Fazioni e liti: perché a Brescia l’ambientalismo esiste, ma è a pezzi

Mentre cresce l'attenzione per l'ambiente, le forze politiche green si dividono. Viaggio tra le liste ecologiste in vista di Loggia 2023
La marcia dei Fridays for Future a Brescia il 23 settembre 2022 - Foto Giovanni Benini/Neg © www.giornaledibrescia.it
La marcia dei Fridays for Future a Brescia il 23 settembre 2022 - Foto Giovanni Benini/Neg © www.giornaledibrescia.it
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«Il nostro voto ve lo dovete conquistare» recitava il cartello, colorato di blu e verde, sfoggiato da una ragazza giovanissima. L’età per esprimerlo, quel voto, lei sembrava averla appena maturata. Lo mostrava durante il corteo che il 29 luglio scorso ha chiuso il Climate social camp di Torino, l’assemblea di cinque giorni dei movimenti italiani per il clima, costruita sulla scia del meeting europeo firmato Fridays for Future.

Di lì a poco ci sarebbero state le elezioni politiche del 22 settembre e il popolo ecologista ha subito chiarito che non ci sarebbe stato alcun endorsement diretto, perché nessun partito (e, dunque, nessuna coalizione) era giudicato credibile. Un pensiero che, a cascata, in questi anni si è riversato anche sui territori, a partire da Brescia dove però, nel frattempo, la centralità della crisi climatica e delle ferite ambientali da risanare si è fatta via via più forte. Tanto che la preoccupazione numero uno dei partiti (di tutti i partiti) in vista delle Comunali per Loggia 2023 era questa: se ora tutti i movimenti, le associazioni, le civiche e - più in generale - i «paladini dell’ambiente» si uniscono e ci sfidano, siamo fritti.

L'elettorato giovane attento alla crisi climatica

Il peso politico dell’onda ecologista spaventava ogni compagine: la stima di una coalizione squisitamente green con un programma studiato ad hoc poteva pesare a Brescia, e non poco: nei corridoi circolavano proiezioni con una forbice tra il 13 e il 18 per cento perché - si spiegava - quella larga fetta di elettorato giovane che guarda con estrema attenzione alla crisi climatica e che snobba le formazioni tradizionali, scegliendo di non votare, avrebbe finalmente trovato un simbolo del suo tempo, priorità del suo tempo, programmi del suo tempo. Ci si possono vincere o perdere le elezioni, soprattutto in un secondo turno, con il 13-18 per cento.

Con l’avvicinarsi della chiamata alle urne a Brescia, in agenda il 14 e 15 maggio, gli ecologisti avevano insomma una carta da potersi giocare: il loro ruolo di «grandi elettori», un ruolo che ormai in pochissimi hanno. Con un pacchetto di voti tanto consistente, i partiti avrebbero dovuto farci i conti (letteralmente) e, soprattutto, il programma green sarebbe stato conteso prima ancora che contendibile: una trattativa sul contenuto, che andava a scandire le priorità nelle coalizioni di governo, quelle che poi - alla fine - decidono e votano i provvedimenti. E per un momento, mesi fa, è sembrato che la rotta potesse essere questa (spoiler: non è andata così). Finché la campagna elettorale non ha fatto che mettere in luce ciò che, purtroppo, il cosmo ambientalista bresciano (associazioni e movimenti inclusi) è: diviso, frastagliato, sbriciolato in fazioni e alimentato da divisioni.

Non c'è un fronte green comune

Un programma unico non c’è. Una coalizione unica non c’è. Un frontman o una frontwoman unico o unica non c’è. Un simbolo condiviso neppure. E così, quel «potere di trattativa», quel ruolo di grandi elettori si è frastagliato in piccole parti amalgamate in coalizioni contrapposte. E lo spaesamento di chi cerca quel valore, quello ecologista, si sta moltiplicando con il moltiplicarsi delle nuove liste.

Qual è la situazione e chi sta con chi in vista di Loggia 2023? Ci voleva forse un «Concilio green», ma ha vinto il tiro alla fune tra centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Tutti sventolano la bandiera verde e tutti, all’interno dei loro programmi elettorali, riservano al capitolo ambiente e crisi climatica uno spazio da anni. Ma le proteste di piazza per bocciare la scarsa o insufficiente attenzione concreta, fatta di investimenti a bilancio e di politiche attive, non si sono mai fermate e al governo, a turno, ci sono stati sia il centrodestra sia il centrosinistra.

Quali sono le liste ecologiste

I Verdi

La squadra di Europa Verde, con al centro Salvatore Fierro
La squadra di Europa Verde, con al centro Salvatore Fierro

Ci sono i Verdi, impigliati in una battaglia interna tra federazione locale e vertici nazionali che, a tratti, assomiglia molto a una telenovela a puntate. La corsa elettorale ha conclamato una frattura che ha portato il gruppo bresciano storico a chiamare in causa la magistratura. Epilogo: il gruppo dei «ribelli» che inizialmente aveva appoggiato il segretario provinciale (ora commissariato) Salvatore Fierro come candidato sindaco indipendente dalle altre coalizioni non parteciperà alla corsa.

Brescia Attiva

Brescia Attiva, il logo cambierà - © www.giornaledibrescia.it
Brescia Attiva, il logo cambierà - © www.giornaledibrescia.it

La fazione «governista» sarà invece rappresentata da qualche candidato (si parla di tre esponenti) che comparirà nella lista di Brescia Attiva. Chi è Brescia Attiva? Un movimento di impronta ecologista i cui portavoce sono Monica Frassoni, già europarlamentare dei Verdi, e Giovanni Mori, uno dei leader di Fridays for future. Quando si sono presentati alla città hanno spiegato che al centro del loro programma c’è il contrasto all’emergenza climatica, «argomento che racchiude tutti gli altri», una proposta per la «giustizia ambientale e la giustizia sociale». Sulla Giunta comunale uscente hanno detto che «ha fatto molto, ma non abbastanza per la transizione ecologica e la riduzione delle emissioni». Oggi sono alleati con il centrosinistra rappresentato da Laura Castelletti.

La Maddalena per Brescia

Alessandro Maccabelli ed Eliana Tonolini della lista La Maddalena per Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Maccabelli ed Eliana Tonolini della lista La Maddalena per Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it

A fare dell’ambiente il suo fulcro è anche la lista civica La Maddalena per Brescia, capitanata dal candidato sindaco Alessandro Maccabelli, in alleanza con Alternativa e a dialogo con Lombardia Migliore, il movimento che fa capo a Letizia Moratti. Gli obiettivi: costruire attorno alla montagna dei bresciani un consenso trasversale da portare in Consiglio comunale, attuare piani di prevenzione riguardo a importanti tematiche sociali ed ambientali.

M5S, Up e Pci

Il bresciano Alessandro Lucà
Il bresciano Alessandro Lucà

C’è poi l’alleanza tra Movimento 5 stelle, Unione popolare e Partito comunista italiano a sostegno di Alessandro Lucà che ha l’ambiente come fulcro dell’architettura programmatica attraverso il quale si declinano molte delle politiche proposte. A sostegno di questo progetto, come consulente, c’è anche lo storico ambientalista Marino Ruzzenenti che non sarà candidato ma che ha contribuito e che contribuisce attivamente in particolare alle proposte di Up.

Nel centrodestra

Il bresciano Fabio Rolfi - © www.giornaledibrescia.it
Il bresciano Fabio Rolfi - © www.giornaledibrescia.it

Nel centrodestra c’è la corsa a «sfatare l’idea che l’ambiente sia un tema solo di sinistra»: Fdi, Lega e Fi a sostegno di Fabio Rolfi lo sostengono con forza fin dalla campagna elettorale delle Politiche. In occasione della corsa per la Loggia, a schierarsi nella lista di Fratelli d’Italia (seppur da indipendente) è l’ambientalista Angelamaria Paparazzo, tra le prime in campo a battagliare per la realizzazione del Parco delle Cave in città. Ma, soprattutto, Paparazzo (membro dell’associazione Brescia Green) è stata seduta per cinque anni tra i banchi della maggioranza: candidata da indipendente nella lista del Pd nel 2018, ha manifestato la sua delusione in Aula un provvedimento alla volta, fino a decidere di ufficializzarlo sedendo nel Gruppo Misto.

«Le politiche per l’ambiente della Giunta uscente sono state insufficienti, mi aspettavo di più. L’ambiente non può essere utile solo per le campagne elettorali - ha detto, motivando la sua scelta -. Ora per il futuro guardo a destra. Credo sia arrivato il tempo di abbandonare gli schemi ideologici e di adottare una nuova consapevolezza ambientalista svincolata dal dogma che essere ambientalisti voglia dire essere di sinistra. Voglio davvero fare qualcosa per il futuro della mia città e metto la mia esperienza al servizio di chi ha davvero voglia di cambiarla. Basta ecologismo di bandiera, ma politiche ambientali serie che guardino con senso di responsabilità verso le generazioni future».

Brescia Green

La candidata del centrosinistra, Laura Castelletti © www.giornaledibrescia.it
La candidata del centrosinistra, Laura Castelletti © www.giornaledibrescia.it

Si arriva così a Brescia Green, fondata dall’ex assessore comunale all’Ambiente Gianluigi Fondra che, fino a pochi giorni fa, lavorava proprio con Paparazzo per fare da pungolo all’attuale maggioranza. Oggi da Paparazzo prende però le distanze, annunciando una ulteriore lista ecologista: si chiama «Brescia Green-l’ambiente nel cuore» ed è la quarta civica a sostegno di Castelletti.

Spiega il direttivo dell’associazione: «Dopo mesi di discussioni e confronti con tutti i soggetti interessati, Brescia Green ha chiuso una lista rappresentativa di un modo di intendere l’ambientalismo in forma partecipata. Restiamo principalmente una associazione culturale che si pone l’obiettivo di diffondere, sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza affinché diventi protagonista delle scelte amministrative prima, durante e dopo le elezioni. Nell’ultimo anno e mezzo le iniziative di Brescia Green hanno trovato ascolto, e in larga parte accoglimento, nell’Amministrazione uscente anche grazie alla presenza della capogruppo del Gruppo Misto in Loggia Paparazzo. Brescia Green continua e voler costruire un percorso unitivo con tutte le sensibilità che si impegnano a difesa delle biodiversità, trovando ascolto nel centrosinistra che ribadisce l’obiettivo di una Brescia Europenan Green Capital. La scelta di Paparazzo di candidarsi con Fratelli d’Italia non ha nulla a che fare con il lavoro svolto da Brescia Green fin dalla sua costituzione».

Tante liste, tante voci, tante agende. Solo la prova di governo saprà dire se queste strade divise saranno state una forza o un’occasione sprecata.

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