Europee 2024

Per Sinistra e Verdi la sfida elettorale di giugno sarà giocata tutta in difesa

La crisi dei Grüne tedeschi e la guerra in Ucraina pesano sui consensi del polo rossoverde
Walter Baier spitzenkandidat della sinistra europea - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Walter Baier spitzenkandidat della sinistra europea - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Se si volge lo sguardo alla campagna elettorale del 2019 e contemporaneamente si cerca di interpretare il sentiment con cui l’opinione pubblica europea si sta avvicinando alla tornata del prossimo giugno, un tema su tutti balza agli occhi. La transizione ecologica. Nell’arco di cinque anni è radicalmente cambiato l’approccio alle emergenze climatiche.

Sembrano lontanissime le manifestazioni per il clima dei Fridays for Future e anche Greta Thunberg è stata soppiantata nell’immaginario collettivo da Volodymir Zelensky. Allo stesso modo se Ursula von der Leyen all’inizio del suo mandato aveva posto in cima alla sua agenda il Green Deal e quindi era stata accolta con fiducia dai Verdi, ora l’ha accantonato e al congresso dei Popolari europei di Bucarest dove è stata ricandidata alla presidenza della Commissione Ue ha posto come priorità l’Unione europea della Difesa.

In sostanza se prima gli eurobond erano stati pensati per il rilancio post pandemico e per la transizione attraverso il Next GenerationEu ora li si vorrebbe utilizzare per le spese di difesa europea.

Percorso unito

Il cambio di paradigma e dell’atmosfera generale che caratterizza la politica europea ben testimonia le difficoltà che stanno attraversando i partiti Verdi di tutta Europa e per certi versi anche la Sinistra europea.

Alle prossime consultazioni continentali si tratterà di limitare i danni e mantenere numeri accettabili per quanto riguarda le delegazioni che occupano gli scranni a sinistra dei Socialisti e democratici nell’emiciclo di Strasburgo. Le sorti dei due gruppi parlamentari dei Verdi e del Gue/Ngl (che sta per Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica) sono collegate anche dal fatto che in svariati Paesi europei le forze ambientaliste e della sinistra uniranno gli sforzi in liste federate, i cui eletti si divideranno una volta in Parlamento ma con l’obiettivo di promuovere un messaggio politico di sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale.

Federati

I casi più significativi di questi cartelli elettorali rossoverdi si registrano innanzitutto in Italia e in Spagna. Nel nostro paese l’esperienza di Alleanza VerdiSinistra nata nell’estate del 2022 alla vigilia delle elezioni politiche con l’accordo tra Europa Verde e Sinistra Italiana prosegue anche alle Europee e secondo gli ultimi sondaggi potrebbe superare la soglia di sbarramento del 4% e accedere ad un riparto minimo con 4 eurodeputati.

In Spagna dove l’esperienza di Podemos è ormai archiviata, la nuova figura federatrice della sinistra ambientalista è Yolanda Diaz, ministra del Lavoro e promotrice di Sumar, una coalizione di forze rossoverdi accreditata del 10%. C’è anche la coalizione delle forze indipendentiste di sinistra Ahora Republicas che vale tra il 4 e il 5% e che riunisce i partiti baschi di Eh Bildu, la sinistra repubblicana catalana e il blocco nazionalista galiziano.

Senza leader

Al di là del mutato clima politico in Europa, manca un leader europeo della sinistra: Alexis Tsipras lo scorso giugno si è dimesso dalla presidenza di Syriza e ha passato gli ultimi mesi in silenzio. È stato l’ex primo ministro greco a far battere il cuore al popolo delle sinistre europee. Non può esserlo Jean-Luc Mélenchon leader di France Insoumise ma troppo divisivo e le cui posizioni sulla guerra in Ucraina certo non aiutano.

La sinistra europea ha indicato il suo presidente come spitzenkandidat per sfidare von der Leyen: il settantenne Walter Baier leader del partito comunista austriaco. Una scelta che la dice lunga sulle aspettative di un movimento che oggi ha nel Sinn Fein irlandese l’unico partito di sinistra che può vantare la maggioranza relativa in un Paese membro dell’Unione.

Per quanto riguarda invece i Verdi, le difficoltà dei Grüne tedeschi oggi alla guida del governo federale con Spd e liberali nella coalizione semaforo del cancelliere Scholz sembrano riverberarsi sull’intero movimento europeo. E a ben guadare si tratta di un fenomeno ciclico, il partito ambientalista tedesco ha sempre pagato in termini elettorali e di consenso la partecipazione al governo: è successo tra il 1998 e il 2005 con la coalizione rossoverde guidata da cancelliere tedesco Schroeder e il verde Joshcka Fischer ministro degli esteri. Dopo quella esperienza i Grüne hanno dovuto aspettare 16 anni prima di tornare al Governo con Annalena Baerbock e Robert Habeck e oggi i consensi sono in calo. Ora l’obiettivo per il voto di giugno è ottenere più voti dei sovranisti di Afd che sembrano inarrestabili.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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