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Il mare inizia dalla montagna: quanto pesa la purezza dei ghiacciai

Ruggero Bontempi
Sono una sorta di «congelatori» del nostro pianeta e rappresentano delle vere e proprie sentinelle ambientali
Sedici ghiacciai italiani sono stati monitorati da una ricerca internazionale
Sedici ghiacciai italiani sono stati monitorati da una ricerca internazionale
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«Il lago inizia qui» è il motto di una campagna di sensibilizzazione promossa dal Comune di Salò per salvaguardare le acque del lago di Garda, informando sulla necessità di non gettare nei tombini mozziconi di sigarette, plastiche o altri rifiuti inquinanti.

La ricerca sui ghiacciai

Con uno slogan simile dal titolo «Il mare inizia da qui» la Fondazione One Ocean ha promosso un progetto che mette in evidenza l’importanza di considerare il ciclo dell’acqua come un sistema integrato, che ha compreso uno studio finalizzato ad indagare lo stato di salute dei ghiacciai italiani e la loro interconnessione con gli ecosistemi marini.

Lo studio ha ricevuto il sostegno di Giorgio Armani SpA ed è stato realizzato da un gruppo di ricerca dell’Università Statale di Milano guidato da Marco Parolini, professore presso il dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali.

La rivista scientifica Archives of Environmental Contamination and Toxicology ha pubblicato l’indagine che ha interessato un totale di 16 ghiacciai italiani, tra i quali è compreso anche quello dell’Adamello.

Le tracce dell’inquinamento

Nel corso della ricerca è stata mappata sui corpi glaciali la presenza di inquinanti organici e inorganici, formulando ipotesi sulle rispettive sorgenti di contaminazione.

I risultati ottenuti hanno rivelato come i ghiacciai, a lungo considerati come una sorta di «congelatori» del nostro pianeta, rappresentino nell’epoca attuale delle vere e proprie sentinelle ambientali.

Le masse glaciali accumulano infatti le sostanze inquinanti prodotte dagli uomini e, per effetto della fusione accelerata causata dai cambiamenti climatici in corso, rilasciano questi composti nei corsi d’acqua.

Tra queste sostanze cono compresi metalli pesanti, composti organici persistenti come DDT, PCB e altri contaminanti emergenti, trasportati per via atmosferica o derivanti da sorgenti locali riconducibili a diverse attività antropiche, che permangono nel ghiaccio per lunghi periodi.

Un pericolo per le acque

Il rilascio di queste sostanze nel periodo della fusione minaccia la qualità delle acque e la salute degli ecosistemi a valle, e mette in evidenza in maniera inequivocabile l’interconnessione tra gli ecosistemi montani e quelli vallivi attraverso il ciclo dell’acqua.

Tale dinamica evidenzia che l’inquinamento rappresenta un problema comune che attraversa gli ecosistemi. Le sostanze intrappolate nei ghiacci raggiungono i corsi d’acqua e poi il mare, mettendo in connessione ambienti solo apparentemente lontani ma in realtà si rivelano strettamente interdipendenti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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