Matteo Renzi a Brescia: «Ci salveremo solo sognando gli Stati uniti d’Europa»

Agli imprenditori bresciani e bergamaschi incontrati alla Palazzoli spa: «Fatevi sentire di più dalla politica. Votate gente competente»
Da sinistra Gianfranco Librandi, il senatore Alfredo Bazoli, Marco Frittella e il senatore Matteo Renzi
Da sinistra Gianfranco Librandi, il senatore Alfredo Bazoli, Marco Frittella e il senatore Matteo Renzi
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«Oggi l’Unione è un mostro burocratico. Invece dobbiamo alimentare il vero grande sogno: gli Stati Uniti d’Europa». L’integrazione politica. Un percorso lungo e faticoso, da costruire passo dopo passo, cominciando «con l’elezione diretta del presidente della Commissione, l’abolizione del diritto di veto, la nascita della difesa europea». Il tutto sulle fondamenta «di una forte identità culturale che ci sorregga nel confronto con gli altri». Sono parole del sen. Matteo Renzi, ospite ieri pomeriggio della Palazzoli spa. Un incontro a inviti con numerosi imprenditori bresciani e bergamaschi sul tema «Brescia-Bergamo eccellenza da valorizzare in Europa»; un richiamo alle relazioni costruite nell’anno della Capitale in cui la due territoriali di Confindustria hanno celebrato insieme l’assemblea. Accanto a Renzi, intervistati dal giornalista Marco Frittella (nostro editorialista), ci sono il sen. Alfredo Bazoli (Pd) e l’ing. Gianfranco Librandi, imprenditore, candidato alle europee nella lista Stati Uniti d’Europa, che poggia sull’alleanza fra Italia Viva e +Europa di Emma Bonino. Durante l’incontro si parla soprattutto di UE e delle prossime elezioni dell’8 e 9 giugno.

Renzi esordisce solleticando l’orgoglio della platea. «Brescia e Bergamo, mettendosi insieme, mostrano la strada all’Europa. Soltanto con una più forte unità - dice - essa ha un futuro. Il tempo dei campanilismi è alle spalle».

Cambiare

Renzi sferza gli imprenditori: «Voi però dovete fare la vostra parte, fatevi sentire di più». Dalla terra bresciana e bergamasca, una fra le più produttive d’Italia e d’Europa, «deve partire un segnale. Dite alla Lega che essere sovranisti qui è demenziale. Il sovranismo ammazza le vostre aziende». Matteo Renzi rinnova l’invito: «Occupatevi di politica, non criticate soltanto, siate consapevoli che potete fare molto. Mandate a Bruxelles gente che capisca di industria». Non gli influencer della politica, «ma persone competenti». L’Europa, insiste, va cambiata. «Ursula von der Leyen, difesa da Forza Italia, deve andare a casa. Ha lavorato per distruggere l’industria europea in nome dell’ideologia ambientalista. Non solo l’automotive». Di nuovo un richiamo: «Negli ultimi quattro anni, sui temi della transizione ecologica, la Confindustria è stata timida. Bresciani e bergamaschi, datevi una sveglia, fatevi sentire di più», ripete. Il leader di Italia Viva è critico anche sulla politica estera della UE: «Dov’è la diplomazia? L’Europa è assente su tutte le grandi questioni». Così come ignora temi come «la sanità e l’inverno demografico, che ci farà diventare sempre più piccoli rispetto ad altre aree del mondo». Il grande sogno da inseguire per Renzi sono gli Stati Uniti d’Europa.

«Mai come oggi siamo consapevoli che il destino dell’Italia si gioca in Europa», concorda Alfredo Bazoli. È il campo in cui si fanno le scelte per la pace e la guerra, per la transizione ecologica e digitale, la difesa della democrazia liberale, la sopravvivenza del nostro sistema economico.

Serietà

«Ci vorrebbe una politica più seria, meno miope», sottolinea Bazoli. «Spesso da parte della politica non c’è un’analisi puntuale dei problemi». Clamorosa, insiste, «è l’assenza di una strategia che contrasti l’inverno demografico. Nell’ultima legge di Bilancio del Governo Meloni non c’è nulla di programmatico per il futuro». Sulla transizione green, Bazoli conviene «che l’Unione sta producendo guasti, ci vuole più flessibilità. Sono a rischio intere filiere produttive. Potremmo avere soltanto auto elettriche fabbricate in Cina». Serve una riforma istituzionale dell’Unione, ribadisce Bazoli: «Basta con i veti, i ricatti, l’unanimità».

Brescia e Bergamo, dice Gianfranco Librandi, hanno in comune il problema dell’automotive. Un futuro a rischio. «Dobbiamo risolverlo insieme, rimandare il termine del 2035 per il solo elettrico. Da imprenditore voglio andare in Europa per risolvere i problemi degli imprenditori». Critica la UE, ma anche Meloni: «Questo Governo non sta facendo nulla per le nostre imprese».

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