Rimpasto in Regione, per Mazzali un addio (per ora) solo annunciato

In Regione c’è chi giura di averli visti, gli scatoloni. Veri, pesanti, pieni di faldoni, effetti personali e un vago odore di fine mandato. I collaboratori di Barbara Mazzali erano in movimento nei garage del palazzo, come in un trasloco politico annunciato ma ancora privo del dettaglio più ovvio e banale: l’inquilina che dovrebbe uscire.
Invece, no. L’assessora al Turismo e Moda si è presentata regolarmente alla riunione di Giunta, ha preso parte ai lavori, nessun segnale di addio. Nemmeno una frase interlocutoria, un cenno fugace, un «ci vediamo» malinconico al punto da suonare come un «addio». Niente. Solo silenzio, quello che in politica pesa più delle parole.
Una giornata in attesa
Nel frattempo, fino a ieri sera, al Pirellone, tutti si chiedevano: chi ha cambiato idea? La risposta in realtà non c’è. E forse nemmeno serve, perché quello in corso più che un mini rimpasto è un test di nervi. Eppure il partito era stato granitico.
Da mesi, i Fratelli d’Italia preparano il cambio: fuori Mazzali, dentro Debora Massari (imprenditrice, figlia del pasticcere Iginio, volto perfetto per un assessorato glamour e per addolcire il passaggio del testimone nel Fontana bis). Una sostituzione chirurgica, con un solo ostacolo: servono le dimissioni della diretta interessata, attese come «imminenti», («a ore» sussurravano tutti nelle chat) negli ultimi due giorni, dopo essere già state date per certe nel mezzo dell’estate. Ma la lettera più annunciata della storia ancora non arriva.

Insomma, il copione si è inceppato: non solo Mazzali non ha confermato nulla, ma gira anche voce che il governatore Attilio Fontana l’abbia cercata più volte e che le sue chiamate siano rimaste in attesa, come tutto il resto.
Il caso Picchi e l’opportunità per Bontempi
Intanto, si lavora su un secondo fronte: il futuro di Giorgio Bontempi, consigliere regionale in quota FdI che sarebbe costretto a cedere la poltrona proprio a Mazzali. Un profilo, quello di Bontempi, che il partito non vorrebbe però perdere né lasciare a spasso.
Ed ecco che si aprirebbe una nuova finestra: il 4 novembre in Consiglio regionale è all’ordine del giorno una mozione di censura nei confronti della sottosegretaria Federica Picchi (per le posizioni no vax, dopo le quali le era stato chiesto di non presentarsi in Aula: di risposta lei è pure intervenuta nel dibattito). Se lei lascerà l’incarico, si spianerà la strada a un rientro di Bontempi quasi contestuale.

Un equilibrio precario, come sempre quando si gioca a Risiko con le poltrone. Il tutto mentre a livello politico nessuno si prende la responsabilità di questo impasse. Silenzi più che assensi, sussurri in corridoio e un’attesa che candida questa trama al titolo di «rimpasto più lento d’Italia». Perché qui non si tratta solo di una nomina, ma di un messaggio interno: chi comanda e fino a che punto.
L’assessora Mazzali, intanto, è presente in Giunta, assente in Consiglio, silente ovunque. Più che «meditativa»: irraggiungibile con metodo, in stile «prêt-à-attendre». Si è presa il suo tempo e forse anche qualcosa in più: cerca garanzie migliori, un’uscita più elegante o magari una contropartita?
Quando si prova a capire se questa trama da poema cavalleresco avrà un epilogo, a domanda diretta («si dimette, o no?») da Palazzo ormai la risposta è un mantra sconsolato, che sa di melodramma istituzionale: «Vediamo domani». Che a questo punto vuol dire: non trattenete il fiato.
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