in carico della persona con disabilità e della sua famiglia superando la frammentazione tra le risposte sanitarie, sociosanitarie e sociali, obbligando le istituzioni a cooperare e a confrontarsi per condividere proposte utili a migliorare la qualità della vita della persona, a partire dai suoi desideri, come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. È un percorso molto impegnativo quello che stiamo mettendo in campo e che dovrà necessariamente vedere la collaborazione di tutti i livelli istituzionali coinvolti, ma sono convinta che sia questa l’opportunità che abbiamo per garantire alle persone la semplificazione delle procedure e una valutazione che tenga conto del funzionamento della persona.
Sappiamo che conosce molto bene la nostra provincia, che idea si è fatta del nostro tessuto socio-sanitario che risponde ai bisogni delle persone con disabilità? Perché Brescia è stata scelta quale terra di sperimentazione della Riforma?
In realtà la scelta delle province è il frutto di un confronto tra i diversi Ministeri coinvolti, ma la mia proposta è stata quella di partire da un territorio che ha già iniziato a lavorare molto sul tema del «progetto di vita» e che ha una grande capacità innovativa. La provincia di Brescia ha anche una lunga e radicata tradizione legata al mondo del Terzo settore, che gestisce e supporta progetti legati alla promozione delle competenze e ha un approccio multidisciplinare e di cooperazione tra le istituzioni che nel tempo ha dato vita a buone pratiche.
Nelle scorse settimane sono state individuate altre province, come proseguirà la sperimentazione nei prossimi mesi?
La sperimentazione è partita in nove province e ora si estende in altre undici, in coerenza con l’entrata in vigore progressiva prevista dalla Riforma. Nei primi mesi del 2026 la amplieremo ulteriormente ad altre province prima di attuarla in maniera definitiva su tutto il territorio. Per quanto riguarda la valutazione multidimensionale, che introduce il «progetto di vita», in ogni provincia si è svolta la formazione per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nei tavoli e nelle equipe, è ancora presto per avere dei dati e i primi riscontri, ma per l’estate avremo certamente qualche informazione rispetto al monitoraggio. Per quanto riguarda la valutazione di base, invece, sono state adottate le nuove modalità di valutazione nelle nove province, l’Inps in qualità di unico accertatore ha provveduto alla formazione interna per le commissioni e sta affiancando i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per formarli all’utilizzo delle procedure. Su questa parte ci sono state segnalate delle problematiche dall’Ordine dei Medici, relative al caricamento dei documenti allegati alle domande e alla firma digitale, che l’Inps ha già provveduto a risolvere.
La sperimentazione viene fatta proprio per consentire un periodo di transizione che possa tener conto di eventuali problematiche e risolverle e sono quindi convinta che questa sia la strada giusta per introdurre gradualmente un nuovo metodo per la valutazione e la presa in carico delle persone con disabilità sul territorio. Sono contenta che alcune persone abbiano dichiarato di volere un’entrata in vigore rapida, ma dobbiamo anche essere attenti e precisi e fare in modo che ci sia un accompagnamento reale al cambiamento per le persone con disabilità e le loro famiglie, ma anche per chi opera negli enti e nei servizi. Attraverso il monitoraggio potremo anche verificare passo dopo passo se ci siano dei correttivi da dover applicare. Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna. La Riforma è collegata al Pnrr e questo è un punto di forza e di certezza riguardo alla sua entrata in vigore.
Come giornale stiamo organizzando un evento per approfondire questo tema e capire anche con gli interlocutori coinvolti come sta andando. Sarà dei nostri?
Complimenti per l’iniziativa molto interessante. Se sarà compatibile con i miei impegni, cercherò di essere presente per sottolineare l’importanza della Riforma in corso.
Parlando di disabilità è impossibile trascurare il tema delle esigenze dei caregiver e di quanto siano importanti affinché il sistema regga. Cosa sta facendo il Ministero per supportarli?
Gli uffici del mio Ministero e quelli del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, sulla base delle indicazioni emerse dal tavolo interministeriale che abbiamo istituito nei mesi scorsi, stanno lavorando a una proposta normativa. L’obiettivo è dare una cornice al ruolo del caregiver e un adeguato riconoscimento al caregiver familiare convivente, tenendo in considerazione tutte le figure che ruotano attorno alla persona con disabilità. Sono fiduciosa che si possa arrivare presto a dare una risposta concreta, e attesa da anni, alle famiglie.
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