Stop alle auto a benzina e diesel dal 2035: «L'Ue non capisce cosa succede in Europa»

Poco meno di quarantotto ore fa, il Trilogo composto dai rappresentanti del Parlamento e del Consiglio Ue e della Commissione europea ha confermato lo stop alle immatricolazioni di auto a benzina e diesel nel Vecchio Continente dal 2035. L’intesa raggiunta giovedì diventerà definitiva solo se sarà approvata dall’Eurocamera e quindi dal Consiglio Ue.
Tuttavia, l’accordo siglato l’altra sera segna una tappa importante nel percorso di transizione dal motore endotermico a quello elettrico. Tant’è che per il presidente della commissione Ambiente del Parlamento Ue, il francese Pascal Canfin, quella del Trilogo «è una decisione storica». E per l’eurodeputato olandese Jan Huitema, relatore del testo sulla direttiva per lo stop delle auto a combustione interna: «Questo accordo è una pietra miliare nella transizione verso un’Europa sostenibile».
Per i principali attori dell’automotive bresciano, invece, con questa decisione «la Ue fa finda di non capire quello che sta succedendo in Europa».
I commenti
«Il verdetto del Trilogo era scontato, in caso contrario i suoi compoenti avrebbero contraddetto sé stessi», sottolinea il vicepresidente di Confindustria Brescia, Mario Gnutti, nonché vicepresidente di uno dei maggiori gruppi provinciali dell’automotive, ossia la Gnutti Carlo di Maclodio (703 milioni di fatturato e circa 4mila dipendenti attivi in 16 stabilimenti nel mondo).
«Il nostro auspicio - prosegue - è che prima della decisione finale l’Europa possa includere anche altre tecnologie volte a ridurre le emissioni di CO2, come ad esempio l’utilizzo di carburanti sintetici oppure di motori a idrogeno e ibridi».Sullo stop alle macchine a benzina e diesel, Gnutti riconosce che l’Europa stia andando dritta per la sua strada senza farsi influenzare dalle perplessità espresse (recentemente) anche dai top manager delle grandi case autobilistiche. «Eppure l’Europa sarà costretta ad accogliere, oltre al motore elettrico, anche altre tecnologie funzionali al rispetto dell’ambiente - conclude il bresciano -: non può che essere così, altrimenti una grande fetta della popolazione non potrà permettersi di comprare l’auto. E poi mi spieghi come faremo a ricarle le auto elettriche se da già domani non verranno ricablati tutti gli immobili e le strade del Paese?».
Nel 2026 è prevista una revisione del programma europeo «Fit for ’55» per ridurre le emissioni di CO2 e in cui rientra appunto il blocco delle immatricolazioni di auto inquinanti. «In quel quel caso vi sarà una "nuova" Commissione europea, evidentemente con altri componenti - mette in rilievo Gnutti -. Un dettaglio che potrà fare la differenza».
Paolo Streparava, ceo dell’omonimo gruppo di Adro (produzione di sistemi powertrain e drivelin, 272 milioni di fatturato e più di 800 addetti) si dice «basito» e «sorpreso» per come «l’Europa stia cercando di mettere in ginocchio il settore della componentistica per auto». Streparava, peraltro, è convinto che anche l’intesa di due giorni fa sia frutto «di una scelta ideologica, ma non razionale», perché «se non produrremo energia con fonti rinnovabili, l’obbligo di utilizzare auto elettriche è insensato».
Un cambio di strategia è stato sollecitato ieri anche da Giancarlo Dallera della Cromodora Wheels di Ghedi (cerchi in lega, 230 milioni di ricavi e 900 dipendenti tra Italia e Repubblica Ceca): «L’Europa ha tracciato un percorso e se anche l’obiettivo verrà posticipato di qualche anno, dobbiamo prepararci al cambiamento. Negli ultimi mesi, però, ho riscontrato che anche i rappresentanti delle grandi case automobilistiche hanno espresso le loro perplessità su questo progetto, chiedendo tuttavia dei sostegni economici ai loro Paesi. Ebbene - chiude Dallera - i governi europei dovranno necessariamente supportare i costruttori di auto, purché quest’ultimi condividano con i produttori europei di componenti gli aiuti statali richiesti».
Ancora più severo il giudizio di Marco Bonometti, patron della Omr di Rezzato (413 milioni prodotti in Italia con 1.650 lavoratori): «Altro che accordo storico, la Ue ha siglato un accordo capestro che non tiene conto dell’attuale scenario europeo in cui non è avvenuta l’attesa transizione energetica ed è pure scoppiata la guerra in Ucraina. Anche il presidente delle Officine meccaniche rezzatesi promuove la «neutralità tecnologica» per raggiungere gli obiettivi imposti dalla Ue in termini di emissioni di CO2.
E come il collega Streparava, anche Bonometti dà per scontato che il traguardo del 2035 non sarà raggiunto: «Non ci saranno le condizioni per vendere auto elettriche. Per questo motivo - prosegue l’imprenditore - è necessario che l’Europra ridefinisca un Green deal su basi scientifiche e industriali, anziché politiche e ideologiche».
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