Dalla leadership locale alle Europee: è ancora «Verdi-gate»

Al centro del nuovo caso ci sono Salvatore Fierro, di nuovo incoronato portavoce di Brescia, e Giovanni Mori, designato come delfino verso le Europee
Salvatore Fierro, portavoce dei Verdi di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Salvatore Fierro, portavoce dei Verdi di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Ci risiamo. Nella puntata precedente l’appuntamento da «mezzogiorno di fuoco» si era consumato nel Tribunale pubblico, stavolta invece il caso terrà banco in quello politico (tradotto: la direzione nazionale), ma sempre di duello a suon di carte bollate si tratta. Ed entrambe le fazioni sono imbufalite.

La casa è quella di Europa Verde, dove i «panni sporchi» sono stati messi in piazza a partire dalle Comunali di Brescia, l’anno scorso: il tempo ha annacquato i «j’accuse» da rissa (sempre politica, s’intende), ma non certo il risentimento. E infatti, appunto, rieccoci.

Cosa succede

La storia è questa: Salvatore Fierro – dopo mesi di commissariamento e di liti furiose con il co-portavoce nazionale Angelo Bonelli – è stato di nuovo incoronato portavoce di Brescia (insieme ad Elisa Minelli) da un congresso pressoché unanime. Nella marcia di avvicinamento alle Europee, le basi territoriali si sono organizzate: come tradizione vuole, ogni provincia propone i propri delfini per la competizione elettorale e quelli suggeriti dai co-portavoce bresciani erano Dario Balotta, Elisa Minelli e Carmine Piccolo. Europa Verde però sta in un’Alleanza insieme a Sinistra Italiana: un processo mediamente integrato a livello nazionale ma che qui (usando un eufemismo) non brilla certo per slanci di entusiasmo.

Fatto sta che l’Alleanza (sottotitolo: i Verdi nazionali con il placet della base territoriale di Sinistra italiana) per Brescia decide di designare invece Giovanni Mori (31 anni, ingegnere ambientale ed energetico, divulgatore, portavoce dei Fridays For Future, già candidato in Brescia Attiva per la Loggia).

In nessuno dei due casi, né per l’investitura di Fierro né per quella di Mori, l’intero gruppo dei Verdi è salito sul «carro dei vincitori» battendo le mani. Anzi, esattamente il contrario. Contro Fierro c’è un ricorso presentato da Danilo Scaramella, che contesta le legittimità del mandato stesso: lo statuto prevede la tagliola dei due mandati nel ruolo di portavoce, mentre Fierro –  è la tesi – gestisce Brescia da ben prima.

La base territoriale ribatterà formalmente domani, ma in sostanza respinge le accuse al mittente: la carica è legittima – è l’argomentazione che sarà proposta – perché Europa Verde nasce nel 2021 ed è un nuovo soggetto politico rispetto alla vecchia Federazione, dunque per Fierro questo è il secondo mandato da portavoce. Primo scontro sul tavolo del nazionale: sarà la Direzione ad emettere il verdetto.

Il secondo scossone è contro la candidatura di Mori, sulla quale Fierro e Minelli ne fanno anche una questione di metodo: quanto contano i territori per Europa Verde? Quali valutazioni si fanno per arrivare alle candidature? Queste le due domande di fondo che i rappresentanti pongono sempre alla leadership romana: «La federazione di Brescia non era al corrente di questa scelta e non condivide la candidatura di Mori», a cui si imputano posizioni ambigue sul sì al nucleare.

Le schermaglie sembrano essere solo all’inizio: è ancora «Verdi-gate».

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